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Nuove amministrazioni regionali, le sfide dell’urbanistica e del territorio/2: Liguria, Marche e Veneto

01/10/2020

Dopo le elezioni regionali del 20 e 21 settembre scorsi, analizzata la situazione in Campania, Puglia e Toscana, si passa a Liguria, Marche e Veneto. I presidenti delle sezioni regionali dell’Istituto Nazionale di Urbanistica forniscono uno sguardo su priorità, richieste, necessità per quanto riguarda la pianificazione e il governo del territorio.

Giampiero Lombardini, presidente di INU Liguria, rileva che dei due ruoli assegnati costituzionalmente alla Regione, legislativo e pianificatorio, per quanto riguarda il primo, le problematiche si manifestano nel bisogno di “rivedere almeno negli esiti la legge urbanistica regionale. Non parlo necessariamente di una revisione del testo legislativo che peraltro è stato riformato di recente quanto piuttosto di una generale riflessione sul suo funzionamento. Dal momento che negli ultimi cinque anni hanno concluso l’iter meno di 20 piani (e meno di 40 nel decennio, di cui solo pochissimi in Comuni con oltre 10.000 abitanti) sul totale dei 234 Comuni liguri, c’è da chiedersi perché la legge non stia funzionando”. Lombardini traccia le possibili criticità: “C’è bisogno di una differenziazione che renda conto della realtà peculiare dei Comuni interni, che scontano problematiche urbanistiche molto particolari e dove non sono previste grandi trasformazioni, e dove serve piuttosto un consolidamento su basi di eco-sostenibilità del popolamento. Rileviamo che la figura del piano urbanistico semplificato di fatto non ha avuto molto successo. Nemmeno per i Comuni costieri, dove è maggiore la spinta immobiliare, la legge ha prodotto grandi risultati: si registrano difficoltà a portare a conclusione l’iter di approvazione particolarmente lungo e complesso e appesantito da un’eccessiva mole di documentazione a corredo”. La stessa verifica di funzionamento il presidente di INU Liguria la auspica per quanto riguarda la legge sulla rigenerazione urbana varata nel 2018, che finora ha prodotto risultati molto limitati: “I meccanismi che vi sono contenuti appaiono in definitiva, troppo poco incentivanti e le risorse assegnate (finora) insufficienti, l’iter è comunque complesso ed è difficile far partire gli interventi, specie nelle aree che ne potrebbero beneficiare maggiormente (periferie urbane, aree di frangia, comparti centrali in dismissione)”.

Passando ad analizzare gli aspetti più strettamente pianificatori, Lombardini rileva che in Liguria “ci troviamo in una condizione in cui la precedente Giunta regionale aveva già ha iniziato l’iter sia del Piano paesaggistico che del Piano territoriale regionale. Il PTR è previsto dalla legge urbanistica del 1997 ma, da allora, non è giunto mai ad approvazione definitiva. Il ciclo amministrativo che si apre dovrebbe essere quello che porta a conclusione l’iter ed è auspicabile che sia così, visto che si tratta di uno strumento necessario per fornire una cornice unitaria del territorio regionale ma che, allo stesso tempo, dovrebbe essere aggiornato rispetto alle necessità emerse con le recenti emergenze sanitarie ed ambientali. Penso in primo luogo alla componente della sanità territoriale, a quella del welfare territoriale, alla difesa del suolo e alla neutralità climatica”. Anche nel caso del Piano paesaggistico il presidente di INU Liguria si augura una conclusione dell’iter nel prossimo quinquennio, che ora dovrebbe avvenire secondo le procedure del Codice Urbani (e quindi entro un organico accordo tra Regione e Ministero), nell’ambito di “un atteggiamento che si auspica aperto nei confronti delle forze culturali, così che si riesca a meglio costruire una cornice per una visione del territorio regionale che sia unitaria e di lunga durata. La Liguria ha un territorio fragile sotto molti punti di vista, e il Piano paesaggistico deve tenerne conto”.

Sulle aree terremotate si concentra il ragionamento del presidente di INU Marche, Claudio Centanni: “E’ un fatto che la ricostruzione sia stato un tema centrale della recente tornata elettorale. Oramai dopo quattro anni dall'evento sismico l'originaria questione sui tempi rapidi della ricostruzione, che aveva animato il dibattito nell’immediato si è trasformata nella ricerca delle cause dei ritardi e dell'inefficacia dell'azione amministrativa. Si è sempre detto, e anche l’INU lo ha sostenuto, che la ricostruzione era un processo a doppia velocità, che doveva da una parte contenere al massimo i tempi procedimentali e allo stesso tempo utilizzare l’occasione per rivedere le funzioni e la strategia di sviluppo di una parte importante di territorio appenninico; in sintesi occorreva coniugare il tempo della ricostruzione con quello della programmazione, intendendo con questa anche la disponibilità e  la capacità di spesa delle risorse dedicate. Essendo venuta a mancare la risposta veloce della ricostruzione è venuto meno anche il ragionamento sulla programmazione che si era fatto, ma i principi restano validi”. Centanni spiega infatti che i temi della ricostruzione “si intersecano con quelli che riguardano la riforma urbanistica regionale. Le Marche sono infatti una delle poche Regioni che non hanno una legge nemmeno di seconda generazione, visto che quella in vigore risale al 1992. La scorsa legislatura si era aperta dichiarando l’obiettivo di approvare la legge, poi è arrivato il terremoto e la questione si è persa”. Per questo il presidente di INU Marche ritiene che vada recuperato proprio il discorso strategico fatto all’indomani del sisma collegandolo con la necessità di approvare una nuova legge urbanistica: “La nuova amministrazione regionale dovrà dare risposte sulla ricostruzione, ma è chiaro che alcuni temi ad essa colegati, come lo sviluppo delle aree interne, la sicurezza, la resilienza dei territori,  costituiscono un grande bacino di cui la nuova legge urbanistica dovrà fare tesoro. Quello che l’INU propone è che la ricostruzione sia anche l’opportunità per inaugurare la sperimentazione di una nuova stagione di pianificazione per le Marche: vanno ripensati gli strumenti tradizionali, e ne vanno costruiti altri in base alle nuove necessità. Penso alla prevenzione dal rischio, alla manutenzione del territorio legato al contenimento dell'uso del suolo e al fatto che ormai le dinamiche urbanistiche sono tutte interne ai tessuti consolidati dei nostri centri urbani maggiori e minori”.

Laura Fregolent, presidente di INU Veneto, rileva come la Regione nell’anno che ha preceduto le elezioni abbia “fortemente investito e lavorato sulla strategia regionale per lo sviluppo sostenibile. Ho partecipato ai lavori nella fase di consultazione e posso dire che si tratta di un testo che mette a sistema una serie di questioni tra cui il consumo di suolo e la valorizzazione del paesaggio, con azioni che vanno nella direzione auspicata. Adesso, come in tutte le politiche e strategie di ottimi propositi, occorre che seguano azioni concrete. Abbiamo un documento interessante approvato che ha bisogno di essere applicato: questa nuova stagione amministrativa potrebbe seguire questa strada". 

Sui temi che riguardano più strettamente il governo del territorio, Fregolent segnala la necessità di “avere maggiore attenzione alla pianificazione d'area e intercomunale che non ha mai registrato grande interesse ma che ha potenzialità enormi in termini di risposta ai temi del consumo di suolo, dell'ambiente e della tutela del paesaggio. La normativa consente la costruzione di piani intercomunali, e va sfruttata”. Per la considerazione finale la presidente di INU Veneto prende spunto dalla discussione che si è tenuta nell’ambito del seminario organizzato dalla sezione lo scorso 23 settembre, a cui hanno partecipato amministratrici di Comuni veneti, e non solo: “Nel seminario le relatrici hanno insistito sull'importanza dello strumento di piano e dell'amministrare il piano per renderlo uno strumento concretamente utile, sulla sua irrinunciabilità come strumento di programmazione. Certo, si è anche detto che la pianificazione non si fa solo attraverso i piani ma questi rimangono strumenti fondamentali attraverso i quali governare i processi di trasformazione di città e territorio".

Andrea Scarchilli - Ufficio stampa Istituto Nazionale di Urbanistica