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Rigenerazione urbana, a Mestre illustrato il caso scuola di Altobello

26/11/2014

Per la rigenerazione urbana quello di Altobello è un caso scuola. Proprio per sviscerarne le caratteristiche e i punti di forza, e renderlo perciò un modello da replicare in altri contesti, la sezione regionale dell’Istituto Nazionale di Urbanistica e l’Ordine degli architetti della Provincia di Venezia hanno promosso oggi un convegno a Mestre, alla Sala polifunzionale Polymnia di via Poerio: “Rigenerare si può. Risorse per la rigenerazione urbana e strategie d’intervento: l’esempio di Altobello a Mestre”. 

A spiegare il senso dell’appuntamento e della scelta del caso di Altobello è stato il presidente di Inu Veneto, Andrea Rumor: “L’insieme degli interventi ad Altobello è partito sulla scorta di contributi pubblici che hanno consentito lo start up di un vero intervento di rigenerazione urbana pianificato, gestito e accompagnato nelle varie fasi da un’unica regia pubblica, che ha “attratto” anche investimenti privati, dimostrando come si possano realizzare interventi di riqualificazione su un’area centrale con l’apporto di più soggetti pubblici e privati. Senza dimenticare che l’attuazione del Contratto di Quartiere ha visto anche la partecipazione attiva degli abitanti, che ne hanno seguito le varie fasi realizzative”.

Contributo forte dei privati e partecipazione degli abitanti sono perciò caratteristiche peculiari dell’intervento di Altobello. Al convegno è intervenuto anche il progettista del Contratto di Quartiere, Mauro Sarti, che ha illustrato i passaggi salienti e le cifre dell’intervento: “Il Programma è stato promosso dal Comune di Venezia e ha operato principalmente in 16 fabbricati e ha promosso il coinvolgimento delle risorse private per superare il degrado del quartiere, incrementare l’occupazione e favorire l’integrazione sociale. L’area interessata è stata di circa sette ettari e il costo complessivo di 40 milioni di euro, quattro volte il contributo massimo concedibile, perciò le risorse pubbliche sono state utilizzate nel solo isolato di maggiore pregio storico e architettonico, procedendo nel frattempo alla vendita dell’altro isolato”.

Sarti ha proseguito: “Gli operatori privati sono stati coinvolti nella costruzione di alloggi, negozi e nel raddoppio di piazza Madonna Pellegrina sotto la quale sono stati realizzati un centinaio di garages. Gli interventi hanno consentito l’insediamento di nuovi e diversi abitanti. Il Comune ha incassato cinque milioni di euro con i quali sono state cofinanziate le infrastrutture e i servizi pubblici previsti dal programma, tra cui la pedonalizzazione di via Costa, la strada principale di connessione del quartiere, e delle sue laterali”.

Sarti ha rilevato che “i dieci milioni complessivi stanziati dallo Stato e dalla Regione Veneto sono stati fondamentali per l’avvio del processo, ma non sono infruttiferi. Infatti al termine del programma l’Ater, azienda regionale, si ritrova un patrimonio di 61 alloggi rinnovato e locabile, mentre lo Stato, tra imposte di registro, Iva e Irpef, potrà incassare all’incirca quanto stanziato. Da qui il convincimento che l’esperienza di Altobello possa utilmente esemplificare come le città siano un’importante risorsa riciclabile e rinnovabile su cui una maggior attenzione da parte delle politiche degli investimenti pubblici potrebbe forse consentire l’avvio di una nuova fase di crescita economica”.

Per informazioni
Andrea Scarchilli
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