INUCOMUNICA

La Biennale dello spazio pubblico conferma la dimensione internazionale

16/04/2021

La sesta edizione della Biennale dello spazio pubblico (dal 13 al 15 maggio prossimi si svolgeranno le giornate conclusive) avrà come le altre anche una significativa dimensione internazionale. Se ne occupa da sempre Pietro Garau, tra i soci fondatori, tra i quali c’è l’Istituto Nazionale di Urbanistica, dell’Associazione Biennale Spazio Pubblico che organizza la manifestazione. Prosegue con lui, dopo le anticipazioni fornite da Mario Spada e il confronto con Domenico Cecchini, il ciclo di articoli di avvicinamento all’evento.

Garau sottolinea l’importanza dell’apertura dell’evento ai contributi stranieri, riflettendo anche sulla difficoltà, tutta italiana, di presentarli e fornirli con la giusta efficacia: “Nel nostro Paese c’è la tendenza a pensare la partecipazione di esperti stranieri come una sorta di decorazione dell’evento. Non è facile far penetrare un discorso diverso, ovvero che abbiamo molto da imparare dagli altri e che allo stesso tempo le nostre esperienze possono essere altrettanto utili al di fuori del nostro Paese. Eppure, restando nel campo dell’urbanistica, è evidente quanto alcune tendenze che negli ultimi anni sono state molto in evidenza siano arrivate tutte dall’estero: penso alla smart city, all’urbanistica tattica, alla città dei quindici minuti. E’ importante che questi stimoli siano assunti in modo critico e non, come spesso avviene, superficialmente”.

E’ confermata la partecipazione alla Biennale dello spazio pubblico di UN-HABITAT, il Programma delle Nazioni Unite per gli insediamenti umani, con il quale nelle scorse edizioni sono state promosse importanti iniziative, come la Carta dello Spazio Pubblico a cui ha fatto seguito il “Global Space Toolkit” basato sui principi della Carta, preparato in tandem con l’INU, e il contributo alla “New Urban Agenda” adottata dalla Conferenza Habitat III. Garau spiega che “UN-HABITAT presenterà ‘Her City’, una iniziativa che vuole stimolare giovani ragazze in tutto il mondo a collaborare per progettare interventi migliorativi nello spazio pubblico, facendo uso di una 'Toolbix' messa a disposizione dal programma. Esso, che ha visto i suoi primi passi proprio alla Biennale del 2019, è tra le molte iniziative che possono essere portate come esempio dell’utilità dell’apertura alle esperienze internazionali. Si sta infatti già pensando ad un’applicazione in Italia, nella città di Roma”.

UN-HABITAT presenterà anche progetti condotti in molti Paesi del mondo, tra i quali uno molto esteso di revisione e potenziamento degli spazi pubblici a Sharja, città degli Emirati Arabi Uniti, la prima ad essere insignita dall’UNICEF (nel 2018) del titolo di “Child-Friendly City”. “I bambini e lo spazio pubblico” sarà infatti il tema portante della sesta edizione della manifestazione. Ci sarà anche, ancora una volta, la più importante associazione mondiale delle città e dei governi locali, la “United Cities and Local Governments”, che si è offerta di organizzare un webinar sul ruolo dello spazio pubblico per la salute e il benessere mentale dei bambini, un tema sviluppato al primo insorgere della pandemia.

Alla Biennale dello spazio pubblico parteciperà inoltre, e per la prima volta, l’Urban Planning Society of China (UPSC) con la quale l’INU ha sottoscritto cinque anni fa un accordo imperniato sulla cooperazione per l’attuazione della nuova agenda urbana approvata ad Habitat III. La UPSC sarà presente con il suo segretario generale, Shi Nan, contribuendo altresì con esperienze cinesi sempre sul tema del rapporto tra bambini e spazio pubblico.

In conclusione Garau racconta come il tema della Biennale di quest’anno abbia anche offerto l’occasione di riflettere sul “progressivo allargamento del divario cognitivo tra l’urbanistica intesa come procedura e professione e le percezioni dei cittadini”. Sarà quindi presentata alla Biennale, con la denominazione “Imparare la Città”, la proposta, pensata assieme all’Associazione Internazionale delle Città Educative, di promuovere corsi sperimentali per i più giovani, “non per insegnare l’urbanistica in senso tradizionale ma piuttosto per riscoprire assieme le 'meraviglie della città' da cui a sua volta può nascere la passione per la civiltà urbana e l’impegno a coltivarne e difendere gli aspetti migliori”. Quattro gli aspetti e i temi su cui si fonderà l’originale programma formativo: la città come magia dell’ordinario; la città come miracolo della convivenza; la città come macchina meravigliosa; la città come salvezza ecologica.

 

Andrea Scarchilli – Ufficio stampa Istituto Nazionale di Urbanistica

spazio pubblico