04/03/2022
Approfondite le situazioni di Torino e Firenze, Bari e Milano, Roma e Catania, Reggio Calabria e Cagliari, Palermo e Genova, la serie di articoli sulla realizzazione dei Piani Urbani Integrati da parte delle Città Metropolitane, aperta dopo un intervento del segretario generale dell’Istituto Nazionale di Urbanistica Francesco Domenico Moccia su Napoli, prosegue con Venezia e Bologna. Si tratta di un percorso previsto nell’ambito dell’applicazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza: a breve le Città Metropolitane dovranno presentare i PUI al governo. Ciascuno di essi deve prevedere un costo non inferiore a 50 milioni di euro e riguardare prioritariamente la realizzazione di infrastrutture e servizi pubblici ottenuti attraverso la riqualificazione di spazi e strutture di proprietà pubblica.
La Città Metropolitana di Venezia ha a disposizione 140 milioni. L’ente come primo passo ha aperto un’interlocuzione con i Comuni per raccogliere le esigenze principali dalle quali scaturiranno le linee di intervento nell’ambito del percorso dei Piani Urbani Integrati. Per Laura Fregolent, presidente della sezione Veneto dell’Istituto Nazionale di Urbanistica, si tratta di un approccio che se “da un lato può essere utile e corretto per raccogliere sollecitazioni e mettere in luce questioni sulle quali intervenire, dall’altro rischia di creare un insieme di interventi slegati e scoordinati. Questa vicenda, come tutte quelle connesse al Piano nazionale di ripresa e resilienza, mette del resto in evidenza l’importanza degli strumenti di pianificazione. Se questi ci sono e sono avviati, si possono mettere in campo azioni efficaci sulle base delle strategie individuate: penso in definitiva che l’utilità del PNRR sia accresciuta proprio laddove sono operativi gli strumenti di pianificazione. E’ un segnale dell’importanza dell’urbanistica, di quanto sia fondamentale per i livelli territoriali decidere le strategie”.
Nel caso della Città metropolitana di Venezia la presidente di INU Veneto individua tra le altre l’esigenza di intervenire sulla “edilizia residenziale pubblica. I Piani Urbani Integrati non si rivolgono solo a questo settore ma rimettere in piedi e in uso il patrimonio pubblico attraverso i PUI e altre fonti di finanziamento previste nel PNRR sarebbe un gran bene per l’area metropolitana”.
Il finanziamento per la Città Metropolitana di Bologna ammonta a 157 milioni. Alessandro Delpiano, direttore dell’area “Pianificazione territoriale e mobilità”, racconta che a valle di una conferenza metropolitana è stata lanciata una call che ha chiesto ai 55 Comuni l’invio di proposte di rigenerazione urbana coerenti con gli obiettivi che rientrano nel percorso dei Piani Urbani Integrati. La scelta (nei prossimi giorni sarà pubblicata una graduatoria) si fonderà sul criterio principale della coerenza con il piano territoriale metropolitano a cui si affiancheranno tre obiettivi eventualmente da riscontrare nei progetti: conoscenza e ricerca; transizione ecologica; superamento delle fragilità territoriali e sociali.
La valutazione di Delpiano della procedura è positiva, piuttosto individua un grave elemento di criticità generale del PNRR, ovvero “la mancata definizione di strumenti e risorse umane e finanziarie per la pubblica amministrazione, che dovrà gestire una quantità enorme di progettazioni. Le Città Metropolitane, è un fatto, non possono utilizzare risorse per l’assunzione di personale”.
Bologna come scritto può avvalersi nel percorso dei PUI di un piano territoriale. Approvato lo scorso maggio, assume, spiega Delpiano, “obiettivi standard, su tutti quello di non consumare territorio e puntare sulla rigenerazione urbana attraverso la tutela sistematica del territorio rurale, annullando le trasformazioni se non strettamente connesse con l’agricoltura”. Innovativo è uno strumento tra gli altri individuato per il raggiungimento di questi obiettivi: “Abbiamo creato un fondo di perequazione metropolitana che si finanzia attraverso gli oneri di urbanizzazione della trasformazione urbana: gli introiti di ciascuna operazione vanno per il cinquanta per cento nel fondo le cui risorse vengono spese per interventi di rigenerazione. Riconosciamo così che l’urbanistica va necessariamente oltre i confini comunali e puntiamo ad azioni di riequilibrio in quelle parti del territorio metropolitano che sono più fragili, ad esempio per quanto riguarda la tenuta demografica, la conflittualità sociale, la qualità dei servizi”.
Andrea Scarchilli – Ufficio stampa Istituto Nazionale di Urbanistica