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Il presidente di Legambiente Ciafani: “Rigenerazione urbana sia obiettivo della ripartenza del Paese”

14/09/2022

A Stefano Ciafani (nella foto di apertura), presidente nazionale di Legambiente dal 2018, abbiamo rivolto alcune domande sui temi all’ordine del giorno del dibattito pubblico e in vista del XXXI Congresso dell’Istituto Nazionale di Urbanistica, in programma a Bologna dal 17 al 19 novembre prossimi.

Presidente Ciafani, proprio nel momento in cui a livello globale si affermava la consapevolezza dell’urgenza di azioni incisive per contrastare il cambiamento climatico, la guerra in Ucraina e il conseguente shock energetico, che ha colpito in modo particolarmente duro l’Europa, hanno ridato argomenti, anche nell’ambito della campagna elettorale per le elezioni politiche, a chi vuole che le scelte ecologicamente sostenibili siano rimandate. Come giudica questo dibattito?

Prima l’emergenza sanitaria ed economica da Covid-19, poi le speculazioni sui mercati internazionali dei produttori di gas, infine la guerra scatenata dall’invasione militare russa: siamo nel bel mezzo di una tempesta perfetta che rischia di farci tornare molto indietro nelle politiche ambientali e climatiche. I problemi sono ormai sotto gli occhi di tutti. L’Italia è infatti sempre più soggetta ad eventi climatici estremi ma, nonostante l’evidenza, durante la campagna elettorale i temi della lotta alla crisi climatica sono stati incomprensibilmente sottovalutati. E anche il governo Draghi purtroppo si è caratterizzato più per le politiche orientate alla diversificazione dei paesi da cui ci approvvigioniamo di gas fossile, che alimentano le emissioni climalteranti e non abbassano le bollette, piuttosto che a quelle finalizzate alla riduzione della nostra dipendenza dall’estero, puntando su semplificazioni efficaci e iter autorizzativi veloci, per procedere con urgenza alla realizzazione degli impianti e delle infrastrutture a vario titolo legate alla transizione ecologica.

Un importante versante dell’impegno di Legambiente è sulla manutenzione del territorio, il contenimento del consumo di suolo, la mobilità sostenibile, la rigenerazione urbana, su cui l’INU è impegnato. Quali sono le vostre proposte?

La rigenerazione urbana deve essere un obiettivo centrale della ripartenza del Paese, trasformandolo in un grande eco-cantiere diffuso, a partire dalle periferie. Lo stesso si può dire anche per quello più esteso d’Europa, interessato dalla ricostruzione post terremoto nel Centro Italia. Serve una profonda trasformazione degli edifici (rendendoli più efficienti energeticamente, sicuri sotto il punto di vista sismico e dalla presenza di amianto non solo sui tetti, e garantendo che i miglioramenti siano per tutte le fasce sociali), degli spazi comuni (dalle piazze ai parchi, passando per le ciclabili e per le aree pedonalizzate), dei quartieri e delle scuole, puntando anche ad un nuovo programma di edilizia sociale, attenta ai bisogni dei giovani e fondata sull’innovazione ambientale, e a un imponente piano di foreste urbane, infrastrutture verdi fondamentali per migliorare la resilienza delle città all’impatto climatico e il benessere dei cittadini. In questo scenario auspicabile l’approvazione della legge contro il consumo di suolo non è più rimandabile, come fatto invece purtroppo nelle ultime legislature.

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza è sufficientemente incisivo su questi temi, o vi sono aspetti e approcci che avrebbero dovuto essere impostati diversamente?

In generale il PNRR non è adeguato alle sfide ambiziose che la salute del Pianeta ci impone. Il Paese deve cambiare prospettiva. Non si deve rincorrere la vecchia logica delle grandi opere faraoniche: si pensi al dibattito recente sul Ponte sullo stretto di Messina, quando invece bisognerebbe lavorare sule infrastrutture per la mobilità sostenibile in Calabria e Sicilia. Si deve operare su una grande opera diffusa di innovazione che permetterebbe di ridurre anche le emissioni di gas serra e inquinanti con l’elettrificazione della mobilità urbana, le infrastrutture ferroviarie urbane e pendolari con nuovi treni, la riconversione green dei poli industriali, la diffusione delle comunità energetiche in tutto il Paese, la realizzazione dei grandi impianti a fonti rinnovabili, solo per citare alcuni possibili interventi. 

L’INU nel prossimo novembre terrà il suo Congresso a Bologna. Al centro dei lavori ci sarà l’elaborazione di una proposta di legge di principi sul governo del territorio. Come giudica questa iniziativa?

È un’iniziativa molto importante. L’Italia ha bisogno di accelerare su questo fronte con alcune evidenti priorità. Penso alla semplificazione degli interventi di riqualificazione energetica e di sostituzione di edifici in aree non vincolate che permetta di ripensare completamente il patrimonio costruito nel secondo dopoguerra. Lo stesso vale per la semplificazione degli interventi di rigenerazione urbana, attraverso modifiche alle norme vigenti che consentano ai Comuni di individuare aree dove realizzare interventi coordinati di riqualificazione degli spazi pubblici e privati, di realizzazione di edifici di edilizia sociale. Ma è fondamentale anche procedere alla riscrittura dell’intera normativa sui bonus edilizi nella forma di vere e proprie norme tecniche, perché le continue modifiche normative approvate li hanno reso molto difficili da interpretare anche per gli addetti al settore. Occorre dare certezze agli investimenti e prevedere una diversa modulazione del bonus, premiando con percentuali maggiori i lavori che puntano alla maggiore efficienza energetica e le fasce di reddito più deboli. Su questi fronti la collaborazione della nostra associazione non mancherà.

 

Andrea Scarchilli – Ufficio stampa Istituto Nazionale di Urbanistica