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La protesta degli studenti, le urgenze dell’abitare. Parlano Fregolent e Pogliani

31/05/2023

La protesta degli studenti partita dal Politecnico di Milano ha generato nel dibattito politico e pubblico una marcata attenzione sulla frequente carenza nel nostro Paese di alloggi a costi sostenibili, non solo per i fuori sede che frequentano le università in molte città italiane. Laura Fregolent, presidente della sezione Veneto dell’Istituto Nazionale di Urbanistica, è esperta nelle tematiche connesse all’abitare. Giudica positivamente la mobilitazione perché grazie ad essa “finalmente la casa sta occupando come argomento lo spazio che deve occupare, anche nel nostro Paese, visto che in altri europei è sul tavolo da molto tempo. Nel caso specifico degli studenti stiamo parlando anche di diritto allo studio, che passa attraverso la messa a disposizione dei servizi indispensabili, tra cui ovviamente l’abitazione. La questione è molto sensibile perché le risorse in ballo sono molte e gli interessi degli operatori privati elevati, il rischio è che i costi dei canoni si rivelino eccessivi. E’ fondamentale per questo l’intervento del pubblico. Per ora – dice riferendosi alle risorse e alle procedure previste nel Piano nazionale di ripresa e resilienza per l’housing studentesco – le garanzie in questo senso sono troppo poche”.

Alla richiesta di una valutazione sulle ragioni per cui il nostro Paese è così in ritardo, cifre alla mano, nell’offerta di alloggi pensati in modo specifico per gli studenti, Fregolent risponde che si tratta di una disattenzione “che riflette quella più generale che riguarda il sistema pubblico della casa e dell’abitare. E’ da molto tempo che gli stanziamenti non sono più adeguati, forse ci si è cullati nell’illusione che fosse il libero mercato a risolvere i problemi, e dall’altro lato in quella che un’università più regionalizzata, con un pendolarismo più marcato, potesse ridurre la domanda. Ma si vede l’insuccesso. Occorre invertire la rotta, servono più investimenti da parte dello Stato”.

Laura Pogliani, coordinatrice della Community dell’INU “Politiche e servizi per l’abitare sociale”, docente proprio al Politecnico di Milano, sottolinea che “la questione generale è nota e conclamata, c’è una carenza di alloggi a basso costo soprattutto in città come Milano, alloggi in particolare per studenti universitari che vengono a studiare da fuori città. Parliamo di numeri rilevanti: rimanendo nel capoluogo lombardo, su 211mila studenti, l’11 per cento sono stranieri, il 30 arriva da fuori regione. Chi ha avviato la protesta è stato molto bravo a far partire e allargare un dibattito che è uscito dai circoli più ristretti, arrivando sui media generalisti”.

Pogliani fa notare che “questa forte domanda in termini numerici e questa attenzione porta con sé anche un rischio, ovvero che la questione possa diventare una sorta di occasione per una nuova speculazione immobiliare se non è opportunamente governata. Occorrono per questo piani, politiche, misure che si occupino di gestire i finanziamenti. Il PNRR ha stanziato dei fondi aprendo la platea degli attori coinvolti, il controllo va esercitato chiaramente sulla sostenibilità economica dei canoni, non lasciando che siano solo gli operatori privati a fissarli”.

Poi, spiega la responsabile della Community dell’INU, “va governato il contesto. Faccio riferimento alla realtà che conosco meglio: a Milano c’è una richiesta di posti letto aggiuntivi altissima, circa sedicimila unità. Sarebbe molto difficile concentrarli in città, perciò la questione andrebbe gestita in ambito metropolitano. Vale a Milano ma penso anche in altre città metropolitane e universitarie. Questo richiede di occuparsi anche di altri aspetti, che riguardano le infrastrutture, la mobilità, i servizi necessari. Ecco perché la pianificazione è importante”.

Pogliani mette in guardia anche dal rischio di settorializzare gli interventi e di concentrarsi esclusivamente sugli studentati: “La varietà nell’offerta va sempre garantita, vanno fatte case per studenti pensando anche, almeno in molti casi, ad esempio a giovani lavoratori e neolaureati. Non è detto che tutti abbiano voglia di stare in uno studentato. La chiave è la mixité sociale e generazionale, in generale è opportuno costruire politiche che garantiscano case accessibili a prezzi accessibili per categorie di utenti diversificate. Non solo per gli studenti”. 

 


Andrea Scarchilli – Ufficio stampa Istituto Nazionale di Urbanistica