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Il presidente del CNAPPC: "Il Paese ha bisogno della riforma del governo del territorio"

12/08/2022

Francesco Miceli (nella foto), libero professionista, già Presidente dell’Ordine degli Architetti PPC di Palermo, è da oltre un anno Presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori (CNAPPC). Gli abbiamo rivolto alcune domande. 

Presidente Miceli, dal 17 al 19 novembre l’Istituito Nazionale di Urbanistica terrà a Bologna il suo XXXI Congresso, che sarà incentrato su una proposta di nuova legge di principi sul governo del territorio. Come giudica questa scelta e questa iniziativa? 

Scelta attualissima. Il Paese ha assoluto bisogno della riforma del governo del territorio senza la quale non è possibile attuare strategie di transizione ed innovative. Le programmazioni del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), i fondi UE, hanno come scenario, infatti, città e territori, bisogna sapere coniugare programmazione delle risorse con i principi di difesa dell’ambiente, degli ecosistemi, del paesaggio e della biodiversità. Ma occorre anche ripensare la città per determinare nuovi modelli abitativi e di vita coerenti con i principi della prossimità e dei processi inclusivi. Nuovi paradigmi che devono avere nella qualità del progetto il loro fulcro determinante. Ritengo, quindi, indispensabile proporre un ampio confronto sul tema governo del territorio che è la chiave per affrontare l’insieme dei cambiamenti sistemici di cui abbiamo bisogno.

La pandemia ha aperto una fase di grandi trasformazioni che riguardano anche la professione degli architetti. Quali sono stati i cambiamenti, e come eventualmente chiedete di accompagnarli?

La pandemia sta accelerando il ripensamento sul futuro delle città e sulla vita delle comunità, stimolando nuove idee di modelli urbani alla ricerca di una soluzione del conflitto tra “distanziamento” e nuova socialità. La città post pandemica sarà policentrica - senza un centro e una periferia – con i cittadini non più condizionati dal fattore tempo: una città con a disposizione, nel luogo in cui si abita, ciò di cui si ha bisogno, ma anche in grado di collegare velocemente l’insieme delle diverse parti della città. Ciò richiede una politica della mobilità e una strategia di rigenerazione urbana per superare il vecchio modello della città divisiva incentrata sulla dicotomia tra centro e periferia. Da questo punto di vista occorre dotarsi di programmi e progetti urbani in cui ambiente, tecnologia e digitalizzazione siano messi a sistema con la rigenerazione urbana per migliorare in senso qualitativo la vita di tutti i giorni. In questo contesto la valorizzazione e qualità degli spazi pubblici, e la loro funzione pedagogica e sociale, assumono un particolare rilievo nello sviluppo di una visione contemporanea della città ed un passaggio ineludibile verso la transizione ecologica.

Vi soddisfano l’approccio e i contenuti del Piano nazionale di ripresa e resilienza oppure avevate sollecitato un altro tipo di misure? 

Il PNRR ha creato le condizioni perché il Paese possa avviarsi verso un futuro di innovazione, transizione ecologica e green community. Tuttavia, ravvisiamo alcune criticità. Molte risorse per i sistemi urbani ma assenza di politiche per ripensare la città e qui sarebbero indispensabili i nuovi principi del governo del territorio e nuovi strumenti, più agili e flessibili, che consentano l'attuazione delle necessarie trasformazioni. In tema di rigenerazione urbana, ad esempio, le proposte scaturite mancano di una compiuta visione. La rigenerazione urbana non riguarda solo il tema del recupero/riuso del patrimonio edilizio esistente, ma è un processo articolato che deve tenere conto di molteplici aspetti che vanno ricondotti ad una sintesi unitaria. Abbiamo bisogno di norme di incentivazione dei processi ma anche di chiare politiche e strategie urbane.

Quali sono i prossimi impegni che attendono il CNAPPC?

Siamo in una fase in cui è necessario intervenire su un ampio ventaglio di questioni, una fase di profonda revisione che richiede il coraggio di innovare in tanti aspetti dell’organizzazione sociale ed anche all’interno del mondo professionale. Proseguiremo nei prossimi mesi il lavoro iniziato su importanti temi quali: la legge per l’architettura ed il paesaggio, la riforma del codice dei contratti, la riforma del governo del territorio, la centralità del progetto. Ma siamo dell’avviso che bisognerà dare un affondo alla riforma delle professioni ed al ruolo del sistema ordinistico e per fare ciò abbiamo bisogno di riscrivere in maniera innovativa il rapporto con la società e con la politica.

 

Andrea Scarchilli - Ufficio stampa Istituto Nazionale di Urbanistica