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Una nuova fase per la Strategia aree interne? Parla Massimo Sargolini

01/07/2022

E’ dei giorni scorsi l’annuncio della ministra per il Sud e la Coesione territoriale, Mara Carfagna: la Strategia Nazionale Aree Interne si estende a nuovi territori. La scelta rientra nella programmazione 2021 – 2027.

La Snai si arricchisce di 23 aree che comprendono 321 Comuni e un totale di 650mila abitanti. Si tratta di Mont Cervin (Valle d’Aosta), Valsesia, Terre del Giarolo (Piemonte), Imperiese, Fontanabuona (Liguria), Valli del Torre e del Natisone (Friuli-Venezia Giulia), Giudicarie Centrali ed Esteriori, Valle Rendena (Provincia Autonoma di Trento), Appennino Parma Est, Appennino Forlivese e Cesenate (Emilia-Romagna), Montefeltro e Alta Valle del Metauro, Appennino Alto Fermano (Marche), Unione dei Comuni del Trasimeno, Media Valle del Tevere e Umbria meridionale (Umbria), Valle del Sagittario e dell’Alto Sangro (Abruzzo), Isernia-Venafro, Medio Basso Molise (Molise), Alto Matese, Sele Tanagro (Campania), Alto Salento (Puglia), Alto Jonio Cosentino (Calabria), Barbagia, Valle del Cedrino (Sardegna).

Viene inoltre specificato che è in preparazione l’ulteriore allargamento ad altre 20 aree, che quindi si sommeranno alle 23 di nuova istituzione, alle 72 confermate dalla precedente programmazione e al “Progetto speciale Isole minori”. Un totale di 116 territori.

Secondo Massimo Sargolini, responsabile della Community dell’Istituto Nazionale di Urbanistica che si occupa di aree interne, l’espansione della Snai rappresenta senza dubbio un segnale positivo, “nuovi territori entrano o si preparano ad entrare in una strategia innovativa che ha avuto il grande merito di puntare sulla transizione verde e digitale persino prima del Next Generation Eu e in generale dell’approccio che si è consolidato in risposta alla pandemia. Parliamo in molti casi di situazioni di confine, dove perciò è emersa l’emulazione di chi nella Snai c’era già: si tratta di una testimonianza di maturità politica”.

Sargolini non manca tuttavia di mettere in evidenza gli elementi meno positivi: “Dove si è investito da ormai diversi anni ancora non si vedono ricadute territoriali tangibili. Nel caso dell’Italia centrale che seguo da vicino sono stati con tutta probabilità fatali gli eventi sismici, anche nella fase successiva, visto che non hanno potuto che relegare in secondo piano le azioni previste dalla Strategia, che hanno perso di slancio ed economie”. L’auspicio è che quindi si riesca a recuperare dove è necessario il tempo perduto, perché come accennato la Snai presenta elementi di grande innovazione, tali da metterla in linea con l’approccio del Piano nazionale di ripresa e resilienza: “Penso all’intuizione di promuovere la creazione di borghi smart in cui le modalità di connettività non siano solo fisiche, attraverso il superamento del digital divide. E’ un punto centrale: la transizione digitale porta con sé una ristrutturazione non cosmetica della città e della sua organizzazione, a cominciare dagli spazi aperti”. Poi la transizione green che, prosegue il responsabile della Community dell’INU, “è nel cuore di molte delle azioni della Snai, come forma, sostanza e criterio per progettare nuovi spazi”.

Sargolini conclude sottolineando proprio che “l’urbanistica deve fare i conti con questi aspetti, non può accontentarsi che in modo disordinato si passi dalla strategia alle applicazioni progettuali. Occorre una visione territoriale strutturata, un disegno di territorio. Vale in generale, non solo nel caso del PNRR, nell’ambito del quale al momento si riscontra la mancanza della capacità di confrontarsi con la velocità e la complessità. All’urbanistica non può bastare la dimensione procedurale, si rischia di perdere il senso profondo di progettare territori e città, ovvero legare il disegno dello spazio alle nuove prospettive sociali ed economiche”.

 

Andrea Scarchilli – Ufficio stampa Istituto Nazionale di Urbanistica