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Il governo del territorio nella nuova Sardegna

29/02/2024

Le elezioni del 25 febbraio hanno aperto un corso politico e istituzionale in Sardegna. La nuova presidente è Alessandra Todde. L’orizzonte di un’intera legislatura dà la possibilità di impostare un ciclo di riforme per innovare e mettersi al passo con i tempi. Vale anche per il governo del territorio, dove le leggi e gli strumenti sono particolarmente datati: la legge urbanistica, la 45, è del 1989, il cosiddetto decreto Floris che detta le regole per realizzare i piani risale addirittura al 1983.

"È chiaro – dice Francesco Licheri, presidente della sezione Sardegna dell’Istituto Nazionale di Urbanistica – che alcune situazioni che si sono incancrenite hanno ora maggiori possibilità di essere sbloccate. Il nostro supporto per questo obiettivo è massimo. Le ultime quattro legislature regionali si sono tutte aperte con il proposito di approvare una nuova legge urbanistica, ma per diverse ragioni non si è mai arrivati a compimento. L’impianto della legge in vigore è molto vecchio, e non potrebbe essere altrimenti, visto che ha 35 anni. Ma condurre in porto una legge urbanistica richiede tempo, impegno e volontà politica: è un lavoro da impostare subito, all’inizio della legislatura, per evitare quanto è successo in quelle precedenti". 

Licheri espone le ragioni per cui è diventato persino impellente rinnovare la legislazione e gli strumenti urbanistici in Sardegna, oramai più di una questione tecnica: “E’ vero che parliamo di regole, ma le regole per il governo del territorio devono essere coerenti con la Sardegna attuale e funzionali ad una visione della Sardegna dei prossimi anni che il governo e il parlamento regionale devono proporre. Senza una riforma del sistema delle leggi per il governo del territorio - dice il presidente di INU Sardegna - è difficile gestire le esigenze, i problemi che caratterizzano il nostro tempo e offrire risposte non dettate dall’emergenza o, in molti casi, esercitare il ruolo di governo dei processi di trasformazione del territorio. Nella campagna elettorale appena conclusa si ad esempio è molto discusso sul tema degli impianti eolici ma ormai è diventato una costante il dover reagire da parte della comunità e delle istituzioni della Sardegna a proposte di programmi e investimenti che se attuati rappresentano una minaccia per il territorio. E’ necessario e urgente, sull’esempio anche delle esperienze realizzate dai comuni della Sardegna, definire degli strumenti che regolamentino a monte l’installazione di impianti di produzione di energia rinnovabile. Sarebbe più facile affrontare la questione attraverso la definizione di obiettivi, e attraverso una legge che sia funzionale a questi. Negli ultimi anni - prosegue - si è sviluppata poi la consapevolezza dei vantaggi e dell’irrinunciabilità della rigenerazione urbana rispetto al consumo di suolo, della necessità di costruire sul costruito. Ma non si può gestire un cambiamento epocale del modo di organizzare la trasformazione del territorio e le politiche abitative senza un apparato legislativo adeguato, che oggi non prevede strumenti, come esempio la perequazione, che concorrono ad incentivare la rigenerazione urbana. E affidarsi soltanto all’azione taumaturgica del piano casa rappresenta per lo meno una rinuncia al ruolo che compete all’istituzione regionale". 

Licheri, facendo tesoro di quanto è purtroppo accaduto nelle recenti legislature, propone un percorso in due fasi: “Insieme all’avvio della costruzione della nuova legge per il governo del territorio, si può iniziare a dare concretezza al percorso aggiornando finalmente quei i regolamenti, faccio in generale riferimento al decreto Floris in vigore dal 1983, che con la loro rigidità e inadeguatezza condizionano la costruzione dei piani urbanistici. Il decreto Floris si basa su principi degli anni Settanta del secolo scorso che attengono ad esigenze e situazioni completamente cambiate. In base a queste regole si definiscono i piani per zone omogenee rigide e standard, con una concezione della domanda di servizi basata su meccanismi quantitativi. Mentre si dovrebbero garantire le esigenze e i diritti dei cittadini in termini di livelli essenziali di servizi. Su questi temi l’INU ha presentato a livello nazionale una nuova legge di principi: può essere utilizzata per individuare il nuovo sistema di regole, che affronti e proponga il superamento degli standard urbanistici in funzione dei livelli di servizio territoriali come risposta alle nuove esigenze sorte durante la pandemia, che faccia fronte a esigenze come quelle dei piccoli comuni che caratterizzano l’articolazione urbana della nostra regione, e a quelle delle nostre città che spesso affrontano contraddizioni tra situazioni di calo di residenti con fenomeni di congestione e mancanza di servizi adeguati. Si potrebbe inoltre iniziare a fare i conti con quei meccanismi che poi sarebbero fissati nella riforma urbanistica. Potrebbe essere il primo step della riforma urbanistica: una grande marcia comincia con un piccolo passo".

Accanto a questa proposta di percorso di riforma, il presidente di INU Sardegna segnala in coincidenza dell’apertura del nuovo ciclo amministrativo un altro bisogno impellente: “Una riforma delle leggi di governo del territorio necessita, per la sua attuazione, di strutture dedicate e risorse umane. Dalle prime dichiarazioni della presidente Todde è evidente che il tema delle strutture regionali viene posto ai primi posti dell’agenda di governo, con la riforma dell’assetto e delle competenze degli assessorati regionali che ricompongono in un unico assessorato competente decisioni che attualmente sono in capo a diverse strutture assessoriali, come quelle relative al governo del territorio. È un percorso condivisibile. Può essere anche l’occasione per superare una visione novecentesca dell’organizzazione della struttura regionale: perché mantenere separate le competenze della programmazione con quelle del governo del territorio? L’esperienza recente del PNRR (ma vale anche per la gestione dei fondi europei) evidenzia che la mancanza di coordinamento tra gli investimenti e i piani per il governo del territorio non produce risultati ottimali per i territori e le comunità. Va affrontata la questione degli uffici che devono accompagnare e gestire il percorso di approvazione dei piani, carenti in generale di personale e professionalità specifiche. Non può essere tutto centralizzato, fare capo alla Regione proprio quando le ultime riforme hanno ridato ruolo alle Province e confermato le articolazioni sub provinciale (Unioni dei Comuni). Riprendere l’intuizione della legge 45 sulle condotte urbanistiche (questa sì ancora attuale), permetterebbe di dare un servizio alle istituzioni locali che affrontano, con coraggio, il percorso di costruzione dei piani per il proprio ambito territoriale e per le loro comunità".

 

 

Andrea Scarchilli – Ufficio stampa Istituto Nazionale di Urbanistica