INUCOMUNICA

I Piani Urbani Integrati delle Città Metropolitane. La fine del ciclo di inchiesta con il caso di Messina

10/03/2022

Approfondite le situazioni di Torino e FirenzeBari e MilanoRoma e CataniaReggio Calabria e CagliariPalermo e GenovaVenezia e Bologna, la serie di articoli sulla realizzazione dei Piani Urbani Integrati da parte delle Città Metropolitane, aperta dopo un intervento del segretario generale dell’Istituto Nazionale di Urbanistica Francesco Domenico Moccia su Napoli, si chiude con Messina. Si tratta di un percorso previsto nell’ambito dell’applicazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Ciascuno dei PUI che le Città Metropolitane presentano al governo deve prevedere un costo non inferiore a 50 milioni di euro e riguardare prioritariamente la realizzazione di infrastrutture e servizi pubblici ottenuti attraverso la riqualificazione di spazi e strutture di proprietà pubblica.

Dal ciclo di articoli di approfondimento è emersa l’evidenza della estrema articolazione di approcci e metodi adottati nei territori per utilizzare i finanziamenti, caratterizzata dal ricorso a procedure “competitive” o di mera raccolta dei progetti dai Comuni specialmente laddove gli strumenti di pianificazione non sono approvati e avviati, e dalla confluenza delle risorse nel percorso dei piani quando questi sono in vigore. L’Istituto Nazionale di Urbanistica continuerà a seguire lo sviluppo dei PUI che dovranno svilupparsi ancora per altre tappe decisive. In questo modo si offre come luogo di scambio e riflessione indipendente impegnato a favorire la più elevata qualità della pianificazione e la più efficace attuazione del programma. E’ lo stesso segretario generale Moccia a sottolineare: “Al compimento dei PUI delle Città Metropolitane segue la fase di qualificazione dei progetti nella direzione degli obiettivi di transizione ecologica. L’INU ha già evidenziato l’importanza della valutazione DNSH, spesso trascurata nella prima impostazione. È da sottolineare come questi piani incidono sulle periferie dove il lungo periodo di austerità ha determinato la riduzione dei servizi e il degrado delle infrastrutture pubbliche impoverendo tutta quella che chiamiamo la città pubblica. Con i nuovi investimenti si dà l’opportunità di una ricostruzione che, tuttavia, deve assumere un chiaro segno ecologico trasformando le infrastrutture grigie in verdi e incidendo decisamente nelle reti energetiche, di trasporti, di gestione delle acque. Si ricorda poi che i PUI avrebbero una efficacia amministrativa maggiore e sarebbero attuabili più speditamente se assumessero la forma proposta dall’INU con il modello dei PIA”.

Andando come accennato ad esaminare l’ultimo caso, quello di Messina, è da rilevare innanzitutto che la Città Metropolitana siciliana dispone nell’ambito del percorso dei Piani Urbani Integrati di 132 milioni. E’ Giuseppe Fera, già professore ordinario di urbanistica presso l’Università di Reggio Calabria, a sottolineare in premessa quanto la situazione di Messina, così come quella delle altre due Città Metropolitane dell’isola, sconti i ritardi accumulati dall’entrata a regime della necessaria, in questo caso, legge regionale: “Dopo anni di commissari regionali ancora oggi c’è il sindaco metropolitano, ma mancano sia la Giunta che Consiglio metropolitano. Nonostante le difficoltà è stato avviato una sorta di percorso per definire il Piano strategico”. 

Le recentissime dimissioni del sindaco di Messina (anche sindaco metropolitano) rischiano di aggiungere ulteriori ritardi a quelli già accumulati. Per quanto riguarda le scelte intraprese nell’ambito della procedura dei PUI, Fera spiega che se ne è elaborato uno che è stato costruito in coerenza con le indicazioni del piano strategico metropolitano. Quest’ultimo ha come Mission "Ricucire la diversità. Una comunità coesa verso un futuro sostenibile" e si articola in tre strategie generali: interconnettere gli ambiti territoriali; interconnettere i settori produttivi; interconnettere gli stakeholders dei territori. “La mia sensazione - dice - è che sia, nelle molte enunciazioni, un documento dispersivo, piuttosto generico nella definizione degli obiettivi e delle azioni e che non metta a fuoco le priorità”.

La mission scelta per il PUI della Città Metropolitana di Messina è quella di sviluppare un’offerta turistico – culturale. Gli strumenti consistono in una strategia di recupero del patrimonio storico – culturale, nel miglioramento dell’accessibilità del territorio, nel rafforzamento dei trasporti marittimi. Sulla base della caratteristica di estrema differenziazione del territorio della città metropolitana di Messina (108 comuni che sommano tra le altre aree costiere, collinari e boschive e un parco regionale) si è scelto come tratto di connessione l’inclusione sociale, che ha costituito la base della richiesta ai Comuni di presentazione dei progetti. Dei 132 milioni complessivi i 50 assegnati alla città di Messina saranno destinati alla riqualificazione e rifunzionalizzazione della “Città del Ragazzo” un’area di 20 ettari con 9000 metri quadrati coperti che la Città Metropolitana ha acquistato dalla della diocesi all’inizio di quest’anno e che ospiterà e offrirà servizi a persone con disabilità. “Tolti questi – spiega Fera - ne restano 82, da distribuire in 165 progetti già presentati. Premesso che l’intenzione è finanziare tutti i Comuni e che ve ne sono alcuni che avranno doti maggiori viste le loro dimensioni (circa la metà ha invece meno di 2000 abitanti), la mia stima è che a ciascun Comune andrà circa mezzo milione di euro. Basta secondo me questo dato, che rivela la tipica struttura del finanziamento a pioggia, a evidenziare la totale mancanza di strategia, a cui si aggiunge un percorso intrapreso all’insegna del formalismo, a cominciare dai meccanismi partecipativi”.

Il giudizio del professor Fera è quindi particolarmente severo, in linea con le convinzioni espresse sulla strategia del Piano nazionale di ripresa e resilienza: “Rischia di essere un fallimento totale. Se l’obiettivo del PNRR era promuovere lo sviluppo del Paese questa pioggia di finanziamenti di certo non permette di farlo. E’ quello che ha prodotto la scelta di un dialogo diretto con gli enti territoriali; ne sono risultati troppo spesso interventi isolati, senza risvolti per lo sviluppo complessivo. Fa eccezione la promozione di qualche opera pubblica, ma nel cui ambito registro la grave miopia, che sembra delineata, di rinunciare al Ponte sullo Stretto di Messina. Rispetto a qualche anno fa l’affermarsi dell'Alta velocità ferroviaria ne cambia profondamente il valore, consentendo un massiccio abbattimento dei tempi di percorrenza fra Catania e Palermo con Roma ed il resto del Paese, innescando possibili effetti positivi anche dal punto di vista della logistica, trasformando i grandi porti isolani, che diventerebbero di fatto porti di terraferma”.

 

Andrea Scarchilli - Ufficio stampa Istituto Nazionale di Urbanistica