Quanto incide il decreto Salva Casa, recentemente convertito in legge, sulla disciplina urbanistica? Alcune misure contenute nel provvedimento intervengono in modo evidente nel “campo” del governo del territorio, a cominciare dalla liberalizzazione del mutamento d’uso.
Lo sottolinea Fabio Pellicani, giurista e componente del Consiglio direttivo della sezione Lombardia dell’Istituto Nazionale di Urbanistica. Pellicani ha nel giugno scorso partecipato assieme al presidente dell’INU Michele Talia all’audizione in Commissione Ambiente alla Camera dei deputati, proprio sul decreto in questione. Ora rimarca che questo “ha notevolmente liberalizzato gli usi recependo una tendenza già emersa da alcune leggi regionali, in particolare la 12/2005 della Lombardia, peraltro senza un adeguato coordinamento con le stesse. Gli effetti sulla disciplina urbanistica sono significativi: liberalizzando gli usi e non attribuendo ai Comuni adeguati poteri di limitazione e di regolazione ci sono conseguenze su quello che è uno dei cardini del governo del territorio, ossia l’uso funzionale, la scelta di consentire o meno l’insediamento di una funzione urbanistica”.
Secondo il membro di INU Lombardia non si tratta di per sé di una misura negativa, in quanto “è funzionale e coerente rispetto all’estrema dinamicità delle attività economiche e degli usi del territorio. Negli ultimi vent’anni i processi economici e sociali sono diventati rapidi, e quello che può essere conveniente e opportuno nel giro di poco tempo può non esserlo più. Quindi la liberalizzazione degli usi è necessaria e coerente tenuto conto della nuova dinamicità della nostra società. Chiaramente va fatta entro certi limiti, altrimenti diventa assai pericolosa. È opportuna una soluzione intermedia tra previsioni rigide di piano regolatore e totale deregulation, soluzione non pienamente attuata dal decreto salva casa con particolare riguardo alla calibratura dei poteri regolatori dei Comuni”.
Altri effetti del decreto sull’urbanistica sono, spiega Pellicani, di tipo indiretto, riscontrabili ad esempio nella nuova disciplina sulle tolleranze e in quella di favore sulla sanatoria, poiché suscettibili di pregiudicare alcune finalità della pianificazione. Però, più in generale, il limite sta, dice, nel veicolo: “Non è il modo migliore per regolare la materia, persiste la tecnica della novellazione. Si continua a modificare la disciplina della materia con tanti interventi privi di coordinamento mentre bisognerebbe procedere in modo organico e sistematico anche al fine di preservare la specificità della disciplina urbanistica da un lato e di quella edilizia dell’altro”. Proprio questo aspetto, con tutti i rischi connessi, era stato tra quelli contro cui il presidente dell’INU aveva messo in guardia nel corso della citata audizione alla Camera: “La tendenza delle misure a carattere edilizio a intervenire sempre più frequentemente su ambiti propri dell’urbanistica dimostra che il legislatore si vede costretto ad effettuare questa ‘invasione di campo’ proprio per la mancanza di una disciplina urbanistica disponibile e aggiornata: quella in vigore risale al 1942. Gli effetti di un tale modus operandi rischiano però di essere molto negativi, dando luogo a conflitti giurisdizionali sempre più frequenti e a una confusione crescente tra norme urbanistiche e norme edilizie”.
Una tra le ragioni a sostegno della necessità di approvare una nuova legge di principi sul governo del territorio.
Andrea Scarchilli - Ufficio stampa Istituto Nazionale di Urbanistica