INUCOMUNICA

Messina, l’area metropolitana della complessità

12/07/2023

Va ricordato in premessa che anche a Messina, come nelle altre due Città Metropolitane siciliane, i notevoli rallentamenti hanno di fatto fino ad oggi impedito il pieno avvio del percorso dei nuovi enti, e delle politiche di pianificazione, programmazione e sviluppo. La situazione generale della regione in questo senso è stata descritta negli approfondimenti su Catania e Palermo. Gli altri articoli del ciclo sui Piani territoriali metropolitani hanno esaminato sinora le situazioni di Milano, Napoli, Bologna, Torino, Firenze, BariCagliari e Reggio Calabria.

La Città Metropolitana di Messina non ha quindi un Ptm e, spiega Giuseppe Fera, già professore ordinario di urbanistica presso l’Università di Reggio Calabria, “non è stato fatto niente in questa direzione. Tempo fa fu abbozzato un piano strategico, ma era un documento scarno, piuttosto generico e inconsistente. C’era poco o nulla. Dal punto di vista territoriale c’è da rilevare il tentativo che ci fu a metà degli anni Novanta di approvare il Piano territoriale di coordinamento provinciale, ma l’iter non arrivò a conclusione. Si potrebbe ripartire da quel documento, ritengo che si tratti di un buon lavoro”.

Per Fera “uno degli elementi di quel piano che si potrebbero riprendere nel Ptm che verrà è senz’altro l’articolazione della città metropolitana in zone omogenee. Il territorio metropolitano di Messina è infatti estremamente vasto, conta 108 Comuni e presenta una differenziazione piuttosto elevata. Allo stato attuale possiamo indicare cinque aree con caratteristiche specifiche e particolari cui è importante dare una riconoscibilità ufficiale nel Ptm e nello statuto stesso della Città Metropolitana: l’area della città di Messina; il comprensorio di Taormina; il comprensorio Milazzo – Barcellona; la vasta area settentrionale comprensiva della fascia costiera e del parco dei Nebrodi; l’arcipelago delle Isole Eolie. Occorrerà che il Piano territoriale metropolitano di Messina rifletta e acquisisca nelle sue scelte strategiche questa complessità, non solo dal punto di vista delle scelte di assetto ma anche di processo decisionale: questi territori dovrebbero essere messi in condizione di partecipare attivamente in relazione alla costruzione, per ciascuno di essi, di una specifica funzione. Detto questo, e premesso che esiste una radicata incapacità della Giunta comunale in carica, così come della precedente, a dialogare con il territorio e  a coinvolgere i cittadini in fase di elaborazione di piani e progetti, non mi mi risultano informazioni su un Ptm in fase di redazione e nemmeno di riflessione. Non si sta lavorando a un piano territoriale e non si è mai discusso della relazione con il vecchio piano di coordinamento provinciale”.

Non si può non notare che questo sia uno strumento piuttosto datato. Tuttavia “secondo me il piano territoriale dovrà come avere come qualità principali l’interesse e l’accuratezza dell’indagine. Il patrimonio importante è la fotografia di una realtà territoriale che per alcuni aspetti si è evoluta ma che per altri è rimasta la stessa. Grandi novità da un punto di vista dell’assetto del territorio non ne vedo. Si discute molto sulla realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina: certo, avrebbe un impatto importante, ma credo che ne sarebbe più influenzato il resto della Sicilia. Modificherebbe in maniera significativa le modalità di collegamento, sarebbe la premessa per poter beneficiare dell’Alta velocità ferroviaria e ci sarebbe la possibilità di far transitare i treni merci, con effetti rilevanti sul commercio e sulla mobilità, anche sulle altre arterie. E’ da ricordare che il collegamento a.v. sarebbe da Messina a Palermo passando per Catania e non toccherebbe la fascia settentrionale compresa tra il capoluogo regionale e Messina. Bisognerà valutare l’impatto economico ma su questo non sono totalmente pessimista, nel senso che potrebbe rivelarsi per questa area l’opportunità di concentrarsi meglio sulla propria straordinaria vocazione turistica. Ecco, è un esempio di quello che spiegavo, che il Piano territoriale metropolitano dovrà prevedere e valorizzare in modo adeguato i sotto – ambiti. Il disegno deve operare in un sistema che è complesso”.

 



Andrea Scarchilli – Ufficio stampa Istituto Nazionale di Urbanistica