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Strategie e metaprogetti: il Piano territoriale metropolitano di Firenze

27/03/2023

Esaminate Milano, NapoliBolognaTorino prosegue con Firenze il ciclo di articoli di approfondimento sui Piani territoriali metropolitani. Giuseppe De Luca, membro effettivo dell’Istituto Nazionale di Urbanistica, è coordinatore del Ptm della Città Metropolitana di Firenze. Il Dipartimento di Architettura dell’Università del capoluogo toscano, di cui De Luca è direttore, svolge da due anni e mezzo una consulenza per la redazione dello strumento, una fase di supporto conclusa: lo strumento attende l’approvazione formale. INU Toscana partecipa al gruppo di lavoro.

Proprio l’esponente dell’Istituto Nazionale di Urbanistica racconta che con il Piano territoriale metropolitano di Firenze “stiamo sperimentando un modello di decisione pubblica nuova e diversa rispetto a quelle che caratterizzano la legge regionale 65 del 2014 e la legge nazionale. Lavorando all’interno di un territorio già fortemente pianificato abbiamo scelto di ricostruire in un quadro conoscitivo le priorità strategiche che erano già state individuate. Ciò ha portato, con un procedimento di coalescenza, alla ricostruzione e localizzazione delle strategie locali e sovralocali contenute nella strumentazione urbanistica locale vigente. Questa analisi ha permesso di mettere ‘ordine’ nei vari piani, selezionando, valutando e profilando il potenziale ruolo metropolitano che le strategie e i progetti di natura comunale e sovracomunale, avevano, se fossero parte di un sistema sovracomunale. Ciò ha permesso anche di soppesare le intenzionalità locali e di renderle coese tra loro. A questo processo di selezione ne è seguito uno parallelo di catalogazione di tutte le aree oggetto di futura trasformazione, come ad esempio i brownfields. Sono stati intesi come spazi/opportunità, quindi risorse che potevano costituire l’ossatura portante delle future trasformazioni della città metropolitana. La proposta di fondo è quella di un Ptm tattico, che serva da griglia per individuare, prima, e definire poi, alcune soluzioni progettuali di ‘questioni’ metropolitane di area vasta, rimarcando il ruolo dell’ente Città Metropolitana come propulsore per la crescita del territorio e, al contempo, come cabina di regia per i progetti strategici più rilevanti a livello territoriale. La nostra scelta è stata, inoltre, quella di condividere il progetto con l’apparato tecnico dei diversi Comuni, un elemento rilevante che ha reso possibile la costruzione di una griglia di riferimento sulla quale abbiamo organizzato i Pinqua e i Piani Urbani Integrati. La carta progettuale servirà da guida per pesare aggiunte e localizzare i progetti di interesse metropolitano”.

Carlo Pisano, docente di Urbanistica del Dipartimento di Architettura dell’Università di Firenze, che lavora alla consulenza, ricorda che il Piano territoriale metropolitano che sta prendendo forma proprio a partire dal supporto del gruppo di lavoro “presenta chiari elementi innovativi, a cominciare dalla forma dello strumento. È organizzato in tre parti: un Quadro Conoscitivo che descrive il territorio metropolitano; un Quadro Statutario che ne riconosce gli elementi stabili, il patrimonio territoriale e le invarianti strutturali, definendo i principi e le regole per la loro utilizzazione e riproduzione; un Quadro Propositivo che è articolato in Strategie di Piano e Schede Metaprogettuali. Questa articolazione ha definito l’ossatura portante con cui il Quadro Propositivo ha inteso concepire in maniera dinamica la pianificazione territoriale ordinaria alla scala metropolitana. Queste due parti articolano due momenti e due modalità diverse in cui il Piano diventa operativo e si proietta sul territorio. Se le Strategie di Piano hanno un carattere fortemente tematico, si legano cioè ad un principale aspetto guida che connota e aggrega le sue diverse componenti, le Schede Metaprogettuali si connotano per un carattere fortemente multisettoriale, servendo proprio da aggregatori e coordinatori di istanze diverse avanzate da soggetti diversi. A differenza delle Strategie, che si caratterizzano per un campo d’azione orizzontale che ricerca la completa copertura del territorio metropolitano, le Schede sono selettive e si contraddistinguono per un campo d’azione verticale, in cui alcune porzioni di territorio sono selezionate come ambiti prioritari d’azione. Se nelle Strategie sono quindi i tematismi ad essere ritenuti di importanza strategica per la Città Metropolitana, nelle Schede sono gli ambiti territoriali ad essere valutati come spazi strategici in cui agire con progettualità mirate e specifiche”.

Pisano fa notare che “l’affiancamento delle strategie di piano alle Schede Metaprogettuali è innovativo soprattutto in un’ottica di aggiornamento: le Schede Metaprogettuali forniranno alla Città Metropolitana gli strumenti per poter operare su alcuni territori ritenuti strategici e che necessitano di una azione federativa o di coordinamento a livello metropolitano e per i quali il piano ha sviluppato degli approfondimenti progettuali. Le Schede Metaprogettuali – composte dalle Piattaforme Metropolitane, Piattaforme Fluviali, Hub Intermodali, Rete sentieristica metropolitana, Aree storico-agrarie – diventano degli ambiti-laboratorio in cui i progetti nel tempo si possano sommare, integrare, concludere, senza necessità di una variante dello strumento”.

 


Andrea Scarchilli - Ufficio stampa Istituto Nazionale di Urbanistica

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