Si è spento nei giorni scorsi Fulco Pratesi (nella foto in apertura), fondatore del WWF Italia, pioniere dell'ambientalismo nel nostro Paese. Luciano Di Tizio, attuale presidente dell'associazione, ha risposto ad alcune nostre domande.
La scomparsa di Fulco Pratesi ha suscitato molte reazioni, a testimonianza dell’importanza dell’eredità che ha lasciato nella società italiana. Si può dire che questa vada oltre il tema dell’ambiente, e abbracci la cultura e persino la politica?
Sicuramente sì. L’idea che Fulco ha portato avanti nell’intero arco della sua vita è quella che è alla base del programma del WWF: vivere in armonia con la natura. Questo significa assumere la consapevolezza che non esistono due realtà diverse, da una parte l’umanità e dall’altra l’ambiente. Noi esseri umani siamo parte della natura e ogni vulnus che le arrechiamo è diretto anche contro noi stessi. Se riuscissimo a rendercene pienamente conto potremmo davvero contribuire a rendere il mondo migliore. Serve per questo un salto culturale che coinvolga tutti, a cominciare dalla politica che invece, soprattutto in tempi recenti ma non solo, tende a guardare più al passato che al futuro.
In che modo il WWF di oggi segue l’esempio e gli insegnamenti di Pratesi?
Fulco Pratesi ha sempre inteso la sua carica di presidente onorario come pienamente operativa: ci siamo sentiti spesso, fino a poche settimane fa, e i suoi consigli sono sempre stati preziosi. Seguirne l’esempio ci viene naturale: il WWF è, come lui stesso ci ha definiti, il suo quinto figlio e in questa veste lavoriamo, d’intesa con tutti gli altri WWF del mondo, in decine di progetti con un unico obiettivo di base: far sì che l’ambiente sia rispettato, anche per salvaguardare noi stessi.
A che punto siamo? Quali sono i vostri obiettivi immediati, come associazione?
Stiamo vivendo un momento difficile. Le guerre, che non siamo mai stati capaci di fermare, sono tornate anche in Europa mentre a livello mondiale e continentale si sta facendo strada un negazionismo che, contro ogni evidenza, si illude di poter governare il pianeta con sistemi (ad esempio l’uso di fonti fossili per l’energia) che sono ormai anacronistici e pericolosi per il futuro dell’umanità. La Terra sopravvivrà ma non tutte le specie riusciranno a resistere, e Homo sapiens è tra quelle a rischio se non saprà dare il giusto valore a quel “sapiente” che ha voluto inserire nel proprio nome. Il WWF Italia è in prima linea, spesso insieme ad altre associazioni, in favore dell’energia rinnovabile, contro il nucleare che si basa oggi sostanzialmente sulle stesse tecniche di quarant’anni fa, bocciate dalla storia e da ben due referendum; contro l’ipotesi di un ponte sullo stretto di Messina. Siamo per un cambio di rotta della politica che metta l’ambiente al primo posto, in quanto elemento fondamentale per la nostra stessa sopravvivenza, poi la società, perché nessuno deve essere lasciato indietro, e infine, solo per ultima, l’economia. L’esatto contrario di quello che si tende a fare oggi.
Secondo lei il messaggio di Pratesi riguarda anche la disciplina dell’urbanistica e del governo del territorio? In che modo?
Assolutamente sì. Su due filoni principali: il primo è il consumo di suolo, che va assolutamente fermato, e non più solo frenato. Abbiamo costruito e impermeabilizzato troppo, e questa è una aggravante fortemente negativa in un’epoca di cambiamenti climatici evidenti. Il secondo è legato all’idea stessa di città: le abbiamo a lungo progettate a misura di automobili privilegiando strade carrabili e parcheggi, spesso a danno del verde. Fulco immaginava invece città a misura d’uomo, con mobilità pedonale, piste ciclabili, trasporti pubblici elettrificati ed efficienti, tanti spazi verdi, diffusi e in grandi parchi urbani, per migliorare la qualità della vita e la resilienza delle nostre città. Questa per noi è la strada giusta.
Andrea Scarchilli - Ufficio stampa Istituto Nazionale di Urbanistica