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Le città metropolitane del Sud tra innovazione e rilancio. La pianificazione nella nuova fase

16/09/2021

“Margini, confini, frontiere nelle capitali del sud Italia” è il titolo del convegno organizzato dalla sezione Puglia dell’Istituto Nazionale di Urbanistica. Si è svolto il 10 settembre scorso (nella foto di apertura un momento dei lavori) nell’ambito del Festival Biarch con l’obiettivo, spiega il presidente di INU Puglia Francesco Rotondo, “di mettere a confronto le esperienze in corso nelle quattro principali città metropolitane del Sud Italia, che rappresentano il motore di questa area geografica più complessa. Abbiamo voluto indagare, di fronte alle sfide della pandemia e del cambiamento del modello di sviluppo, a che punto si è arrivati e con quali prospettive. Per il Mezzogiorno la fase in corso è decisiva, visto che vanno programmati sia i fondi che derivano dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, che quelli europei del ciclo 2021 – 2027”.

Il metodo scelto è stato quello di far dialogare per ciascuna delle quattro città prese in esame (Bari, Napoli, Palermo e Reggio Calabria), rappresentanti dell’accademia con esponenti delle amministrazioni e di diversi livelli istituzionali nei territori.

A questo proposito Francesca Calace, componente del Consiglio direttivo di INU Puglia e coordinatrice del dibattito, sottolinea che “il confronto dei due punti di vista è stato importante, così come il coinvolgimento di più livelli istituzionali. Infatti, non abbiamo voluto rappresentare le istituzioni come un unico soggetto indistinto. In ambienti complessi le istituzioni vanno considerate nella loro molteplicità e quindi ci è sembrato opportuno coinvolgere rappresentanti dei Comuni capoluoghi, delle Città Metropolitane, di altri attori istituzionali come le Autorità Portuali, per cogliere i diversi sguardi, approcci, strategie di cui si fanno portatori e le modalità con cui costruiscono sinergie. Volevamo comprendere se, attraverso le loro politiche, si evinca una loro assunzione di responsabilità nel guidare il cambiamento. Le scelte strategiche e le iniziative di queste città sono rilevanti perché coinvolgono comunità ampie e attraversate da molteplici problemi, soprattutto al Sud, e perché costituiscono un riferimento e una opportunità anche per i territori esterni o ai margini delle grandi agglomerazioni. Le diversità dei percorsi e degli strumenti utilizzati emerse negli interventi dei relatori ci convincono che il confronto sia utile per l’apprendimento reciproco, vista anche la necessità di migliorare la capacità del Sud di fare sistema, come il direttore della Svimez Luca Bianchi ha sottolineato nel suo intervento. Quindi il dibattito è da proseguire e approfondire”.

Rotondo nota quanto “in tutte le città la fase attuale si caratterizzi per il rinnovamento della classe dirigente, un processo fondamentale quest’ultimo nella prospettiva della gestione futura delle risorse. Tutti riscontrano l’urgenza di aumentare le competenze. Nel caso di Bari emerge il tentativo, da parte del Comune, di cogliere attraverso la conclusione della procedura del Piano urbanistico generale l’opportunità di coordinare le numerose opere pubbliche avviate in una strategia generale che riesca ad amplificarne gli effetti”.

Oltre al direttore della Svimez Bianchi è stato il presidente nazionale dell’INU, Michele Talia, a fornire ai quattro dialoghi sulle differenti realtà metropolitane del Sud indicazioni e riflessioni di carattere più generale. “Il PNRR – spiega – impone la necessità di sviluppare una capacità di proposizione e pianificazione anche a scala metropolitana, che sia in grado di consentire una efficace attuazione delle politiche di intervento, di recuperare a dimensione operativa della pianificazione, di fornire un contributo propositivo al governo del territorio”. Nel suo intervento Talia ha citato, in quanto fondamentale per lo sviluppo delle città e dei territori del Sud, “la elaborazione promossa dall’INU di una proposta di riforma della disciplina urbanistica, attraverso cui il governo potrebbe indicare delle modalità di applicazione di politiche di rigenerazione urbana più incisive e integrate. La rigenerazione urbana costituisce da tempo un obiettivo di fondo delle politiche pubbliche, ma ancora non si fa strada un modello di implementazione che la renda più chiaramente identificabile. Il rischio che corriamo è che l’obiettivo della rigenerazione costituisca un luogo comune nel dibattito urbanistico contemporaneo, ma non fornisca strumenti idonei per portare avanti gli obiettivi che la caratterizzano, che sono anche quelli riconducibili alla transizione ecologica”. Riguardo ai contenuti dei quattro confronti, il presidente dell’INU individua una considerazione comune: “Tutte le aree metropolitane del Sud si polarizzano attorno a un grande porto. Bisogna fare in modo che quelli che sono oggi i terminali di una rete intercontinentale del trasporto marittimo recuperino un ruolo internazionale di vere e proprie ‘capitali’ relativamente alle attività che potrebbero attrarre. Si tratta in altri termini di favorire la localizzazione di funzioni di eccellenza attraverso lo sviluppo dei processi innovativi e la stessa pianificazione urbanistica, per consentire che la caratteristica di essere luoghi di frontiera si coniughi con la capacità di svilupparsi come poli di innovazione a scala globale”.

Francesco Domenico Moccia, segretario generale dell’INU e presidente di INU Campania, ha dialogato con Pasquale Gaudino, dirigente della Pianificazione Territoriale e Urbanistica della Città Metropolitana di Napoli, sulla situazione del capoluogo campano. Moccia ha evidenziato quelle che dovrebbero essere le questioni più rilevanti da affrontare con il Piano territoriale generale, partendo dalla considerazione delle difficoltà di pianificare nel Mezzogiorno e in particolare in Campania, dove ci sono molti ritardi nell’attuazione dei Puc previsti dalla Regione Campania. Moccia ha auspicato in questo senso una revisione della legge generale: “Le norme di governo del territorio vanno viste come strumento per rendere più facilmente attuabili le politiche di coesione, di sviluppo e di transizione ecologica”. Tra le questioni più specifiche sottolineate dal segretario generale dell’INU su Napoli, c’è la difficoltà a mettere in campo azioni complessive di riqualificazione urbana: “In passato ci sono state varie politiche, e anche nel PNRR c’è una misura per l’edilizia sociale pubblica. Manca tuttavia il filone per rigenerare le periferie fatte di edilizia privata povera. E’ necessaria un’opera di riordino, ma anche di emersione dall’illegalità, che riguarda anche l’industria edilizia”. Altra problematica attiene al rapporto tra industria e territorio: per Moccia “le cosiddette Zes sono in uno stato di abbandono fisico e organizzativo. Occorre un programma di riqualificazione delle zone industriali e di ammodernamento dell’organizzazione perché i vantaggi di cui godono le Zes siano effettivamente fruibili. Poi per migliorare l’accessibilità è bene che vadano avanti i grandi progetti infrastrutturali quali l’alta velocità o le linee della metropolitana, ma le maggiori carenze da colmare sono il trasporto pubblico a breve distanza, quello che dovrebbe alimentare le reti su ferro e la gestione del servizio di trasporto locale”.  Il segretario generale dell’INU non ha mancato di rilevare il rapporto tra servizi sociali e dotazioni urbanistiche: “Come ha sottolineato il direttore della Svimez Bianchi la questione meridionale è diventata questione sociale, perché si sono distrutti i servizi sociali, come asili, scuole, assistenza ai minori. Per il rilancio sarà fondamentale prestare attenzione alla struttura della città, per una buona distribuzione urbana dei servizi. Gli attori del riequilibrio sono i Comuni, perché sono i titolari dei servizi sociali”.

Domenico Passarelli, presidente di INU Calabria, è stato coinvolto nel dialogo sulla situazione di Reggio Calabria. Per lui “quando si parla di Reggio non si può che parlare delle potenzialità del suo territorio, che comprende anche e sopratutto il Parco dell’Aspromonte, ferito dai terribili incendi dello scorso mese di agosto, che rientra nelle grandi aree omogenee: l’area dello Stretto, l’area Aspromontana, l’area Grecanica, l’area della Piana, l’area della Locride. Tali aree saranno disciplinate da un apposito Regolamento e partecipano in maniera diretta alla formazione condivisa del piano strategico. Reggio Calabria ha avuto una storia comune a quella della gran parte dei paesi costieri calabresi, caratterizzata dalla fuga dal mare dopo le incursioni saracene. Ha recuperato il suo rapporto col mare negli ultimi trent'anni. Oggi ha un magnifico lungomare e waterfront che contrasta con il degrado crescente delle periferie. La nascita sulla carta della Città Metropolitana ha ulteriormente complicato le cose". Passarelli riporta una interlocuzione avuta con il vicesindaco il quale afferma “che sarebbe stato più logico e coerente con la storia dare vita alla Città Metropolitana dello Stretto. Ma tant'è. Adesso bisognerebbe pianificare uno sviluppo della città metropolitana reggina che guardi all'altra sponda senza dimenticarsi le aree interne, che più soffrono dell'isolamento e mancanza di futuro”.

Detto questo, per Passarelli "il Piano per la città metropolitana rappresenta lo strumento indispensabile e la sede necessaria per coniugare programmazione economica e pianificazione del territorio in un quadro di compatibilità dei molteplici piani di settore. Dobbiamo considerare l’area metropolitana come nodo funzionale strategico per gli scambi culturali e commerciali nel bacino del Mediterraneo, poi come sistema locale che sappia valorizzare le opportunità derivanti dalle possibili economie di integrazione e infine come un sistema locale di offerta turistica di eccellenza in grado di mettere in rete tutte le risorse antropiche e ambientali presenti sul territorio”. A partire da questa visione, per il presidente di INU Calabria il “Piano della Città Metropolitana dovrà rivolgersi alla rigenerazione della città consolidata, ma dovrà altresì prestare attenzione ai temi delle dotazioni urbanistiche e sociali. Il dilemma è se debba costituire uno strumento utile a cogliere le potenzialità della città in nuce, o se debba invece limitarsi a selezionare poche funzioni”.

 

Andrea Scarchilli – Ufficio stampa Istituto Nazionale di Urbanistica