INUCOMUNICA

Piano Casa, strada lunga e sforzo di sistema

04/09/2025

Servono risorse e uno sforzo coordinato di più attori per costruire nel tempo miglioramenti della situazione dell'abitare nel nostro Paese. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha nei giorni scorsi rilanciato l’obiettivo di un Piano Casa, per cui ha indicato come target le giovani coppie. Sulla realizzazione di un piano casa era in realtà già al lavoro il Ministero delle Infrastrutture. Laura Pogliani, responsabile della Community dell'Istituto Nazionale di Urbanistica "Politiche e servizi per l'abitare sociale", riconosce che "è sicuramente importante che nell’agenda nazionale si faccia spazio al tema dell’abitare, ma lo stanziamento di risorse previste dal governo è modesto, pari a 560 milioni, cui se ne aggiungeranno altri 100 per progetti pilota di edilizia sociale e per rigenerazione urbana. Come noto, il fabbisogno di abitazioni a prezzi accessibili, stimato da molteplici studi in questi anni, è incomparabilmente più elevato e richiede la messa a disposizione con continuità di una quota ben più cospicua di risorse (variamente stimata in alcune centinaia di miliardi). Per superare il rischio di ridursi ad un annuncio retorico, di questo Piano Casa, già annunciato nella legge di bilancio 2025 dal Ministero delle Infrastrutture, dovremo allora monitorare la tenuta nel tempo e le dotazioni successive, i dispositivi e i meccanismi attuativi e il campo di intervento su cui andrà ad agire. Infine vorrei sottolineare che, oltre alle risorse, servono piani e politiche che pongano al centro un’offerta estesa di alloggi in locazione: affitto sociale per le categorie più vulnerabili, e affitto a prezzi veramente calmierati per assicurare la mobilità sociale, il diritto allo studio, il mix urbano nelle città dove maggiore è la pressione del mercato immobiliare. Finora il governo ha però attuato solo il taglio del Fondo affitti". 

Non solo risorse, misure e politiche. Perché l'impresa è complessa e richiede anche un coordinamento di impegni. Per Pogliani infatti "occorre un patto sociale fra i diversi attori pubblici privati e del terzo settore che sappia riconoscere la complementarietà delle azioni modellate sui contesti locali e creare sinergie fra le diverse leve urbanistiche, finanziarie e persino fiscali (riconoscendo ai Comuni una maggiore autonomia in materia di fiscalità urbanistica). Si dovranno adottare soluzioni per contrastare le pressioni della rendita immobiliare e finanziaria, finalizzando le risorse consistenti da ricavare alla costruzione di maggiore equità sociale e equilibrio spaziale. Questo è il principale obiettivo della rigenerazione urbana e territoriale nell’interesse delle città e dei cittadini, per scongiurare fenomeni di espulsione dai centri urbani di fasce molto estese di popolazione (dai giovani, agli studenti in mobilità nazionale e internazionale, ai precari, ma anche alle famiglie del ceto medio). A questo obiettivo si deve lavorare in una logica appunto di sistema che contempli una regia pubblica multiscalare (oltre ai Comuni, anche Città metropolitane e enti sovracomunali) e un progettualità multiattoriale, cui far partecipare anche quei soggetti, quali le cooperative, il terzo settore, il privato ‘sociale’ che da tempo si spendono in modo efficace".

Modelli di riferimento esistono. La responsabile della Community dell'INU ricorda ad esempio che "a Parigi le trasformazioni urbane contemplano quote di edilizia pubblica e sociale, pari almeno al 25 per cento sul totale, ma ben superiore in alcune trasformazioni urbane, tra cui ad esempio nell’ex scalo ferroviario Clichy Batignolles, dove si stanno realizzando residenze, uffici, grandi funzioni pubbliche e un notevole parco urbano. Vienna conferma la sua tradizione (la ‘Rossa’) continuando a realizzare quantità di edilizia sociale invidiabili. Barcellona sta occupandosi del fenomeno degli affitti brevi con regole e progetti. La mostra Inequalities, in corso alla Triennale di Milano, ha una sezione dedicata alle proposte e buone pratiche internazionali di rigenerazione urbana, coesione sociale e transizione ecologica. Ciò malgrado, il problema esiste in tutta Europa e finalmente si è iniziato parlare di un Piano europeo per la casa accessibile". 

 

Andrea Scarchilli - Ufficio stampa Istituto Nazionale di Urbanistica

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