INUCOMUNICA

Lettera del nuovo Presidente INU Silvia Viviani

16/12/2013

Care socie, cari soci,
lo scorso 14 dicembre si è insediato il nuovo Consiglio direttivo nazionale del nostro Istituto, che ha eletto le cariche sociali. Sono stata onorata della carica di Presidente. Ne sono anche felice. Sono la prima Presidente donna e assumo la responsabilità di guidare l’Istituto in un momento difficile, che richiede cura, coinvolgimento, sensibilità e idee più e diversamente che in passato.
Dobbiamo unire tradizione e innovazione, elaborare una proposta al contempo di discontinuità, di visione e di azione, aprire un processo comunicativo nel quale si percepisca la possibilità di partecipare al cambiamento. Si produce così autorevolezza, non fondata su rendite passive, ma su patrimoni da innovare, valori consolidati, disaggregati per estrarne contenuti d’immediata riconoscibilità, e sulla capacità di gestire situazioni caratterizzate dall’incertezza e dalla frammentazione. Si pone, pertanto, la necessità di un rinnovamento di metodo e di merito.
L’INU può formulare una visione al futuro, da proporre per tratteggiare ambienti urbani, territori e paesaggi che, in tutto il Paese, garantiscano la risposta alle aspettative delle popolazioni insediate, relative a servizi, sicurezza e qualità estetica, salvaguardia dei territori e dell’ambiente, tenuta e riproduzione dei paesaggi, civismo urbano e inclusione sociale, decoro degli spazi di vita e del lavoro.
I cambiamenti riguardano contrazione del welfare e composizione delle popolazioni insediate; nuovi paradigmi di benessere e coesione sociale; inclusione e multietnicità; molteplicità delle forme urbane.
Possiamo indicare azioni correttive, uno sguardo diverso: reti, tutela dei beni comuni e primari, quartieri ecologici, recuperi di spazi aperti resilienti alle risorse naturali, mitigazione degli effetti del cambiamento climatico, difesa dei suoli e prevenzione, produzione sociale degli spazi pubblici, un ritorno di attenzione alla forma, nuove economie urbane, un procedere per parti e per coerenze.
Mi pare indispensabile uscire dalle secche della discussione a matrice esclusivamente legislativa e procedurale. Vi è stato un periodo lungo, che copre il ventennio a cavallo tra Novecento e Duemila, nel quale, a partire dal modello che abbiamo proposto al Congresso di Bologna all’inizio degli anni Novanta, il contributo dell’Istituto si è specializzato nella definizione dell’impalcato legislativo che avrebbe dovuto sostenere l’innovazione.
La dispersione regionalista e la proliferazione di piani e di leggi, generali e di settore, orfane di un quadro certo dei diritti e dei doveri, non aiutano per l’integrazione e il coordinamento delle politiche. E’ un mondo variegato, che riflette le diversità di contesto e di approccio, lo stato delle politiche e delle istanze culturali, le condizioni strutturali e i portati storici. Spesso i termini ricorrono. Il linguaggio, che pare unitario, si rivela una successione di echi. Ma gli obiettivi che hanno a suo tempo promosso la riforma urbanistica mantengono il loro valore e inalterata è la necessità di perseguire la sostanza dell’innovazione. Le condizioni attuali spingono a ribadire l’utilità della nostra disciplina, innegabile rispetto alle condizioni e ai caratteri delle istanze sociali e delle forme urbane contemporanee.
Al centro vi è un’idea di città come infrastruttura funzionale e territoriale a sostegno della società e dell’economia, con uno sguardo non vincolato dai limiti amministrativi ma attento ai luoghi e con un approccio riferito alle condizioni di contesto e al mutare delle condizioni, che richiede la capacità di gestire processi. Al di là delle molte aggettivazioni della città del futuro (learning city, smart city, green city), i temi rilevanti sono la cura nell’uso delle risorse, da salvaguardare e da mobilitare, un’etica dei beni comuni, una rigenerata efficienza a base degli stili di vita, la creazione delle condizioni di convivenza in spazi diversamente percepiti e vissuti,una concreta risposta alle tensioni verso felicità e sicurezza.
Dobbiamo perciò occuparci di sostenibilità e democrazia, tecnologia e ambiente, innovazione e conoscenza, di contrasto all’impoverimento sociale, culturale e politico, oltre che economico.
Dai lavori congressuali di Salerno ho ricavato la conferma della necessità di un’idea comune, della condivisione di un bilancio critico, dell’utilità del progetto urbanistico e del governo delle trasformazioni territoriali, non separabili da un’idea di società.
Un esercizio faticoso, da condurre in condizioni avverse, che può essere ostacolato da una propensione dell’urbanistica – e dell’urbanista – a caricarsi di mali non propri e a riempirsi di contenuti mutuati da altre discipline. Un esercizio necessario e affascinante, nel quale possiamo utilizzare gli sguardi attenti ed esperti che connotano la nostraformazione, le nostre ricerche e le nostre esperienze di conoscitori e progettisti, per interpretare i fenomeni e le forme urbane, tracciare soluzioni, definire strumenti e regole, individuare azioni e pratiche, riaprire spazi, materiali e immateriali. Città, territori, paesaggi, spazi pubblici, casa e lavorosono temi non astratti, che i progetti di architettura e di urbanistica possono concretizzre, in difesa dei diritti di tutti.
Penso a inclusione e apertura, ad azioni concrete di alta valenza civica e d’immediata concretezza, alle attività di ricerca e di avanzamento disciplinare, a molta formazione, alla presenza sul territorio, al rafforzamento delle sezioni regionali e alle loro attività in rete e collaborazione, alle sinergie fra discipline e professionalità diverse. Dai territori e dalla base associativa trarremo le risorse per liberare le energie necessarie a un rinnovato impegno.
Tutti i modelli piramidali che si organizzano al loro interno e nelle relazioni esterne secondo confronti frontali, con forte autoreferenzialità dei vari soggetti coinvolti, hanno dimostrato la loro inefficacia.
Troveremo le forme per una partecipazione attiva di tutti i soci alla costruzione del programma.
Il nuovo programma sarà l’occasione per condividere un’idea al futuro.
Questa mia lettera è l’avvio di un percorso che desidero condividere con tutte e tutti voi ed è il mio saluto a ognuna e ognuno.
Se volete già mandarmi idee, suggerimenti e proposte, potete farlo scrivendomi all’indirizzo di posta elettronica segreteriapresidenza@inu.it
A presto,
Silvia Viviani

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