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Province, dall'UPI proposta di riforme regionali. Parla il presidente Gandolfi

03/07/2025

Province, è l’ora del rilancio. E’ quanto ritiene l’associazione che le rappresenta a livello nazionale, l’UPI, che ha avviato una campagna incentrata sulle funzioni assegnate dalle Regioni. Preso atto che quella della riforma nazionale è una strada incerta e impervia, l’Unione Province d’Italia propone che siano le Regioni a farsi interpreti di una revisione delle loro normative. L’UPI ha messo a disposizione un articolato, che ha iniziato a presentare e discutere nei territori.

Il presidente Pasquale Gandolfi (nella foto) ci spiega: “A oltre dieci anni dall’entrata in vigore della Legge 56/14 che ha stravolto il sistema istituzionale locale, togliendo alle Province quelle funzioni che sono invece essenziali a questo livello di governo per assicurare un’amministrazione territoriale equilibrata ed omogenea, i riflessi negativi per le comunità e le imprese sono evidenti e unanimemente riconosciuti. Nonostante però Governo e Parlamento si siano dichiarati sin dall’avvio della legislatura concordi nel considerarne come urgente la revisione, come UPI abbiamo preso atto della situazione di stallo che ormai si protrae da troppo tempo. Per questo abbiamo aperto una campagna di confronto con tutte le Regioni, perché si possa comunque avviare una riflessione sulle Province attraverso la modifica delle leggi regionali di attuazione della legge 56/14: per noi, come affermiamo da sempre, la priorità sono le funzioni, con le rispettive risorse e personale per esercitarle, perché al centro della nostra azione ci sono i servizi ai cittadini”.

Lo stallo è noto e nasce dalla bocciatura della riforma costituzionale al referendum del 2016, riforma che prevedeva l’abolizione delle Province. La legge 56 di due anni prima aveva tuttavia iniziato il percorso verso la cancellazione, stabilendo che le Regioni riassegnassero le funzioni delle Province a loro stesse e ai Comuni, proprio in vista della scomparsa degli enti intermedi di area vasta. Sfumata l’abolizione, sono rimaste in piedi Province depotenziate ma ancora importanti: anzi, dice l’UPI, sempre più fondamentali. Urge perciò un aggiornamento, un riordino delle funzioni che riconosca alle Province la loro centralità, cristallizzando le funzioni che hanno svolto in questi anni e assegnandone di nuove, di natura strategica sovracomunale, assieme alle risorse necessarie per espletarle. Per fare sì che le Province emergano come enti di area vasta e di promozione degli investimenti sui territori, di supporto ai Comuni, il modello di legge proposta dall’UPI – che quindi dovrebbe essere approvata a livello regionale – esplicita l’assegnazione alle Province di funzioni come la redazione di un piano strategico, la gestione integrata degli interventi di difesa del suolo, la Protezione civile, la promozione delle attività agricole, l’autorizzazione unica ambientale, la formazione professionale. Per citarne alcune.

“La proposta di legge regionale che abbiamo elaborato – ci dice il presidente Gandolfi - è stata già presentata a diversi Presidenti di Regioni, dall’Emilia-Romagna alla Toscana, dall’Abruzzo al Molise; contemporaneamente a livello nazionale stiamo aprendo un tavolo con la Conferenza delle Regioni, per costruire insieme un quadro certo, condiviso e replicabile. L’obiettivo è di riordinare il sistema di governo locale in ambito regionale, in attuazione dei principi della Costituzione e della Carta europea delle autonomie locali, restituendo il protagonismo alle Province. Infatti, nonostante il dimezzamento di personale abbia fortemente indebolito le strutture e il taglio iniquo alle risorse ne abbia reso estremamente critici i bilanci, le Province continuano a essere tra le istituzioni centrali della coesione territoriale, della pianificazione strategica e del dialogo interistituzionale. Sono ancora il livello di governo più vicino ai territori, alle comunità delle aree interne, ai cittadini e alle cittadine che non vivono nelle metropoli, alle piccole e imprese che costruiscono lo sviluppo del nostro Paese lontano dalle grandi città. Per questo, per UPI, la revisione della Legge 56/14 dovrà, sia a livello nazionale che regionale, riconoscere, rafforzare e valorizzare le funzioni di area vasta delle Province, riconoscendo di nuovo in capo ad esse la programmazione strategica e il coordinamento dello sviluppo locale, nella consapevolezza che il livello provinciale rappresenta uno snodo fondamentale del principio di sussidiarietà di cui all’art. 118 della Costituzione”.

Perché la riforma nazionale resta per l’UPI, in ogni caso, un obiettivo.

 

Andrea Scarchilli – Ufficio stampa Istituto Nazionale di Urbanistica 

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