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Riforma urbanistica, il momento giusto

23/04/2021

Il 29 marzo scorso è stato il centenario della nascita di Fiorentino Sullo. Il nome dell’esponente politico democristiano è storicamente associato al fallimento dell’approvazione della riforma urbanistica che promosse nel 1962 da ministro dei Lavori pubblici. E’ interessante oggi, anche alla luce della pubblicazione di un libro di Goffredo Locatelli dedicato a Sullo, ripercorrere quella stagione in relazione ai cambiamenti e alle nuove necessità. Di certo, spiega il segretario generale dell’Istituto Nazionale di Urbanistica Francesco Domenico Moccia, “anche se oggi non potrebbe essere riproposta una riforma urbanistica identica, quello che è sicuro è che dal 1942 non è stata più approvata una. Perciò il fallimento di Sullo è stato epocale, nel senso che non c’è stato nessun altro che dopo di lui è riuscito in quell’impresa”.

Per Moccia quella della riforma “rimane una questione aperta, ancora più importante in questo momento in cui il Piano nazionale di ripresa e resilienza deve essere interpretato anche in una prospettiva riformista. Ovvero non ci si può limitare a considerarlo un piano di finanziamenti, deve essere anche l’occasione di attuare riforme. Servono quelle fiscale e della giustizia, ma quella del governo del territorio non è certo da meno perché costituisce uno dei requisiti per rilanciare un programma di rinascita e resilienza. Infatti senza una capacità più efficiente di governo del territorio e di superamento del conflitto tra urbanistica e programmazione gli atavici ritardi della spesa continueranno a proporsi. Per fare un esempio molto indicativo, nel settennato di programmazione europea appena trascorso è stato speso appena un quarto dei fondi destinati al Mezzogiorno. Non bisogna dimenticare che le politiche pubbliche si attuano attraverso la pianificazione: se le pubbliche amministrazioni non sanno pianificare le politiche non si dispiegano e le risorse non vengono spese. Inoltre – prosegue il segretario generale dell’Istituto Nazionale di Urbanistica - bisogna tenere conto dell’esigenza della territorializzazione: dallo Stato alle Regioni e ai Comuni. Una riforma del governo del territorio è indispensabile per questo processo, oltre che per superare la storica debolezza delle politiche pubbliche italiane, che finiscono per configurarsi in una sommatoria vaga di progetti, senza vere gerarchie e strategie”.

Tornando al parallelismo con il tentativo fallito di Sullo, Moccia rileva che “adesso sono cambiate le condizioni storiche: quel blocco che si coalizzò contro Sullo, demonizzando tra le altre cose l’attacco alla proprietà che si supponeva fosse contenuto nella riforma, non è più così forte e compatto come allora. Gli attori che incidono sul governo del territorio si sono riconfigurati. La Chiesa di allora che si oppose alla riforma non era quella di Francesco, così come è diverso il tipo di valorizzazione immobiliare che si sviluppa oggi rispetto a sessant’anni fa. Allora si basava sull’utilizzazione dei fondi del suolo, sulla rendita fondiaria, adesso la valorizzazione degli immobili passa dalla rigenerazione, e questo ha implicato l’entrata in gioco di altri attori”. Per questo, sostiene il segretario generale dell’INU, ciò che allora si rivelò una battaglia persa oggi presenta nuove condizioni.

La mancata riforma urbanistica avviò un percorso a tappe. “Si scelse – spiega Moccia - la strada delle riforme parziali: il decreto sugli standard, gli interventi sulla casa e l’edilizia popolare, i PEEP per favorire l’industrializzazione. Si fece una scelta riformista più realistica, invece di incidere sul regime dei suoli si misero a carico degli sviluppatori gli oneri di urbanizzazione, attraverso la perequazione. In una fase successiva c’è stata la regionalizzazione”. Quando il segretario generale dell’INU parla di uno scenario cambiato, non si riferisce solo ai portatori d’interesse, ma anche “al punto di vista istituzionale, ci sono più livelli chiamati in causa, e poi sono cambiati gli obiettivi fondamentali, ora si guarda alla transizione ecologica. Quella stagione riformista a pezzi, se così si può dire, è tramontata, la prospettiva odierna deve essere olistica. Un importante lavoro in questa direzione è in corso grazie allo sforzo congiunto di CeNSU, INU e SIU”.

In conclusione è d’obbligo domandare un’opinione sul disegno di legge sulla rigenerazione urbana in discussione in Senato, sul quale peraltro l’INU ha già diffuso un articolato documento di osservazioni. Ci sono elementi in quel testo che prefigurano l’inizio di un nuovo percorso sulla direttrice di riforma descritta? “In realtà – spiega Moccia - questo ddl che ha il merito di mettere a punto incentivi in grado di stimolare la rigenerazione, come affermato nel documento INU, tuttavia ha poca fiducia nell’urbanistica, pretende di risolvere tutti i problemi in termini amministrativi, ma è chiaramente impossibile, perché ci saranno sempre casi imprevisti. Bisogna lasciare alla pianificazione, più vicina ai luoghi specifici dell’attuazione, la libertà di trattare le differenze e le particolarità. L’assemblaggio dei diversi ddl operati con il testo unificato, in maniera anche contraddittoria, fa temere il rischio che i conflitti invece di essere mediati dai piani vadano a finire nei tribunali”. Tra gli altri punti deboli del disegno di legge Moccia individua “la mancanza della dimensione infrastrutturale che, fondamentale per la transizione ecologica, determina anche quella qualità di contesto indispensabile per la valorizzazione dei fabbricati riqualificati, e la scelta di distribuire le risorse in modo esclusivamente concorrenziale, senza basarsi su una prospettiva strategica”.

 

 Andrea Scarchilli – Ufficio stampa Istituto Nazionale di Urbanistica