INUCOMUNICA

Roma e Torino: la sfida del governo del territorio

21/10/2021

Affrontate la settimana scorsa le situazioni di Napoli, Bologna e Milano, prosegue l’approfondimento sulle priorità nel settore del governo del territorio nelle maggiori città italiane in cui si sono svolte le elezioni comunali. A Roma e Torino sono stati appena eletti al ballottaggio rispettivamente Roberto Gualtieri e Stefano Lo Russo.

Per quanto riguarda la capitale, il presidente della sezione Lazio dell’Istituto Nazionale di Urbanistica, Domenico Cecchini, esprime anzitutto soddisfazione e speranza per la vittoria di Roberto Gualtieri a favore del quale, una settimana prima del primo turno elettorale, aveva reso pubblica una dichiarazione. Invita poi a considerare un aspetto spesso tralasciato quando si discute sulle proposte e sulle difficoltà per l’amministrazione della città, ovvero che “la superficie amministrata dal Comune di Roma, 129.000 ettari, è grande poco meno dell’area metropolitana di Londra e circa dieci volte quella di Milano. In questo senso parliamo di un unicum persino a livello europeo. Si discute e si parla giustamente tanto, oggi, delle prospettive innovative che sono state assunte a Parigi per realizzare la visione della città dei quindici minuti; ebbene, anche in questo caso, dobbiamo sottolineare che il territorio amministrato dalla capitale francese è inferiore di dieci volte rispetto a quello di Roma”.

Perciò, prosegue Cecchini, “il problema urbanistico e del governo del territorio a Roma si può affrontare solo attraverso un radicale cambiamento nella gestione. Occorre un fortissimo decentramento, del resto implicito nella costituzione della Città Metropolitana e auspicato dal Piano regolatore vigente, dal Comune centrale ai Municipi, che dovrebbero prepararsi a diventare veri e propri Comuni della Città Metropolitana (il più piccolo ha circa 170.000 abitanti, il più grande 300.000) attraverso un trasferimento di competenze e di risorse professionali e tecniche”. Il presidente di INU Lazio pensa per il decentramento ai Municipi a questioni come la gestione dei programmi integrati e del verde. “Attualmente ad esempio – spiega – i Municipi gestiscono solo gli spazi verdi di dimensioni inferiori a 5000 metri quadrati, poco più che aiuole. Occorrerebbe l’approccio inverso, al Comune centrale i grandi parchi e il resto ai Municipi. L’affermazione di Gualtieri di volere dotare la municipalizzata Ama di articolazioni municipali sul territorio fa ben sperare”.

E’ d’obbligo chiedere a Cecchini – che del Comune di Roma fu assessore all’Urbanistica dal dicembre 1993 al gennaio 2001, e si occupò in prima linea dell’organizzazione del Giubileo del 2000 – una considerazione su un dibattito molto vivo nella capitale, sulle opportunità di rilancio che potrebbero offrire manifestazioni come il Giubileo del 2025 e, se la candidatura avesse successo, l’Expo del 2030. Ritiene che “bisogna sbarazzare il campo da un equivoco, che i grandi eventi rappresentino qualcosa che si oppone al miglioramento dell’ordinaria vita quotidiana. Non è così perché possono essere gestiti con una molteplicità di interventi e in una connessione con la quotidianità. In questo senso quanto fatto a Roma con il grande Giubileo del 2000 costituisce un buon esempio, perché allora si riuscì a migliorare la città nella sua dimensione locale e quotidiana. L’evento straordinario si integrò con l’ordinario governo della città. Il momento culminante fu nell’agosto 2000, con la Giornata mondiale della Gioventù, quando arrivarono a Roma due milioni di giovani. Ci fu un approccio che guardava all’evento puntuale nel tempo e a quello che la sua gestione avrebbe lasciato, si realizzarono le infrastrutture necessarie anche guardando e tenendo conto delle necessità degli anni successivi. Occorre una pianificazione che lavori su due tempi, quello immediato e quello lungo”.

Per quanto riguarda Torino, Carlo Alberto Barbieri, presidente della sezione Piemonte e Valle d’Aosta dell’INU, considera l’affermazione di Stefano Lo Russo quella di “un progetto progressista, laico e pragmatico dopo che la città ha, secondo me e la maggioranza dei torinesi, pagato un prezzo dall’esperienza forse troppo identitaria della sindaca Appendino”. Barbieri ritiene il neosindaco “competente e preparato, sa ascoltare, è un professore ordinario del Politecnico che ha dalla sua anche il pregio di avere fatto una seria ‘gavetta’ politica nei mandati precedenti, da consigliere e capogruppo ad assessore all’Urbanistica fino a impegnato capogruppo PD, sedendo nei banchi dell’opposizione nel quinquennio della Giunta Appendino”.

Sui temi dell’urbanistica e del governo del territorio per il presidente della sezione regionale dell’INU “Lo Russo può essere oltre che un ottimo sindaco per Torino anche un consapevole e motivato Sindaco della Città metropolitana, cosa che Appendino non è stata. Le tre parole che Lo Russo ha scelto per sintetizzare il suo programma vincente, gli aggettivi per Torino ‘grande, forte e unita’ sono giuste e rappresentano, se davvero sviluppate in modo interdipendente, un progetto di forte impegno e profilo strategico da implementare. L’INU guarderà con attenzione al modo in cui si trasformeranno in pianificazione, in politiche, progetti e azioni e saremo molto attenti e interessati che tra loro sappiano coniugarsi in modo adeguato”.

Barbieri non nasconde di aspettarsi “molto da questa amministrazione: è in corso una revisione generale del Piano regolatore generale che è del 1995 e che tuttavia e nonostante i quasi trent’anni di età ha tenuto e ha una struttura ancora buona e riconosciuta. La revisione che ha avviato l’amministrazione Appendino è stata ‘contro quel piano', ma gli uffici dell’Urbanistica hanno saputo lavorare su un profilo tecnico che non ha assecondato alcune tentazioni politiche di un’operazione identitaria. Il cammino della revisione è tecnicamente avviato e sarà un ottimo banco di prova per un’urbanistica che vuole rifarsi al motto di una città grande, forte e unita”. Andando poi nello specifico delle trasformazioni urbane in città, Barbieri parla di “diversi grandi progetti urbanistici gestiti anche di malavoglia dall’amministrazione precedente perché non ritenuti propri, c’è da riprenderne il filo in un difficile percorso di rigenerazione e sviluppo della città: tra questi ci sono il Parco della salute dell’innovazione e della ricerca, le grandi rigenerazioni urbane dell’ambito Molinette a sud e dello scalo Vanchiglia a Nord, l’asse del Po e di corso Marche, la seconda linea della metropolitana e il completamento del Sistema ferroviario metropolitano, le implicazioni di collocazione internazionale della città connesse alla Torino – Lione. In ogni caso noi siamo disponibili a sostenere il ritorno di un’urbanistica innovativa e coerente con le sfide di resilienza, rilancio e attrattività di Torino, prestando attenzione alle diseguaglianze sociali, e con il ruolo che spetta alla città di essere laboratorio della crescita sostenibile e di innovazione nel sistema Paese”.

Il presidente di INU Piemonte e Valle d’Aosta in conclusione promette di chiedere alla prima occasione al nuovo sindaco Lo Russo di ripristinare l’iscrizione di Torino all’Istituto come Ente associato, “disiscritto” dalla sindaca Appendino. Un atto sorprendente e grave, dice, perché la Città figurava già tra i soci fondatori dell’INU nel 1930 ed è stata, fino alla scelta della precedente amministrazione, ininterrottamente Ente associato.

 

Andrea Scarchilli – Ufficio stampa Istituto Nazionale di Urbanistica

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