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Rigenerazione dei borghi, il caso dell’Italia centrale colpita dai terremoti

24/03/2022

E’ scaduto il 15 marzo il bando predisposto dal Ministero della Cultura nell’ambito del percorso del Piano nazionale di ripresa e resilienza che finanzierà progetti di rigenerazione dei borghi. Il miliardo di euro a disposizione è stato collocato in due linee. La prima andrà a sostenere un progetto per ciascuna regione. Le risorse della seconda (in tutto 580 milioni di euro) saranno contese da progetti per la rigenerazione culturale e sociale presentati da Comuni in forma singola o aggregata (fino a un massimo di 3) con popolazione residente complessiva che non superi i cinquemila abitanti: si conta così di finanziare interventi in 229 borghi. Nell’Italia centrale, ovvero nei territori che hanno subito gli effetti dei terremoti del 2009 e del 2016/2017 (in Abruzzo, nel Lazio, nelle Marche e in Umbria) queste linee di finanziamento destinate ai borghi si sommano a quelle previste dal fondo complementare al PNRR, che stanzia complessivamente 1,78 miliardi destinati ai due crateri sismici.

Pierluigi Properzi, responsabile Ricerca dell'Istituto Nazionale di Urbanistica e curatore del Rapporto dal Territorio e già tra l’altro segretario nazionale, vicepresidente nazionale e presidente della sezione Abruzzo e Molise sottolinea, del bando gestito dal Ministero della Cultura, il carattere di “intervento spot” (risorse modeste e assenza di strategia), per entrambe le linee. Sono infatti "delegate a Regioni e Comuni scelte meramente redistributive. Della linea A va messo in particolare in evidenza che se il finanziamento di 20 milioni per rilanciare un solo borgo è cospicuo, la selezione è stata gestita delle Regioni, con modalità spesso controverse. In Abruzzo, ad esempio, la scelta di Rocca Calascio ha generato molte polemiche. In linea generale si nota la mancanza di una politica nazionale sugli insediamenti minori. Le risorse sono state segmentate in più strategie, non sempre coerenti tra loro: quella sulle aree interne (SNAI), sulla montagna (SNAMI), quella del Ministero della Cultura, il Fondo complementare al PNRR per i crateri sismici dell’Italia centrale”.

Tra queste diverse Strategie nazionali tutte insieme in campo, Properzi considera di maggiore respiro quella sulla montagna recentemente presentata dalla ministra Gelmini, visto che “traccia una politica integrata: oltre alla dimensione 'fisica' degli interventi si affrontano infatti i temi di tipo produttivo e occupazionale che sono a base di qualsiasi politica di contrasto allo spopolamento, come ad esempio la filiera agroalimentare e quella del legno”. Così come le misure del fondo complementare al PNRR per la ricostruzione dell’Italia centrale, per il quale sono stati presentati 485 progetti: “Innanzitutto si tratta di risorse significative, che arrivano a sfiorare il miliardo (tra progetti di rigenerazione e di ricostruzione), e poi si è adottato un approccio strategico che supera la distinzione tra piccoli e grandi comuni, recuperando il concetto di contesto in un approccio attento alle geografie. Si cerca infatti di partire dai punti di forza valorizzando l’insegnamento che ci viene dai modesti risultati della prima politica della Strategia nazionale delle aree interne. Quella dell’Italia centrale è un’area di confini che è stata ripensata nel PNRR come un’area integrata, mettendo a sistema le città d’arte, i piccoli comuni e i parchi”. La via per Properzi è quella giusta: “Occorre calibrare un approccio territoriale ma non in termini di omogeneità quanto di strategie: coniugare i punti di forza con quelli di debolezza”.

Proprio nell’ambito del processo di ricostruzione dell’Italia centrale le quattro sezioni regionali dell’INU dei territori colpiti dalle scosse sismiche nel 2016 e nel 2017 hanno intrapreso un'attività di supporto tecnico - scientifico alla struttura commissariale. La sezione capofila è quella di Abruzzo e Molise, presieduta da Roberto Mascarucci. 

Massimo Sargolini, responsabile della Community “Aree Interne/Ricostruzione” dell’INU, condivide con Properzi le perplessità sulle misure gestite dal Ministero della Cultura, in particolare la linea che finanzia la rigenerazione di un borgo in ciascuna regione. La definisce “una misura spot, che si fonda sull’auspicio dell’emulazione nei borghi circostanti a quelli scelti, ma non è scontato che questa avvenga, specialmente se si considera l’alto numero dei comuni potenzialmente interessati”.

Diversa anche nel suo caso la valutazione data alla strategia del fondo complementare al PNRR, con la premessa che, dice Sargolini, “ci troviamo di fronte a cambiamenti epocali nell’area del Centro Italia, interessata in pochi anni da due eventi sismici e da una crisi sanitaria che qui si è fatta più pesante in quanto andava a sommarsi alle conseguenze dei terremoti. Il fondo complementare è nato con l’obiettivo di dare più forza al PNRR. Esso potrebbe dare maggiore impulso al percorso, talora difficile, della transizione ecologica, orientando verso questa visione tutte le opere della ricostruzione dell'armatura urbana e infrastrutturale. Attraverso il fondo complementare si sceglie di dare grande attenzione alla rigenerazione urbana di borghi e di porzioni di città più importanti per fare sì che comunità sfilacciate possano rientrare e avere a disposizione centri non solo ristrutturati dal punto di vista fisico ma anche dotati di nuove prospettive socioeconomiche. Il fondo complementare mette infatti assieme azioni per la rigenerazione urbana con percorsi di rinascita economica da innescare attraverso incentivi a imprese e alla promozione di nuove competenze. E’ una sfida importante che potrebbe essere replicata in altre parti del Paese”. Il responsabile della Community dell’INU guarda infatti a questo strumento come a un possibile modello. Spiega: “Il rilancio delle aree interne è una sfida che risale a quindici anni fa e che, talora, si è fermata alla costruzione degli accordi di programma quadro: ancora non ha visto un investimento importante dal punto di vista finanziario. Il caso studio del Centro Italia dà un impulso nuovo visto che offre la possibilità di considerare la ricostruzione fisica unita al rilancio socioeconomico, in una prospettiva analoga a quella della strategia nazionale delle aree interne ma con fondi a disposizione e partendo dai borghi”.

 

Andrea Scarchilli – Ufficio stampa Istituto Nazionale di Urbanistica