INUCOMUNICA

Riforma professione architetto, la posizione di Inu Giovani

30/03/2020

La bozza del testo della riforma della professione dell’architetto, oggi in fase di consultazione presso gli Ordini provinciali, vuole cancellare l’autonomia della figura del pianificatore e del suo ruolo di supporto alle amministrazioni pubbliche. La lettura del documento ci ha lasciato basiti ed amareggiati. Mentre negli altri Paesi la figura del Pianificatore ha da sempre avuto un chiaro riconoscimento, in Italia non si è mai riusciti ad essere tutti d’accordo sulle sue competenze e sulle sue potenzialità. Nel frattempo, però, la sfida è stata intrapresa e negli ultimi vent’anni sono nati numerosi corsi di laurea in pianificazione territoriale e urbanistica. Molti ragazzi del laboratorio INU Giovani, infatti, sono laureati o laureandi in pianificazione e con tante difficoltà stanno provando a ritagliarsi il giusto spazio all’interno della società, degli ordini e del mondo lavorativo.

Ma alla luce di queste pesanti modifiche dell’ordinamento un effetto non dichiarato della proposta di riforma sarà la soppressione dei corsi di laurea triennali e magistrali in urbanistica e pianificazione territoriale, paesaggistica e ambientale (L-21 e LM-48), vanificando tutti gli sforzi finora compiuti dal mondo universitario per formare nuove figure professionali necessarie e utili ad affrontare le sfide poste da un mondo in costante cambiamento.  

Vogliamo rivolgere una domanda ai membri del Consiglio Nazionale e a tutti i Consiglieri provinciali: una volta laureati, quale sarà il futuro lavorativo per questi ragazzi? Non sono architetti e quindi non potranno iscriversi all’Ordine, ma sono Pianificatori e formati e qualificati molti più di altre figure professionali ad elaborare e firmare strumenti per il governo del territorio.

Noi siamo convinti che all’interno dei 105 Ordini provinciali la discussione debba essere ancora più aperta: questo documento, così com’è stato concepito non può essere accettato. Non ci basta che la figura del pianificatore rientri tra le “specializzazioni” interne all’ordine perché l’istituzione delle “specializzazioni” non è obbligatoria e non garantisce nessuna tutela.

Ricordiamo al mondo delle professioni tecniche che il mestiere dell’urbanista è un mestiere tecnico e soprattutto un mestiere socialmente utile, che ha consolidato nel tempo la capacità di integrare dimensione fisica, sociale ed economica con la peculiarità di agire a stretto contatto con le istituzioni e le comunità locali. L’Urbanista è colui il quale, grazie alle sue diverse skills e all’expertise transdisciplinare, sa lavorare bene in team con altre figure professionali. La crisi ha creato una forte incertezza e condizioni precarie per tutti noi tecnici. Ma oggi più che mai è importante che le nostre professioni si evolvano positivamente e coraggiosamente, evitando di tornare indietro, specializzandosi per affrontare le problematiche della contemporaneità. In tal senso l’urbanista è una di quelle figure tecniche che per formazione professionale ed accademica è in grado di cogliere le sfide importanti che oggi ci troviamo ad affrontare: dalla lotta agli effetti prodotti dal cambiamento climatico ai rischi connessi ai disastri naturali, dal consumo di suolo alla rigenerazione urbana e lo sviluppo sostenibile delle aree interne, nonché la lotta alla povertà e alle disuguaglianze sociali, derivanti dagli squilibri territoriali e dall’organizzazione spaziale.

Nel VI Congresso dell’INU nel 1956 l’allora Presidente Olivetti nel suo discorso interrogava la platea: “Che fare? Qual è la responsabilità dell’urbanistica in questo quadro che è chiaro, che appare dalle cronache di ogni giorno sempre più tragico, anche al temperamento più ottimista?” e anche noi, dopo 64 anni, siamo qui a chiedere al mondo delle professioni e al mondo dell’Accademia: “E ora, che ne facciamo del ruolo del pianificatore?”.

I principi e le convinzioni che abbiamo enunciato appaiono tanto più centrali in questo momento particolare che tutti stiamo vivendo. Esso ci suggerisce di ripensare al futuro e al ruolo, non secondario, che noi urbanisti possiamo avere per tracciare nuovi sentieri di sviluppo per il nostro Paese, soprattutto nel ripensare i nuovi modelli di città del futuro (tecnologiche, verdi, con nuovi luoghi di socialità). Siamo convinti che di fronte queste nuove sfide la figura del pianificatore sia essenziale perché, per formazione ed esperienza, è in grado, insieme ad altre figure esperte, di farsi sensibile interprete in ambito urbano dei mutamenti sociali, economici e spaziali.

Il comunicato stampa