Dal 18 al 20 settembre prossimi gli spazi del Dipartimento di Architettura di Roma Tre, all’ex Mattatoio, ospiteranno come da tradizione la Biennale dello Spazio Pubblico, giunta all’ottava edizione. Tra i promotori della Biennale dell’evento c’è l’Istituto Nazionale di Urbanistica assieme alla sua sezione del Lazio.
“Insieme” è tema cardine del fitto programma di incontri e discussioni, disponibile sul sito web della manifestazione ed esito della call promossa nei mesi scorsi. Si confronteranno cittadini, amministratori, ricercatori, docenti universitari e professionisti, per costituire un osservatorio dinamico sull’evoluzione delle pratiche e degli studi che riguardano lo spazio pubblico nelle nostre città. In questo senso una novità di rilievo sarà l’avvio del percorso del primo “Rapporto sullo Spazio Pubblico”, a cui sarà dedicato un intervento da parte di Pietro Garau, presidente dell’Associazione che organizza la Biennale, nella giornata conclusiva del 20 settembre. L’obiettivo è la chiusura e la presentazione del Rapporto alla prossima edizione della BiSP, nel 2027.
Garau sottolinea che “l’idea di un ‘rapporto sullo spazio pubblico’ non è nuova, come si può evincere dal programma della prima BiSP. Le finalità del rapporto sono oggi simili a quelle di allora. Oggi come allora si sentiva l’esigenza che la Biennale dello Spazio Pubblico, oltre a passare in rassegna progetti, esperienze e buone pratiche, aumentasse la propria visibilità ed autorevolezza documentando all’intera scala urbana di città rappresentative in Italia ed in altri Paesi, la dinamica delle ‘condizioni di salute’ dello spazio pubblico. Ciò che è nuovo da allora è che oggi siamo a soli sei anni dalla rendicontazione a livello mondiale dei progressi conseguiti in merito all’attuazione dell’Agenda 2030, che include un obiettivo strategico (11.7) interamente dedicato allo spazio pubblico urbano, ovvero di fornire entro il 2030 l'accesso universale a spazi verdi e aperti sicuri, inclusivi e accessibili, in particolare per le donne e i bambini, gli anziani e le persone con disabilità”.
Si parte da qui: ma non si tratterà di registrare la basilare dotazione di spazi verdi nelle aree urbane, quanto di compire un salto che sia, dichiara il presidente dell’Associazione Biennale Spazio Pubblico, “di qualità, nel senso letterale del termine, ovvero che prenda in considerazione e analizzi anche dati di tipo qualitativo, puntando a misurare ad esempio le condizioni di donne e bambini rispetto allo spazio pubblico. Questo tipo di lavoro pur essendo fondamentale manca”.
Occorrerà mettere a sistema dati già disponibili e forniti da organizzazioni nazionali e internazionali, e trovarne di aggiuntivi anche attraverso indagini sul campo in città e luoghi “campione”, così da arrivare ad avere a disposizione indicatori più precisi e complessi. L’analisi potrà essere il punto di partenza per mettere in luce buone pratiche e individuare metodi per colmare le lacune, come è da sempre nello spirito della Biennale dello Spazio Pubblico.
La foto in apertura è dell'edizione del 2023 della BiSP.
Andrea Scarchilli – Ufficio stampa