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Il neopresidente di INU Emilia-Romagna: “Qui ancora un laboratorio”

26/10/2023

Vittorio Emanuele Bianchi è stato recentemente eletto presidente della sezione Emilia-Romagna dell’Istituto Nazionale di Urbanistica. Architetto, già dirigente dell’ufficio tecnico del Comune di Casalecchio di Reno, attualmente coordinatore scientifico del piano urbanistico generale dell’Unione dei comuni Valli del Reno Lavino Samoggia, sottolinea che il suo mandato sarà fortemente caratterizzato dallo studio e dall’osservazione dell’esito dell’applicazione della legge regionale 24/2017 sulla tutela e l’uso del territorio. Un provvedimento che è stato già al centro dell’attenzione dei lavori della Rassegna urbanistica regionale e del Congresso nazionale dell’INU che si sono svolti lo scorso anno a Bologna. 

“Il nostro impegno – spiega Bianchi - sarà cogliere tutte le implicazioni della legge 24/17. Siamo convinti che sia oltre il contesto locale l’opportunità di approfondire come evolve la forma del piano urbanistico all’ingresso del ventunesimo secolo, come le componenti necessarie di uno strumento urbanistico si intersecano in modo nuovo. Consideriamo questa legge un laboratorio utile a monitorare la mutazione dello strumento urbanistico, come verrà attuata e quali sfide dovrà affrontare, riuscendo nello stesso tempo ad affermare la propria centralità nell'ambito del governo del territorio”.

Una prospettiva di approfondimento chiaramente connessa con il cantiere dell’INU sulla proposta di una nuova legge di principi sul governo del territorio. “Certamente – conferma il neopresidente – perché vogliamo anche capire come il modello di legge che è stato adottato nella nostra regione possa fornire esperienze utili alla costruzione di una nuova legge nazionale di principi. Che è fondamentale: se non si rammenda il disordine legislativo a livello superiore, le Regioni nelle loro riforme saranno sempre frenate”.

L’urbanistica dell’Emilia-Romagna pare quindi segnalarsi ancora una volta con la volontà di esprimere innovazione. Ricorda infatti Bianchi che “fu qui che nel 2000 venne individuato un modello di pianificazione in cui si separava la componente strategica - strutturale da quelle operativa e regolativa del Piano Urbanistico Comunale. Quell’elaborazione era figlia dalla proposta del 1995 dell’INU”.

In base alla nuova legge dell’Emilia-Romagna i Comuni entro la fine del 2023 devono adeguare i propri strumenti urbanistici. La legge trasferisce nel governo del territorio i principi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030, individuando come elemento centrale del nuovo piano urbanistico la Strategia per la qualità urbana ed ecologico ambientale e definendo un modello di piano flessibile per gestire le transizioni in atto. La parte più innovativa è quella in cui si stabilisce che il piano urbanistico generale deve dare centralità alla rigenerazione dei profili qualitativi del territorio, riferendo a successivi strumenti operativi la conformazione definitiva della proprietà dei suoli coinvolti in trasformazioni complesse, le quali dovranno necessariamente essere coerenti agli obiettivi qualitativi posti ex ante.

Un altro importante impegno del mandato 2023 -2025 riguarderà il contributo che la pianificazione territoriale ed urbanistica può dare alla prevenzione e alla gestione dei cambiamenti climatici. La ricostruzione dell’ampia parte di territorio regionale colpita dagli eventi alluvionali del maggio scorso mette in evidenza che gli interventi coinvolgono tutti i livelli istituzionali: "Per raggiungere le condizioni di resilienza di un territorio è importante mettere in fila i diversi livelli di pianificazione e programmazione: si tratta di un’operazione complessa, influenzata anche dai tempi di erogazione dei finanziamenti di competenza di ciascun livello istituzionale”.

 

Andrea Scarchilli - Ufficio stampa Istituto Nazionale di Urbanistica