INUCOMUNICA

Nuove amministrazioni regionali, le sfide dell’urbanistica e del territorio: Campania, Puglia e Toscana

25/09/2020

Il rinnovo delle amministrazioni regionali tocca da vicino anche le questioni che riguardano il territorio e l’urbanistica. E’ interessante individuare adesso i temi decisivi, visto che le elezioni inaugurano una prospettiva amministrativa lunga, e la possibilità di mettere in cantiere provvedimenti di largo respiro. Si analizzano per prime le situazioni di Campania, Puglia e Toscana.

Per quanto riguarda la Regione Campania, ente associato all’INU, dove è confermato alla Presidenza Vincenzo De Luca, esiste l’esigenza di compiere un ultimo passo di un percorso compiuto nel corso della scorsa consiliatura, come spiega il presidente della sezione regionale dell’Istituto Nazionale di Urbanistica, e segretario nazionale, Francesco Domenico Moccia: “La Giunta regionale aveva approvato un disegno di legge sul governo del territorio, ma il sopraggiungere delle elezioni ha impedito che questo venisse posto all’ordine del giorno del Consiglio regionale. Quello che ci aspettiamo, adesso, è che il nuovo Consiglio licenzi il ddl approvato dalla Giunta su cui il confronto è stato ampio sia con la Commissione Consiliare che attraverso il coinvolgimento di soggetti come le associazioni culturali e le Università, che hanno introdotto diverse modifiche”. La consultazione e il dibattito sul ddl sul governo del territorio è durato più di un anno. INU Campania ha tentato, attraverso un appello firmato assieme ad associazioni, Ordini, Università, di “spingere” la modifica prima delle elezioni. La finestra non si è trovata e la partita è da chiudere ora.

Moccia definisce il provvedimento “molto utile, si tratta di una legge che punta alla riduzione del consumo di suolo in associazione con la rigenerazione urbana. Può dare una reale svolta alle modalità di pianificazione della Campania, oltre a costituire uno strumento per l’impiego delle risorse del Recovery Fund, in quanto integra la dimensione strategica nel modello di piano consentendo la costruzione di programmi di investimenti sulle tematiche peculiari delle infrastrutture verdi, del risparmio energetico, in generale, sugli aspetti che riguardano la transizione verde e l’economia circolare”. Il provvedimento è accompagnato da due regolamenti: quello sull’edilizia e l’urbanistica dei Comuni (Ruec) che fornisce una guida alla rigenerazione delle aree urbanizzate, e il secondo sulle procedure amministrative urbanistiche.

Come in Campania, anche in Puglia è stato riconfermato il presidente uscente, in questo caso Michele Emiliano. Il presidente della sezione regionale dell’INU, Francesco Rotondo, ritiene che la conferma di Emiliano consentirà di proseguire con rapidità le attività in corso e afferma di avere apprezzato, tra le altre cose, “le sue scuse per alcuni errori compiuti nel corso del mandato”, perché sono sintomo di maturità amministrativa. Le idee e le proposte INU Puglia le ha già organizzate in un articolato documento consegnato prima delle elezioni ai candidati alla Presidenza. Rotondo sottolinea che è dirimente ed essenziale “la chiusura delle proposte per il Programma Operativo 2021 – 2027, ovvero dovrà essere deciso come utilizzare i fondi strutturali. Questo appuntamento è essenziale, perché una delle questioni che il governo regionale in questi cinque anni non ha sviluppato adeguatamente è che se si vuole costruire - Emiliano lo ha dichiarato - una Puglia che abbia un valore paesaggistico elevato, occorrono le risorse per valorizzare il paesaggio. I fondi strutturali sono in questo senso una delle maggiori opportunità”. Secondo il presidente di INU Puglia è necessario recuperare l’esperienza dei dieci anni delle Giunte Vendola, a cui al termine della campagna elettorale Emiliano si è più volte riferito, quando Angela Barbanente era assessora alla Pianificazione territoriale e all’urbanistica, ovvero incrementare “la partecipazione delle associazioni regionali alla definizione del Programma Operativo, e non parlo solo dell’INU, ma di Legambiente, WWF ecc. Occorrono le idee prima che le risorse vengano programmate, e accanto alla consueta presenza nel partenariato sociale di organizzazioni come i sindacati e gli Ordini ci vuole quella di chi si occupa di territorio da anni”. È il modo migliore per raggiungere quello che è allo stesso tempo un obiettivo e un metodo di lavoro: “Il rischio è quello di approcciare la disponibilità di fondi in modo separato, occuparsi di turismo, o di agricoltura, senza comprendere che il territorio è alla base di questi tematismi. Quando si supportano o programmano politiche agricole, vanno prese in considerazione innanzitutto quelle che sono in grado di valorizzare il paesaggio”. La formula chiave, in sintesi, è l’integrazione dei settori, tanto più in questa fase, quando si profila all’orizzonte l’ingente disponibilità di risorse dal Recovery Fund.

La Puglia per giunta, spiega Rotondo, parte in un certo senso in vantaggio, visto che è in grado di mettere in campo un modello già sperimentato in passato, ovvero la coerenza della programmazione e degli interventi con il piano paesaggistico (da aggiornare e adeguare agli interessi dei cittadini pugliesi attraverso il previsto e mai attuato Osservatorio) e i suoi progetti strategici. Il presidente di INU Puglia conclude: “L’assessorato alla pianificazione territoriale, urbanistica e assetto del territorio deve tornare a essere un elemento fondamentale per indirizzare le politiche regionali, anche negli altri settori. Il piano paesaggistico va inteso in senso dinamico, non è imbalsamato”.

Come nei casi di Campania e Puglia, la nuova amministrazione regionale toscana che si insedierà alla luce delle elezioni dei giorni scorsi troverà una sezione regionale INU in grado di fornire indicazioni ed elaborazioni. “Veniamo da una serie di Consigli direttivi aperti a tutti i soci – racconta il presidente di INU Toscana, Francesco Alberti – dove abbiamo messo in luce alcuni aspetti che riteniamo rilevanti per le politiche regionali di governo del territorio. In generale comunque, i temi e gli obiettivi da portare avanti sono quelli dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Parole chiave come sostenibilità e adattamento climatico vanno applicate alle città, che devono essere rese resilienti. Servono strumenti in grado di attivare le progettualità in questa direzione. Esiste un modello, certo da perfezionare, ma che può essere comunque un riferimento: quello sperimentato nel corso dell’ultima consiliatura relativo ai Piani di Innovazione Urbana (PIU) finanziati coi Fondi strutturali europei".

Per Alberti non esiste nel caso toscano la necessità di mettere mano a una complessiva riforma del governo del territorio: “Serve concentrarsi sui fini piuttosto che sui mezzi, tanto più che negli ultimi decenni la nostra regione ha revisionato le proprie leggi urbanistiche in modo piuttosto intenso, e l’ultima riforma risale solo al 2014". Piuttosto, la strada per il presidente di INU Toscana (la Regione è ente associato all'INU) è quella di “lavorare sulle procedure e mettere a punto interventi mirati per evitare i rallentamenti che spesso derivano dalla ridondanza degli apparati normativi degli strumenti di pianificazione, o dalla farraginosità di alcuni passaggi nel loro iter di approvazione. Faccio riferimento ad esempio all’accordo tra Regione e MIBACT in base al quale le Soprintendenze si pronunciano sulla conformità degli strumenti al Piano paesaggistico regionale, a valle del loro processo di formazione. Non funziona, e crea un vulnus dal punto di vista della natura democratica del piano”. Un altro tema Alberti lo individua nella necessità di sostenere gli enti locali, a cominciare dai Comuni, nell’attività pianificatoria, pensando a strutture di supporto a disposizione per passaggi specifici della formazione dei piani, come la redazione dei quadri conoscitivi e, in particolare, l’aggiornamento delle mappe per le diverse categorie di rischio. Al fine di eliminare le sovrapposizioni, il presidente di INU Toscana cita, a livello di area vasta, quella tra i piani territoriali di coordinamento provinciale e i piani strutturali intercomunali. Si potrebbe, suggerisce, fissare ruoli e finalità specifiche per i primi, come la costruzione dei quadri del rischio e il disegno della mobilità.


Andrea Scarchilli - Ufficio stampa Istituto Nazionale di Urbanistica