INUCOMUNICA

Riformare il governo del territorio: si può?

28/10/2021

Il CeNSU ha voluto dedicare il suo annuale convegno nazionale al lavoro condotto in associazione con INU e SIU sulla riforma del governo del territorio (in apertura una foto dei lavori). La commissione congiunta ha lavorato sui contenuti di una legge di principi che dovrebbe ridefinire, in accordo con le competenze costituzionali attribuite alle Regioni, una corretta applicazione della potestà legislativa concorrente; allo stesso tempo, delegificando le norme in contrasto con questo principio e sostituite dalla nuova legge.

La necessità di questo cambiamento ha anche profonde ragioni tecniche perché si è maturata una evoluzione radicale dalle condizioni del Paese e della cultura urbanistica rispetto al periodo d’industrializzazione dell’Italia a cui legge del 1942 dava una risposta con un nuovo modello urbano. Oggi affrontiamo la sfida del riscaldamento globale e di una trasformazione sostenibile della città e del territorio nel generale processo di transizione ecologica che ci porta a una diversa idea di città ed assetto del territorio.

È stato condivisa l'esigenza che il governo del territorio debba legare assieme il freno al consumo di suolo con la rigenerazione urbana, come due facce della stessa medaglia, termini, entrambi da definire con chiarezza tra le molteplici interpretazioni in voga.

Sono stati illustrati i principali risultati dei sette seminari di studio, corrispondenti alla sette principali tematiche della legge, che hanno coinvolto 62 esperti delle tre associazioni.

1) Nella precisazione degli obiettivi si punta a: la valorizzazione delle risorse e delle qualità del territorio; la sostenibilità sociale, economica ed ambientale; l’adattamento e la mitigazione dei cambiamenti climatici; la mitigazione degli impatti dei rischi naturali ed antropici.

2) È stato richiesto un grande impegno dello Stato per fornire le conoscenze, in primo luogo esercitando una funzione di coordinamento tra i SIT regionali per l’omogeneizzazione delle basi numeriche e dei dati per la mosaicatura degli strumenti urbanistici. Al tempo dei big - data, in posizione centrale, è possibile rendere disponibili ed elaborare in funzione della preparazione di quadri conoscitivi una quantità di informazioni adesso inaccessibili. Queste potrebbero essere rese disponibili su piattaforme informatiche - tecnologiche di interazione multiagente per una partecipazione aperta e democratica ai processi di pianificazione. Con modelli geo - computazionali di simulazione si potrebbero costruire scenari per la valutazione ex ante dell’opportuno utilizzo di risorse ambientali, economiche, ecc.

3) Nel sistema di pianificazione va ribadita la responsabilità dello stato di occuparsi dell’assetto del territorio del Paese anche in ottemperanza delle richieste dell’UE per un quadro strategico di orientamento delle politiche urbane e di coesione regionale. Nell’area vasta, la perimetrazione delle competenze deve evitare la sovrapposizione e le ridondanze dei livelli di pianificazione con la specificazione per ciascuno di essi del carattere della VAS. Si è perfino richiamato sia la strada sperimentale che il ricorso solo eventuale a strumenti di governo del territorio nell’attuale fase di transizione degli enti amministrativi intermedi. Al contrario, vanno rafforzate le competenze della città metropolitana e l’efficacia dei piani territoriali generali per renderli effettivi strumenti di attuazione di programmi di sviluppo sostenibile. Per i piccoli comuni si deve incoraggiare la cooperazione e semplificare gli obblighi.

4) Va stabilita una nuova forma di piano per la rigenerazione urbana i cui principali punti sono quelli di: a) zonizzare le aree urbanizzate secondo gli interventi di rigenerazione applicabili alle caratteristiche urbanistiche e morfologiche, secondo una tassonomia regionale; b) regolare gli interventi ammissibili sulla base di un regolamento edilizio - urbanistico stabilito all’interno di una cornice regionale e nazionale; c) decidere programmi di rigenerazione strategici che combinino interventi sulla trasformazione ecologica delle reti e della città pubblica, sulla resilienza degli insediamenti, sulle dotazioni urbanistiche, sugli investimenti delle politiche di transizione ecologica, su programmi di edilizia sociale, sulle trasformazioni urbanistiche (di aree urbanizzate) anche in partenariato pubblico - privato; d) procedere, con percorsi differenziati regionalmente, all’eliminazione del residuo di piano; e) stabilire piani speciali di trasformazione sostenibile delle aree industriali e produttive inquinanti; f) limitare a 5 anni l’uso dei diritti edificatori concessi con i programmi di rigenerazione strategica per la trasformazione urbanistica.

5) Si propone di ampliare le dotazioni urbanistiche all’attuale sistema di welfare, alle funzioni ecosistemiche, al miglioramento della sostenibilità e della salute pubblica. Il calcolo numerico delle dotazioni va parametrato alla dimensione demografica delle città ed alle caratteristiche dell’area geografica. Va aggiunto alla dimensione quantitativa di uso destinato a funzione pubblica quello delle prestazioni di servizio corrispondente alla domanda sociale locale. Entrambi i parametri devono assicurare il rispetto di livelli essenziali di prestazioni uniformi per tutti i cittadini della nazione. Il verde urbano va valutato attraverso requisiti rispondenti agli obiettivi della pianificazione come la mitigazione degli impatti prodotti dai cambiamenti climatici, al miglioramento della salute, alla prevenzione delle malattie. Va regolamentato il contributo dei privati nella fornitura di dotazioni e servizi.

6) In accordo con il nuovo tipo di regolamentazione si stabilisce un corrispondente regime dell’uso del suolo nettamente differenziato tra aree urbane e spazi aperti. All’esterno dell’area urbanizzata, usi diversi dai servizi ecosistemici richiedono di essere giustificati dall’interesse pubblico, in termini sia di opere che di attività tanto pubbliche che private. All’interno del territorio urbanizzato lo jus aedificandi è già incorporato nel diritto di proprietà del terreno o stabilito dallo strumento urbanistico generale secondo principi di equità e di sostenibilità, e quindi mediante la perequazione urbanistica. Le proprietà private sono legittimate a concorrere a riqualificare gli spazi pubblici con l’istituzione di appositi distretti urbani e forme concertative pubblico - privato con benefici fiscali a fronte di investimenti privati. Il sistema fiscale statale e quello tributario locale va collegato con gli obiettivi e le politiche dell’Amministrazione comunale, e con le peculiarità del mercato immobiliare locale. E’ necessario operare la cattura degli incrementi del valore immobiliare per effetto dell’attuazione di opere pubbliche. 

7) Pur nella consultazione e copianificazione interistituzionale, la responsabilità e legittimità della decisione va intestata all’ente rappresentante l’interesse corrispondente alla determinata competenza. La partecipazione dei cittadini va sostenuta attraverso: a) l’assistenza informativa, tecnica, organizzata con presidi territoriali (Urban Center, Agenzie, Fondazioni); b) evitando di ridurla a un condizione di nicchia, ma elevando ad elemento essenziale delle politiche; c) utilizzando dispositivi della transizione digitale; d) educando chi opera nella pubblica amministrazione. Si richiede anche il riconoscimento e regolamentazione degli usi temporanei.

Alla chiusura del convegno, il Ministro Giovannini ha esposto le linee su cui si sta muovendo sia con la riorganizzazione del Ministero, secondo i nuovi obiettivi che con le principali linee di lavoro. Tra esse, il rilancio del CIPU, il Comitato Interministeriale sulle Politiche Urbane, come chiave per la rielaborazione dell’agenda urbana, considerata quale quadro di senso per il PNRR.

Il confronto con Ordini professionali, ANCI e ANCE ha evidenziato subito le difficoltà politiche a portare avanti un progetto di legge di vasto respiro in un settore che non gode di preminente attenzione politica. Tuttavia, si sono aperte possibilità nuove, sulla base dello stimolo operato attraverso il lavoro presentato (e non completamente illustrato in questa nota). Armando Zambrano, presidente del CNI, ha proposto un tavolo permanente per mantenere una consultazione costante sulle tematiche urbanistiche che si presenteranno anche in provvedimenti settoriali più finalizzati all’attuazione del PNRR. Francesco Miceli, presidente del CNAPPC, ha ricordato l’importanza dell’architettura e della qualità dell’ambiente urbano, aderendo alla volontà di collaborazione. Per Nicola Martinelli, presidente di di Urban@it, il governo del territorio può essere d’impulso a strategie e politiche urbane, come è accaduto per il piano paesaggistico delle Regione Puglia.

La tavola rotonda finale ha incominciato ad orientarsi su un processo a doppia velocità, come ha rilevato Michele Talia, presidente dell’INU, mentre Maurizio Tira, presidente della SIU, già elencava cinque priorità che potrebbero trovare definizioni normative. Particolarmente sodisfatto il presidente del CeNSU, Paolo La Greca, organizzatore del convegno, per le partecipazioni importanti e le convergenze raggiunte.

 

Francesco Domenico Moccia - Segretario generale Istituto Nazionale di Urbanistica