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Prevenzione, la strada tracciata dai Contratti di Fiume. La chiamata del Tavolo Nazionale

23/05/2023

E se la strada giusta fosse a portata di mano? Se occorresse andare sul territorio per rompere il circolo vizioso che ai disastri da dissesto idrogeologico sempre più frequenti nel nostro Paese abbina ogni volta il rituale dibattito sulla lentezza della realizzazione delle opere? È quanto sostiene il Tavolo Nazionale dei Contratti di Fiume, che in un comunicato stampa diffuso dopo il disastro in Emilia-Romagna attacca: “Dopo l’ennesima alluvione - in realtà è dagli anni ’50 che le alluvioni ci colpiscono con sempre maggiore frequenza - dopo altri morti e danni alle abitazioni e al sistema produttivo ci sentiamo nuovamente ripetere che i fiumi sono pericolosi e che la soluzione sta nell’alzare gli argini e nel bloccarli artificializzandone il corso. Negli ultimi 60 anni in realtà è quello che abbiamo fatto, ma sembra che non abbia funzionato, al contrario: in Italia appena piove un po’ di più migliaia di persone continuano ad essere a rischio. Come Tavolo Nazionale dei Contratti di Fiume pensiamo che quando il modo di affrontare un problema di questa gravità fallisce, bisogna cercare altre strade. I fiumi sono parte integrante del territorio e se non vogliamo vivere di emergenze continue (troppa acqua, poca acqua, acqua inquinata) amplificate dal cambiamento climatico, dobbiamo capire che i fiumi sono diventati 'pericolosi' perché in qualche modo abbiamo fallito nella pianificazione e gestione del territorio. Nell’affrontare problemi così complessi, il ruolo delle comunità locali è fondamentale, nessuno da solo può risolvere questo genere di questioni, ma ognuno è importante e collettivamente possiamo fare molto”.

Per la prevenzione quindi il ruolo delle comunità locali può essere fondamentale. Lo strumento che queste hanno a disposizione per fare sentire la loro voce esiste ed è anche molto diffuso, spiega il Tavolo: “In Italia la voce dei circa 200 Contratti di Fiume (CdF) e degli oltre 70 già sottoscritti ci ricorda che le comunità locali vanno ascoltate e che c’è bisogno di partecipazione attiva. Il punto è: vogliamo rassegnarci ad una crisi continua? O vogliamo seriamente affrontare il tema della prevenzione, manutenzione e rigenerazione dei territori? Il Tavolo Nazionale dei Contratti di Fiume intende dare voce nelle sue assemblee regionali, che si svolgeranno da qui a settembre del 2023, a quell’Italia che non intende rassegnarsi a vivere in una continua emergenza”.

Parte quindi un cammino di sensibilizzazione, rivolto in primo luogo alle istituzioni. Si tratta infatti, spiega Massimo Bastiani, coordinatore del Tavolo (nella foto in apertura), di fare sì che i Contratti di Fiume siano supportati a tutti i livelli, che le azioni che prevedono siano attuate attraverso lo stanziamento delle necessarie risorse e la predisposizione delle procedure: “Le istituzioni ci supportano dal punto di vista generale e riconoscono lo strumento ma per ora essenzialmente da un punto di vista teorico. Vogliamo invece che avvenga in modo sempre più concreto e operativo. Abbiamo dei programmi e ci aspettiamo che le azioni che prevedono vengano attuate. Lo pretendono le comunità locali, che nella costruzione dei Contratti di Fiume hanno un ruolo decisivo visto che la novità più rilevante che li caratterizza è che nascono direttamente dalla partecipazione delle popolazioni, che si organizzano per una migliore gestione dei territori. Non è giusto ed è per giunta molto miope chiamare in causa i cittadini solo per spalare il fango, quando da loro arrivano e sono disponibili contributi preziosi di programmazione. Chi conosce meglio il territorio di chi ci vive da sempre?”

Tre gli obiettivi, tra loro strettamente connessi, dei Contratti di Fiume: prevenzione e protezione dal rischio idrogeologico, qualità delle acque e degli ecosistemi, sviluppo locale sostenibile. Lo strumento come accennato nel comunicato del Tavolo Nazionale è molto diffuso e potrebbe essere prezioso per l’attuazione delle politiche pubbliche. Perché non farne un uso più strutturale e sistematico? “Serve - dice Bastiani - una maggiore responsabilità di tutte le parti e una collaborazione più stretta tra comunità e autorità pubbliche”.



Andrea Scarchilli - Ufficio stampa Istituto Nazionale di Urbanistica