INUCOMUNICA

La sfida della formazione dei nuovi urbanisti

15/02/2024

“I nuovi compiti dell’urbanistica. Il processo formativo di fronte alle sfide della contemporaneità” è il titolo del convegno organizzato dall’Istituto Nazionale di Urbanistica che si è svolto il 9 febbraio al Dipartimento di Architettura dell’Università di Genova. Ha preceduto l’Assemblea ordinaria dei soci ed è stata l’occasione per svolgere una ricognizione sulla necessaria evoluzione della formazione degli urbanisti, dalle prospettive, esaminate nelle tre sessioni, dell’insegnamento e della formazione disciplinare, della professione e delle attività nell’ambito della pubblica amministrazione.
 
La sessione “L’urbanista nell’insegnamento e nella formazione disciplinare” si è articolata attraverso tre interventi. Bertrando Bonfantini che l’ha coordinata ha messo in evidenza la traiettoria involutiva che ha caratterizzato in questi ultimi decenni la formazione per l’urbanistica nell’università, sempre più condizionata da logiche accademiche autoriferite, in uno scollamento della formazione universitaria dal mandato sociale dell’urbanistica, quale sapere pratico radicato nell’amministrazione e nello spazio. Chiara Occelli, per il CUN, ha illustrato nel dettaglio le conseguenze del controverso processo cosiddetto di “Riforma dei Saperi”, in particolare soffermandosi sulla riduzione e compressione dei Settori scientifici disciplinari (SSD) nei nuovi Gruppi scientifici disciplinari (GSD), e sulle relative implicazioni. Massimo Sargolini ha stigmatizzato la paradossale penuria di profili adeguati di fronte alla domanda effettiva di urbanisti, tra geografi interessati anche alle questioni sociali e progettisti di interventi puntuali.

Paolo Galuzzi ha coordinato la sessione “L’urbanista nella pratiche professionali” con l’intento, spiega, “di tenere in forte tensione e dialogo, come nella tradizione dell’INU, il ragionamento sulla formazione universitaria articolato nella sessione precedente con il tema della formazione continua, affrontato dai rappresentanti di ASSURB, dell’Ordine degli architetti e di ANCE. E’ un impegno che accompagna la vita professionale e l’aggiornamento continuo di chi fa urbanistica. Il tema delle lauree professionalizzanti, affrontato dalla Occelli nella sessione precedente, è stato ripreso dalla rappresentante dell’Ordine come questione rilevante in discussione: l’ambizione è quella di costruire percorsi triennali che portino rapidamente e direttamente a una preparazione che possa immediatamente inserire il laureato triennale nel mondo del lavoro, ritenendo decisive le conoscenze di carattere normativo e avere le capacità di seguire, valutare e gestire progetti e processi complessi. Assistiamo in questi anni a un delicato ricambio generazionale che richiede un aggiornamento e, forse, un ripensamento della preparazione e delle competenze, che le nuove sfide della contemporaneità richiedono: alcune nuove esigenze emerse con l’applicazione del PNRR sono da queste punto di vista emblematiche, non limitate ad una risposta finora circoscritta a un programma straordinario. Un’altra questione di grande attualità di cui è si è discusso è la richiesta di una formazione tecnica e professionale che corrisponda anche ad un avanzamento culturale nelle pratiche professionali e nell’esercizio della pubblica amministrazione. Si tratta di sfide che la proposta di legge di principi presentata dall’INU tende a sollecitare a rilanciare verso un modo differente e più utile di fare urbanistica”.
 
Francesca Calace ha condotto la sessione “L’urbanista nella pubblica amministrazione”. E’ stato messo in luce, dice, “uno scenario contraddittorio, in cui ad uno sforzo delle istituzioni europee ed italiane di ri-centrare il quadro delle competenze negli orizzonti della sostenibilità, della complessità e della integrazione corrisponde un significativo impoverimento delle risorse umane nella PA, il permanere di una organizzazione settoriale, la scarsa attrattività dell’impiego pubblico. La terza sessione del convegno ha centrato l’attenzione sui nuovi compiti dell’urbanistica nella PA, dando voce all’ANCI, agli enti locali e territoriali. È emersa l’esigenza formativa di una figura dalla postura specifica e unica: in grado di mettere in campo un sapere capace di coniugare la gestione del quotidiano con le visioni di lungo periodo, di far dialogare competenze e saperi diversi anche in modalità non convenzionali, di costruire l’interfaccia tra politica e gestione operativa, di comprendere e gestire i processi amministrativi attraverso l’esercizio della responsabilità. Tutto ciò chiama in causa, ancora una volta, il processo formativo al centro del convegno”.
 
Nelle conclusioni la vicepresidente dell’INU Carolina Giaimo è tornata sul tema generale del convegno, interrogandosi su quali debbano essere i contenuti formativi di un urbanista che deve affrontare le sfide della contemporaneità, nell’era dell’urbanizzazione. In particolare ha dichiarato: “In relazione a quanto emerso dai tre tavoli tematici che hanno costituito il perno della discussione odierna, abbiamo colto che la formazione dell’urbanista richieda una articolata combinazione tra competenze tecniche e conoscenze di aspetti socio-economici e tecnologico-ambientali, che devono saper variare a seconda del contesto specifico e delle esigenze delle città”. Partendo dal presupposto che la pianificazione sia una attività fondamentale ed essenziale del governo del territorio e ricordando che il piano è uno strumento d’azione pubblica che deve perseguire l’interesse collettivo, Carolina Giaimo ha proposto un “idealtipico decalogo di competenze e conoscenze, definito a partire dagli interventi che si sono susseguiti”, ovvero “competenze di tecnica di pianificazione e progettazione urbanistica sostenibile; di mobilità; di trattamento di dati e informazioni; di comunicazione e partecipazione pubblica”, assieme a “conoscenze delle dinamiche sociali, di legislazione e normative, di economia urbana, di tecnologie emergenti”. In aggiunta Giaimo ha individuato “due importanti competenze che ritengo assai significative nella contemporaneità: gestione del cambiamento e creatività e pensiero critico”.  In conclusione la vicepresidente Giaimo ha sottolineato che “quello odierno è l’inizio di un percorso che l’INU intende intraprendere assieme a tutti coloro che vorranno offrire propri spunti di riflessione, contributi e occasioni di confronto, a partire dagli stimoli e dai caveat emersi dalle tre sessioni del convegno per la formazione dell’urbanista e per il buon governo del territorio”.
 
 
 
Andrea Scarchilli – Ufficio stampa Istituto Nazionale di Urbanistica