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La rigenerazione dei borghi nel PNRR, il caso dell’Emilia-Romagna

31/03/2022

E’ scaduto il 15 marzo il bando predisposto dal Ministero della Cultura nell’ambito del percorso del Piano nazionale di ripresa e resilienza che finanzierà progetti di rigenerazione dei borghi. Il miliardo di euro a disposizione è stato collocato in due linee. La prima andrà a sostenere un progetto per ciascuna regione. Le risorse della seconda (in tutto 580 milioni di euro) saranno contese da progetti per la rigenerazione culturale e sociale presentati da Comuni in forma singola o aggregata (fino a un massimo di 3) con popolazione residente complessiva che non superi i cinquemila abitanti: si conta così di finanziare interventi in 229 borghi.

Quello dell’Emilia-Romagna è uno dei territori in cui si è manifestata, in risposta al bando, una maggiore vitalità. Per quanto riguarda la linea A la Regione ha selezionato il borgo di Campolo con il progetto "A Campolo l’arte si fa Scola”, nel comune di Grizzana Morandi nell’Unione dell’Appennino bolognese. Cristina Ambrosini, responsabile del settore patrimonio culturale, spiega che la sua individuazione è partita dalla pubblicazione, da parte della Regione, di “una manifestazione di interesse finalizzata alla raccolta di proposte progettuali in linea con gli indirizzi dettati dal Ministero della Cultura. La linea A chiedeva una progettualità complessa di rigenerazione culturale, finalizzata a promuovere, valorizzare e gestire il patrimonio di storia, arte, cultura e tradizioni presenti nei piccoli centri italiani, integrando obiettivi di tutela del patrimonio culturale con le esigenze di rivitalizzazione sociale ed economica, di rilancio occupazionale e di contrasto dello spopolamento dei piccoli insediamenti storici all’interno di piccoli o piccolissimi comuni. La rigenerazione deve essere incentrata sugli aspetti culturali ma allo stesso tempo aprirsi a una visione più ampia, prevedendo ad esempio la promozione di nuova residenzialità e di nuove opportunità occupazionali. Abbiamo ricevuto 31 candidature, di queste 10 ritenute più significative: il progetto di Campolo ha avuto tra gli altri il pregio decisivo della fattibilità, anche dal punto di vista del coinvolgimento istituzionale e della popolazione. Verte sulla possibilità di lavorare sul miglioramento qualitativo del borgo sia per quanto riguarda l’edificato storico che per la funzione di approdo di nuove professionalità. Si punta sulla formazione, nel campo edile, valorizzando la tradizione del luogo legata agli scalpellini e alla cura di un paesaggio storico ancora ben conservato. Il progetto presenta alcuni punti di forza nello sviluppo di interventi per rendere il borgo luogo di residenza anche per le maestranze che saranno impegnate nel completamento dell’importante restauro della Rocchetta Mattei, già da ora forte attrattore turistico”.

Per quanto riguarda la linea B, le proposte sono valutate da una Commissione presieduta dal Ministero. Sono pervenute in tutto 1794 candidature dai Comuni italiani con popolazione fino ai 5000 abitanti, in forma singola e aggregata. L’Emilia-Romagna ha risposto con 84 candidature singole e 12 in forma aggregata. Per Ambrosini “un risultato importante, la nostra si conferma una regione vivace, con le autonomie locali reattive nel cogliere le occasioni di sviluppo. Il tasso di partecipazione è inferiore solo a quelli di Toscana e Umbria”. Alla richiesta di una valutazione sulla qualità e l’incisività delle misure del Ministero della Cultura, Ambrosini offre una lettura che va oltre quelle che riguardano la rigenerazione dei borghi: “Per la prima volta gli interventi nell’ambito della cultura non sono solo significativi, ma anche trasversali, andando al cuore della qualità della ripresa, puntando su aree spesso tenute ai margini delle opportunità di sviluppo”. In generale, per quanto riguarda l’impostazione del PNRR, parla di “una mole di risorse ingente, ciò che preoccupa è la ristrettezza dei tempi per la realizzazione degli interventi. Si tratta di una sfida epocale, non mi sento di muovere critiche dal momento che ci sentiamo tutti responsabili nell’interpretare al meglio l’opportunità offerta all’Italia. Sul patrimonio culturale investiamo molto, forse meno sulla formazione dei giovani, rispetto a scelte di altri Paesi come la Francia. La cultura nel PNRR ha un ruolo assai rilevante e ciò è prova della consapevolezza crescente della sua natura trasversale”.

 

Andrea Scarchilli - Ufficio stampa Istituto Nazionale di Urbanistica