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Migranti e Urbanistica, una questione etica

09/03/2023

Il fenomeno migratorio in Italia è sempre stato visto come un problema di sicurezza, a meno delle periodiche notizie di cronaca, legate a tragedie umane come quella di pochi giorni fa sulle coste calabresi. Tuttavia la presenza dei migranti è oramai un fattore strutturale del profilo demografico e sociale del nostro Paese, con importanti ricadute anche sulla dimensione spaziale, oltre che su quella economica. Da questo punto di vista, la disciplina urbanistica viene direttamente chiamata in causa, attraverso risposte diversificate sempre più urgenti.

La testimonianza al riguardo la fornisce Vincenzo Todaro, componente del Consiglio direttivo nazionale dell’INU e professore associato di urbanistica all’Università di Palermo. Il suo racconto restituisce gli interessi di una attività di ricerca “da oltre vent’anni condotta dal Dipartimento di Architettura dell’Ateneo di Palermo. Si tratta di un percorso lungo ed articolato che ha visto diversi studiosi impegnati nella ricerca intorno a questioni di giustizia sociale e spaziale con particolare riferimento alle esigenze di gruppi sociali svantaggiati, e tra questi sicuramente i migranti, viste dal punto di vista delle responsabilità etiche della disciplina urbanistica. Le finalità delle nostre ricerche, di carattere prevalentemente qualitativo, sono sempre state orientate tanto all’analisi dei fabbisogni e delle condizioni di vita e lavoro dei migranti, quando alla individuazione dei nodi critici delle politiche di accoglienza e alla contestuale individuazione di strategie e strumenti in grado di rispondere a tali esigenze”.

Todaro chiarisce come “all’interno delle nostre attività di ricerca la presenza dei migranti non è mai stata vista come un problema da risolvere, quanto piuttosto come una risorsa strategica per città e territori. Lo sono ad esempio per i nuclei storici delle nostre città non del tutto recuperati, o per i piccoli centri delle aree interne, abbandonati dalla popolazione nativa e sempre più spesso recuperati e rivitalizzati economicamente dai nuovi residenti di origine straniera. La nostra disciplina guarda ai cittadini stranieri innanzitutto attraverso gli aspetti connessi alla rivendicazione dei diritti di cittadinanza e del diritto alla città, quest’ultimo inteso non soltanto come diritto ad accedere ad una abitazione dignitosa o ai servizi pubblici, ma anche come diritto di prendere parte attiva al processo di cambiamento degli spazi della città attraverso pratiche di rappresentazione/riconoscimento identitario. La città è della comunità che la vive e la trasforma, 'negoziando' giorno per giorno forme diverse di usi e funzioni: i migranti fanno parte di questa comunità". 

Il rappresentante dell'Istituto Nazionale di Urbanistica prosegue spiegando come la dimensione urbana, tuttavia, non sia la sola ad essere interessata dalla presenza dei migranti: “Un altro ambito di indagine è costituito dalla distribuzione spaziale dei migranti nei contesti extraurbani, soprattutto in quelli rurali. Siamo, infatti, abituati a pensare alla questione dei migranti come se fosse esclusivamente urbana, ma se analizziamo con più attenzione i fenomeni di dispersione fuori dalle grandi città, talvolta ci si rende conto che in termini percentuali in questi contesti si superano i valori di concentrazione tipici delle grandi città. Questo significa che alcuni territori extraurbani (come ad esempio quelli ad elevata specializzazione produttiva agricola del Sud, come la piana di Ragusa) sono attrattori 'naturali' di flussi migratori. Queste realtà pongono alla pianificazione territoriale problemi completamente diversi rispetto ai centri urbani. In tali contesti e rispetto alle grandi città, i conflitti legati all’uso degli spazi, le questioni di confine, le esigenze di autorappresentazione identitaria si disperdono sul territorio e si riducono di intensità, divenendo solo apparentemente meno evidenti, più evanescenti e, conseguentemente, inconsistenti. Rispetto alle condizioni emergenziali di vita e lavoro dei migranti nei contesti agricoli, anche nelle democrazie occidentali, quelli che sono messi in discussione non sono pertanto i diritti di cittadinanza e/o il diritto alla città, quanto piuttosto i più basilari diritti umani”.

In relazione a tale complesso scenario, spiega Todaro, entrano in gioco “le responsabilità etiche dell’urbanistica e, più in generale, quelle dell’azione pubblica, che devono assumere un ruolo determinante nel garantire un’efficace integrazione tra politiche urbane e istanze di giustizia ed equità socio-spaziale per i migranti". 

 

Andrea Scarchilli - Ufficio stampa Istituto Nazionale di Urbanistica

 

Nella foto di apertura la piana di Ragusa

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