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La rigenerazione dei borghi nel PNRR, parla Alessandro Sgobbo. Tra l’insufficienza dei fondi e la latitanza dell’urbanistica

21/04/2022

I fondi stanziati nell’ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza per la rigenerazione dei borghi sono insufficienti rispetto agli obiettivi e i parametri di valutazione poco chiari, in un quadro generale in cui l’urbanistica è decisamente poco considerata. E’ quello che ritiene Alessandro Sgobbo, componente del Consiglio direttivo della sezione Campania dell’Istituto Nazionale di Urbanistica. Il miliardo messo a disposizione dal bando predisposto dal Ministero della Cultura è stato collocato in due linee. La prima andrà a sostenere un progetto per ciascuna regione. Le risorse della seconda (in tutto 580 milioni di euro) saranno contese da progetti per la rigenerazione culturale e sociale presentati da Comuni in forma singola o aggregata (fino a un massimo di 3) con popolazione residente complessiva che non superi i cinquemila abitanti: si conta così di finanziare interventi in 229 borghi.

Sgobbo è coinvolto direttamente, ha seguito con Adelina Picone la candidatura in forma aggregata di due Comuni in provincia di Caserta. Il loro lavoro discende da un accordo di collaborazione e supporto scientifico tra i due Comuni e il Dipartimento di Architettura dell’Università Federico II nella quale Sgobbo e Picone sono docenti. Per l’esponente di INU Campania “i fondi stanziati per la linea B sono sicuramente insufficienti rispetto alla enorme quantità di progetti sul tavolo. Basti pensare che dalla sola Campania sono arrivate poco meno di 200 proposte e che ne sarà finanziato appena il 12 per cento. E’ evidente lo squilibrio tra le risorse a disposizione per la linea A e la linea B, che tra l’altro consentiva una maggiore mobilitazione di piccoli e piccolissimi comuni. Un divario analogo a quello riscontrato nel Pinqua, dove i progetti pilota si sono trovati nettamente più avvantaggiati dal punto di vista della disponibilità dei fondi”. Inoltre, spiega Sgobbo, “si tratta di Comuni piccoli che molto spesso hanno avuto una difficoltà estrema ad organizzarsi, a causa della complessità delle competenze richieste. Si tratta di una circostanza che non potrà che penalizzare la qualità progettuale”. Problemi anche sul versante della strutturazione del bando: “I criteri di valutazione sono abbastanza in linea e coerenti con quelli che sono gli obiettivi ma il livello di progettazione richiesto è vago, non è codificato a sufficienza. I parametri di valutazione non sono chiari e questo non potrà che creare difficoltà alla Commissione incaricata”.

Le criticità presenti nel giudizio di Sgobbo vanno infine inquadrate in una più generale “disattenzione” del PNRR, quella di cui soffre la disciplina e la pratica urbanistica che “è evidentemente ritenuta un processo troppo lento. Nel complesso i progetti che vengono finanziati si riferiscono a uno schema di governo del territorio datato, già conformi ma rispondenti a esigenze superate. E’ inevitabile, i Comuni tendono a non intraprendere percorsi di rinnovo della pianificazione, è una conseguenza della successione a cui abbiamo assistito dal 2009 in poi di misure straordinarie attraverso cui si è volontariamente saltato il processo di rinnovo del governo del territorio. Gli stessi recenti incentivi fiscali, tra cui il cosiddetto superbonus, operano sempre sul livello edilizio, mai urbanistico. Il PNRR ha mancato l’occasione di invertire questa rotta: una parte delle risorse si sarebbe potuta investire per ripensare il governo del territorio nelle nostre regioni. L’esigenza di rapidità è comprensibile, ma l’orientamento che sarebbe derivato dalla pianificazione avrebbe potuto attenuare il rischio che corrono molte delle opere che si realizzeranno attraverso il PNRR, di dare benefici nella fase della spesa ma che si potrebbero rivelare poco duraturi”.

 

Andrea Scarchilli – Ufficio stampa Istituto Nazionale di Urbanistica