INUCOMUNICA

Il fiume Po tra emergenza e nuove ambizioni

22/06/2022

All’attenzione nazionale c’è la crisi idrica che sta colpendo i territori del Po. Meuccio Berselli, segretario generale dell’Autorità di bacino distrettuale del fiume, tratteggia con poche parole una situazione che negli ultimi settant’anni non ha precedenti: “Non ha nevicato durante l’inverno e questo ci ha sottratto il sessanta per cento di copertura nivale indispensabile per gli stoccaggi, non piove da 120 giorni e la temperatura è più alta di almeno tre gradi delle medie stagionali, in molti punti le scorte e la portata del fiume sono in esaurimento. Abbiamo chiesto sacrifici all’agricoltura, attraverso la riduzione del venti per cento dei prelievi d’acqua, per non mettere a rischio l’idropotabile per 750mila persone circa, tra Ferrara e il Veneto. L’unico lago che sta meglio dal punto di vista delle scorte è il Garda e per questo abbiamo chiesto collaborazione. Abbiamo riscontrato anche reazioni di opposizione, c’è discussione ma rimaniamo fiduciosi sulla possibilità del supporto: dobbiamo pensare al bene di tutti e scongiurare danni irreversibili, come ci impone la direttiva comunitaria”.

Se la crisi attuale è particolarmente grave a causa della mancanza del fattore neve è pur vero che è, dice Berselli, “la terza che si registra negli ultimi venti anni e stanno aumentando. Le azioni per rimediare sono diverse e, va chiarito, tutte assieme: predisporre una rete capillare di piccoli invasi, discutere sulla realizzazione di colture meno esigenti di acqua, lavorare sulle depurazioni e sull’efficientamento della rete, oltre che per svuotare le dighe alpine dai sedimenti, per aumentarne la capienza”. 

E’ inevitabile, vista la gravità della situazione, che in questa particolare fase è la crisi idrica che “ruba” spazio tra le questioni che riguardano il fiume Po. Ma c'è una significativa iniziativa che merita attenzione e che entra nel vivo il 30 giugno, quando a Viadana, in provincia di Mantova, proprio l’Autorità di bacino distrettuale del fiume Po assieme al gruppo di ricerca VENTO del Politecnico di Milano presenterà i risultati di un lavoro sinergico che ha portato alla redazione di uno studio per la sperimentazione di nuove strategie per una mobilità lenta e sostenibile in ambito fluviale. E’ di fatto il primo piano di azione della Riserva MAB Unesco Po Grande, riconosciuta tre anni fa, che quindi comincia a sviluppare le sue attività. Si tratta, spiega Ludovica Ramella dell’Autorità di bacino, di "un’area che si estende in 83 comuni, otto province (da Pavia a Rovigo) e tre regioni, che comprende una parte naturale e i comuni rivieraschi e punta a sperimentare un sistema di gestione più integrata – a cui partecipano soggetti che lavorano sul fiume come comuni, amministrazioni di vario tipo, associazioni, imprese - per realizzare progettualità a beneficio della transizione ecologica. Un sistema in cui ognuno porta un tassello sulla base delle proprie competenze”.

Le azioni del progetto della Riserva si sviluppano su tre linee strategiche: filiere e servizi, che comprende la mobilità sostenibile; aspetti ambientali e naturalistici; valorizzazione e messa in rete del patrimonio culturale. Poi ci soni filoni che riguardano i giovani e il collegamento con altri enti e progetti, per facilitare la governance ed evitare le sovrapposizioni. L’Istituto Nazionale di Urbanistica vi aderisce con le sue sezioni piemontese e lombarda: la nascita e l’avvio della Riserva MAB Unesco Po Grande rappresenta, a ben vedere, l’esito naturale e il raggiungimento degli obiettivi che l’INU si era prefissato promuovendo, nel 2017, il Manifesto per il Po, per una progettualità e gestione unitaria dei territori del fiume come sistema complesso interregionale e strategico.

 

Andrea Scarchilli – Ufficio stampa Istituto Nazionale di Urbanistica