INUCOMUNICA

Il valore aggiunto dei Parchi. Parla il presidente del Gran Paradiso

08/06/2022

Nel 2022 i Parchi nazionali di Lazio, Abruzzo e Molise e Gran Paradiso, i più antichi del nostro Paese, compiono cento anni. Nelle settimane scorse il programma di celebrazione è culminato in un evento a Roma a cui ha partecipato anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. “I due Parchi – spiega Italo Cerise, presidente del Gran Paradiso - hanno organizzato l’evento assieme a Federparchi. Volevamo che fosse un momento importante non solo di celebrazione ma anche di rilancio di tutto quel sistema che si è creato negli anni e che si occupa della tutela della biodiversità e promuovere le attività che svolge. Parliamo di 871 aree tra Parchi nazionali e regionali, aree marine protette, riserve naturali, rete Natura 2000, che costituiscono complessivamente circa il 20 per cento del territorio nazionale. Un dato significativo ma di certo non un traguardo, visto che l’Unione Europea ci chiede, adottando la protezione della natura come una priorità, di arrivare al 30 per cento di territorio tutelato”.

Il Parco Gran Paradiso è universalmente conosciuto per avere salvato dall’estinzione lo stambecco, il suo animale simbolo, diffondendolo prima nel proprio territorio e poi in tutto l’arco alpino. Cerise ci tiene naturalmente a sottolineare che i compiti di protezione della natura non esauriscono la mission dei Parchi: “Dobbiamo occuparci anche di sviluppo socioeconomico dei nostri territori, è un compito che ci è stato affidato dalla legge quadro sulle Aree Protette, la 394 del 1991. Si tratta di un provvedimento importante che ha dato un nuovo impulso alla politica dei Parchi cambiando radicalmente la precedente impostazione, che prevedeva che Parchi storici come il nostro potessero fare solo conservazione in un contesto agro silvo pastorale dove i vincoli erano rigidi e determinavano sacrifici, tanto che le popolazioni facevano fatica a cogliere i vantaggi di fare parte dell’area protetta. Ai Parchi con la 394 viene finalmente  assegnata anche la possibilità di fare sviluppo, naturalmente attraverso attività non impattanti. Ci si riesce collaborando con i portatori di interesse, facendo sinergia con le imprese creando ad esempio marchi di qualità, operando per migliorare l’attrattività turistica. C’è una crescente domanda di natura e i Parchi sono territori privilegiati perché qui l’ambiente è meglio conservato, le aree protette possono mettere a frutto tanti anni di conservazione, a patto che la natura sia fruibile. Abbiamo lavorato tanto su questo, ad esempio attraverso l’educazione ambientale”.

In ogni caso, dice il presidente del Parco Gran Paradiso, “oggi i Parchi sono finalmente percepiti come un valore aggiunto. La fase pandemica ha contribuito e accelerato, dimostrando innanzitutto l’importanza di salvaguardare gli ambienti naturali e mantenere la biodiversità (gli effetti dei cambiamenti climatici nel nostro Parco li abbiamo cominciati a studiare dagli anni Ottanta) anche per contrastare la diffusione di patogeni. I Parchi sono in questo primi attori. Poi la spinta alla ricerca degli ambienti naturali e di condizioni migliori di salute innescata dal Covid ha determinato un aumento dei flussi di visitatori: stare in natura significa stare bene, come è dimostrato anche dal punto di vista scientifico. La sfida è regolamentare questi flussi, fare in modo che non siano eccessivi”.

Un’ultima considerazione sullo strumento a disposizione per affrontare questa importante stagione di cambiamento, la citata legge 394 del 1991 che secondo Cerise “ha un impianto valido da mantenere ma presenta punti critici che devono essere risolti con modifiche specifiche. Penso alla governance (i criteri di nomina dei vertici vanno snelliti), alla gestione del bilancio (chiediamo di lavorare per budget come avviene nei Parchi europei, non più risorse ma di gestire con maggiore autonomia quelle che abbiamo già) e assunzioni per sviluppare le attività che ci sono assegnate, a cominciare dalle figure tecniche come gli agronomi, i forestali, i geologi, gli ingegneri naturalisti, i biologi, i veterinari (c’è solo un Parco in Italia che ce l’ha nella pianta organica), in generale figure specialistiche per fare ricerca, perché Parchi sono laboratori a cielo aperto ”.

 

Andrea Scarchilli – Ufficio stampa Istituto Nazionale di Urbanistica