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Il Pinqua laboratorio di rigenerazione: parla il presidente dell'INU Talia

15/10/2021

Il ministro delle Infrastrutture, Enrico Giovannini, ha firmato nei giorni scorsi il decreto che assegna 2,8 miliardi per 159 progetti di rigenerazione nelle città nell’ambito del Programma innovativo nazionale per la qualità dell’abitare (Pinqua). Nelle prossime settimane l’Istituto Nazionale di Urbanistica organizzerà sul tema significativi momenti di approfondimento: il 21 ottobre si terrà un webinar di INU Veneto, mentre il 19 novembre, a Urbanpromo Progetti per il Paese, si svolgerà un convegno a partire da “una selezione dei progetti più interessanti e convincenti nel perseguire la riqualificazione urbana, ridurre il disagio abitativo e favorire l’inclusione sociale”. Sull’importante momento di avvio del Pinqua il presidente dell’INU Michele Talia ha risposto ad alcune domande. 

Il Programma innovativo nazionale per la qualità dell’abitare (Pinqua) è nei giorni scorsi entrato nel vivo. Il ministro delle Infrastrutture ha firmato il decreto che assegna circa 2,8 miliardi per 159 progetti. Che valutazione dà alla procedura?

Si tratta di un’iniziativa molto importante e ambiziosa, nel senso che il rifinanziamento di una proposta esistente, che tra l’altro aveva una riserva di risorse pari a un terzo delle attuali, indica l’intenzione del governo di puntare molto sulla realizzazione di questo programma. Inoltre, nei tempi molto ristretti previsti per l’implementazione dei progetti del Pinqua, i cambiamenti significativi che vengono introdotti, soprattutto per quanto riguarda i criteri di sostenibilità, costituiscono modifiche tutt’altro che banali. Più in generale l’operazione richiederà il massimo impegno da parte delle strutture ministeriali e il pieno coinvolgimento di notevoli risorse umane. Detto questo, ritengo che tale iniziativa comporti l’attivazione di un laboratorio sperimentale sui temi della rigenerazione urbana che l’INU auspica da tempo: l’obiettivo fondamentale deve essere individuato nella messa a punto di una definizione più concreta del concetto e delle procedure della rigenerazione stessa, favorendo in questo modo una dettagliata rappresentazione di un principio che altrimenti rischia di rimanere astratto. 

Come ha accennato il Programma esisteva già al tempo del mandato di Paola De Micheli; il Piano nazionale di ripresa e resilienza lo ha modificato e potenziato nelle risorse a disposizione. Tra i cambiamenti, come lei stesso ha sottolineato, le scadenze più stringenti: cinque anni per il completamento dei progetti. Lo giudica congruo, o rischia di tramutarsi in un oggettivo ostacolo vista la complessità di alcuni interventi?

Le difficoltà che il programma incontrerà rischiano di esemplificare e, al tempo stesso, di amplificare quelle del PNRR, tanto che è possibile affermare che i progetti del Pinqua costituiscono una sfida nella sfida. Da questo punto di vista tale esperienza può rivelarsi utilissima, e rappresentare un vantaggio anche per altre linee di intervento del Piano nazionale di ripresa e resilienza che riguarderanno in modo più indiretto le trasformazioni urbane e territoriali. Ma è bene prendere atto che la decisione di accorciare la durata dei tempi di realizzazione degli interventi costituisce un cambiamento non trascurabile, soprattutto perché i progetti non potranno limitarsi ad acquisire le nuove scadenze temporali, ma dovranno far propria la cultura della sostenibilità che invece non compariva nella prima versione della procedura. 

Ci sono suggerimenti e indicazioni che vorrebbe evidenziare per favorire la buona riuscita del Programma?

Il Ministro Giovannini – così almeno emerge da alcune dichiarazioni pubbliche - è ben consapevole delle difficoltà che il Programma dovrà affrontare e ha sottolineato da un lato la necessità di ricorrere ad un sistema di monitoraggio al fine di guidarne l’attuazione, e dall’altro l’esigenza di puntare sul potenziamento e sull’aggiornamento del personale tecnico che dovrà interagire con gli uffici tecnici delle amministrazioni locali coinvolte nella implementazione dei progetti. Pur condividendo le priorità indicate dal Ministro, dobbiamo essere consapevoli che tali impegni rischiano di non essere attuabili soprattutto a causa della difficoltà di realizzare un’attività di formazione estesa e opportunamente finalizzata in tempi probabilmente troppo compressi. Anche per questo motivo ritengo che nella conduzione del Programma sia utile fare tesoro dell’esperienza maturata, oltre vent’anni fa, durante la stagione dei “programmi complessi”. Faccio riferimento in particolare all’iniziativa promossa dalla Direzione Generale per il Coordinamento Territoriale- DiCoTer, del Ministero dei Lavori Pubblici quando si puntava ad acquisire una modalità di intervento pubblico - privato da impiegare nella trasformazione urbana, e da estendere poi ad altre applicazioni a regime. In quello che era un vero e proprio cantiere innovativo l’INU ha già svolto un ruolo di affiancamento alla pubblica amministrazione, che ora è in grado di riproporre qualora naturalmente se ne ravvisasse l’utilità. 

 

Andrea Scarchilli - Ufficio stampa Istituto Nazionale di Urbanistica

 

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