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Nature Restoration Law, la nuova centralità del suolo nelle politiche europee. Parla Fabio Terribile

06/09/2023

La Nature Restoration Law, approvata dal Parlamento europeo nel luglio scorso, nel momento in cui entrerà in vigore (l’iter deve ancora concludersi) avrà un impatto molto profondo sull’approccio alla gestione del territorio. La proposta di regolamento dispone di mettere in atto azioni di restauro che coprano il 20 per cento del territorio marino e terrestre dell’Unione europea. Il secondo step, con scadenza 2050, è arrivare a riqualificare tutti gli ecosistemi degradati.

Per Fabio Terribile (nella foto), professore di pedologia (Dipartimento di Agraria) dell’Università Federico II di Napoli, si tratta di “un provvedimento molto importante. C’è un forte bisogno di leggi che difendano il territorio e in questo caso parliamo di un dispositivo vincolante, il che comporta una forte motivazione a chiedere a tutti gli Stati di attivarsi. Contrastare il degrado del territorio e poi operare per la riqualificazione è un modo di agire che onora una richiesta delle Nazioni Unite per l’SDG15 (land degradation) e che ci lascia sperare. Certo, va contestualizzato nell’ambito delle attività di un Parlamento europeo che è di fatto in scadenza, ma comunque si pone come un tassello di quello che appare un disegno complessivo che conferisce finalmente una certa centralità al tema del suolo”.

Precedenti alla Nature Restoration Law ci sono infatti a livello comunitario la New Soil Strategy, poi lo scorso luglio è stata presentata la proposta di direttiva per il monitoraggio del suolo e la resilienza, è stata fatta la scelta di porre il suolo tra le cinque grandi missioni della Commissione (soil mission), infine emerge l’evidenza che nella nuova Pac (politica agricola comune) il tema del suolo è ampiamente trattato.

Andando nel dettaglio dei contenuti della Nature Restoration Law, Terribile ritiene “il passaggio più importante per il suolo l’obbligo di agire per recuperare le aree degradate. E’ chiaro che così si arriva a mettere assieme competenze e programmi che riguardano l’urbanistica con una parte per così dire più rurale. Nell’urbanistica acquistano forza temi ecologici: recuperare aree significa anzitutto recuperare suoli, cioè porre in essere attività sito - specifiche (in base alle caratteristiche pedoclimatiche) per ridare ad essi fertilità e capacità di produrre servizi ecosistemici. Qui servono interventi complessi, per esempio nelle città, che tengano conto del tipo di suolo e delle specifiche condizioni di degrado. E’ un po’ come se si dicesse: fermi tutti, prima analizziamo lo stato del suolo nella realtà di campo e poi - su questa base - valutiamo gli interventi da fare per rigenerare i suoi servizi ecosistemici”.

E’ importante, ribadisce il professore, sottolineare l’avanzamento complessivo: “Ricordiamoci che solo nel 2014 venne ritirata dalla Commissione europea la proposta di direttiva sul suolo, su cui c’era un’attesa che durava da otto anni. Fu un fallimento che denotò l’incapacità della Commissione di portare avanti la questione per l’egoismo di alcuni stati. La centralità del suolo che finalmente riscontriamo nel quadro legislativo della UE comporterà un adeguato o comunque maggiore stanziamento di risorse. Si tratta a livello europeo di un momento favorevole che evidentemente cozza con il contesto nazionale, dove si riscontra scarsa sensibilità. Da esperto non posso tuttavia ritenermi soddisfatto della sola azione legislativa della Ue: siamo infatti ancora lontani dal mettere in campo le necessarie procedure, gli indispensabili strumenti di implementazione. Da questo punto di vista siamo indietro, la Commissione doveva e poteva fare uno sforzo in più”.

Questo è un aspetto che sta particolarmente a cuore a Fabio Terribile, che da coordinatore del Centro di ricerca interdipartimentale della Federico II (Crisp) ha negli ultimi anni sviluppato Landsupport, un sistema geospaziale di supporto alle decisioni pensato per aiutare amministratori, pianificatori territoriali, agricoltori, operatori turistici e in generale tutti coloro che hanno la responsabilità di gestire, amministrare, programmare i processi di fruizione, tutela e trasformazione del territorio.

In ogni caso, conclude, “guardo con positività a questa attenzione al suolo, che si riscontra anche nell’urbanistica. Ma il tutto va esteso al campo della formazione: la competenza in questo settore deve entrare a far parte del curriculum dei pianificatori. La Nature Restoration Law è senza dubbio una grande opportunità per ripensare l’approccio sia alla città che al territorio rurale, e sinceramente comincerei a lavorare, senza perdere tempo in inutili polemiche e opposizioni varie a queste iniziative della Ue”.

L’articolo con le dichiarazioni di Fabio Terribile apre il ciclo di approfondimento dell’INU sulla Nature Restoration Law.

 

 

Andrea Scarchilli – Ufficio stampa Istituto Nazionale di Urbanistica