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La rigenerazione dei borghi nel PNRR, l’analisi di Passarelli e Gerundo

17/03/2022

E’ scaduto il 15 marzo il bando predisposto dal Ministero della Cultura nell’ambito del percorso del Piano nazionale di ripresa e resilienza che finanzierà progetti di rigenerazione dei borghi. Il miliardo di euro a disposizione è stato collocato in due linee. La prima andrà a sostenere un progetto per ciascuna regione. Le risorse della seconda (in tutto 580 milioni di euro) saranno contese da progetti per la rigenerazione culturale e sociale presentati da Comuni in forma singola o aggregata (fino a un massimo di 3) con popolazione residente complessiva che non superi i cinquemila abitanti: si conta così di finanziare interventi in 229 borghi.

Domenico Passarelli, presidente della sezione Calabria dell’Istituto Nazionale di Urbanistica, ha esaminato la portata e le opportunità di quest’ultima linea di finanziamento. Nell’articolo esprime l’auspicio che nei progetti che concorrono “si sia assunta una diversa consapevolezza rispetto ad un modo tradizionale di intendere il recupero dei centri storici. Non più e non solo rivolto al patrimonio edilizio esistente ma gli interventi, iniziative e attività relative alla rigenerazione attengono all’ambito culturale, declinato anche nei suoi collegamenti con ambiti dell’istruzione, ricerca, welfare, ambiente, turismo, nell’obiettivo di incrementare quantitativamente e qualitativamente i servizi, razionalizzare l’offerta e la sua gestione, rafforzare indirettamente le filiere produttive collegate. A solo scopo di memoria si ricorda che il progetto locale di rigenerazione culturale e sociale dovrà prevedere un numero minimo di 10 interventi di valorizzazione di siti culturali e turistici che dovranno essere ultimati entro giugno 2026 e di questi almeno 6 dovranno essere ultimati entro giugno 2025. Si fa riferimento a interventi materiali e immateriali (compresi nell’elenco di cui all’articolo 5 dell’Avviso pubblico) realizzati nei siti culturali e turistici dei borghi, anche nei Comuni in forma aggregata. Nella definizione di ‘sito culturale e turistico’ possono rientrare anche quei luoghi/spazi ove le attività/funzioni sopra elencate vengano attivate o acquisite attraverso il progetto in questione. Considerata l’importanza strategica di questo Avviso e di quanti ne seguiranno ci si auspica che gli Enti abbiano predisposto ‘in tempo’ una struttura qualificata e, qualora gli esiti non risultassero positivi, facciano tesoro di tale occasione in una visione prospettica considerando il bando borghi un punto di partenza di un percorso sinergico, unitario e sostenibile”.

Roberto Gerundo, proboviro dell’INU nazionale e assessore all’Urbanistica del Comune di Pozzuoli, ha osservato da vicino gli effetti sul territorio della linea di finanziamento in questione. Ha partecipato infatti a un “punto di supporto” ai Comuni organizzato nella provincia di Avellino dall’Ance locale e dall’Università di Salerno, in cui è docente, contribuendo così a progettazioni anche intercomunali. La sua valutazione è in chiaroscuro. Partendo dagli aspetti positivi, dichiara di avere rilevato “una mobilitazione formidabile da parte dei Comuni che, in generale, hanno manifestato grande sensibilità, superando positivamente le remore campanilistiche tipiche soprattutto del Mezzogiorno. Sono state presentate molte proposte di innovazione sia fisica sia culturale e sociale. La speranza è che i finanziamenti possano incidere realmente anche se, in proporzione, interesseranno pochissimi comuni. Ho notato positivamente, inoltre, che altre Università si sono rese disponibili in Campania a supportare le progettazioni dei Comuni”.

La componente problematica, prosegue Gerundo nel suo ragionamento, è che “in generale faccio fatica a vedere a cosa possano servire queste risorse nei termini concreti di un’inversione di tendenza a breve. Parliamo di comuni spesso sull’orlo del collasso sociale a causa di vere e proprie desertificazioni demografiche, causate da mancanza di nascite o dalle migrazioni. Le risorse sono limitate e per di più non sono connesse a uno shock che dovrebbe essere immediato. Tutte le ipotesi di infrastrutturazione, anche laddove andassero in porto, non potrebbero che richiedere tempi lunghi. La vera urgenza per questi territori è offrire strumenti che servano al loro ripopolamento, che si può conseguire portando forza lavoro interessata a rimanere sul territorio. Una via possibile è l’agricoltura attraverso l’utilizzo dei suoli abbandonati, il cui recupero e utilizzo può essere rapido. La crisi bellica e le preoccupazioni per l’approvvigionamento alimentare non fanno che dare quota a questa possibilità che per realizzarsi necessita di incrociarsi con le grandi rotte migratorie che arrivano sul nostro territorio. Sono svariati i casi analoghi a quello del Comune di Greci, in provincia di Avellino, che supportiamo nella pianificazione urbanistica come Università di Salerno, nel quale preesistono strutture abitative, peraltro in buone condizioni, in grado di accogliere complessivamente 3000 abitanti e che conta, invece, appena 700 residenti. A questo tipo di politica si possono abbinare, ma in seconda battuta, interventi di rigenerazione urbana, che altrimenti finirebbero per applicarsi a territori in cui verrebbe a mancare la popolazione che ne potrebbe fruire”.

 

Andrea Scarchilli – Ufficio stampa Istituto Nazionale di Urbanistica