di Michele Talia - Presidente Istituto Nazionale di Urbanistica
La newsletter di questa settimana viene distribuita al nostro indirizzario il giorno successivo all’approvazione, da parte del Consiglio dei Ministri, dello schema di disegno di legge recante la “Delega al Governo per l’adozione del Codice dell’Edilizia e delle Costruzioni”. Si tratta di un provvedimento articolato e non sempre lineare, sul quale abbiamo già avviato alcune verifiche essenziali.
Nelle prossime settimane, dopo aver ottenuto il via libera dai nostri organismi dirigenti, l’Istituto diffonderà gli esiti di questa analisi. Ciò ci consentirà di partecipare con autorevolezza al dibattito politico-culturale già in corso e, qualora fossimo invitati, alle Audizioni che si svolgeranno presso la Camera dei Deputati.
In attesa di compiere questo ulteriore passo, desidero tuttavia segnalare alcune criticità che emergono già da una prima lettura. Esse riguardano soprattutto il rischio che la riscrittura della disciplina delle costruzioni attenui o cancelli la fondamentale distinzione tra normativa urbanistica e normativa edilizia. L’offuscamento di tale distinzione non solo minaccia di sottrarre centralità al dibattito sulla riforma del governo del territorio – a cui continuiamo a dedicare molte delle nostre energie - ma può anche alimentare una conflittualità impropria tra due ambiti essenziali, entrambi solidamente radicati nella nostra Carta Costituzionale.
I reciproci condizionamenti che ne derivano fanno sì che urbanistica ed edilizia trovino fondamento negli artt. 9, 41, 42 e 117 della Costituzione, rendendo indispensabile scongiurare qualsiasi contrapposizione. In particolare, mentre l’art. 42 ricorda che la proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge (seppure non in modo assoluto), l’art. 41 sottolinea che essa ha una funzione sociale e può essere limitata, regolata o persino espropriata per motivi di interesse generale. È quindi nostra responsabilità, come tecnici e come cittadini, riconoscere che il perdurare di un conflitto tra questi due ambiti fondamentali per il nostro Paese rischia di produrre effetti controproducenti per l’intero sistema di governo del territorio, fino a determinare un progressivo decadimento dei valori socio-economici e culturali che caratterizzano le nostre città e i territori di pregio.
Offrendo ospitalità e sostegno a quanti vorranno unirsi a noi in questa riflessione, desidero sottolineare che l’obiettivo da perseguire è dimostrare come il mito della semplificazione non rappresenti una bacchetta magica, capace di garantire risultati ambiziosi e necessari — quali il soddisfacimento del crescente fabbisogno abitativo, il contenimento del consumo di suolo o la promozione di ampi processi di rigenerazione urbana — ma può tradursi, al contrario, in una pericolosa deriva verso la deregolamentazione e il conflitto di poteri.