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Il Bes arriva nei territori

14/03/2024

Nel momento in cui la pianificazione si concentra sulla dimensione qualitativa, privilegiando l’obiettivo di ridurre i divari e gli squilibri territoriali, il Bes diventa uno strumento utile. Si tratta di un progetto avviato nel nostro Paese nel 2010 grazie all’impulso del presidente dell’Istat Enrico Giovannini, che stipulò una convenzione con il Cnel con l’orizzonte della misurazione del benessere equo e sostenibile. Nel 2013 è stato pubblicato il primo rapporto annuale, mentre nel 2023 è arrivata la sistematizzazione di rapporti regionali, nell’ambito del percorso “Bes dei territori”, di cui è responsabile Stefania Taralli, prima ricercatrice dell’Istituto nazionale di statistica.

Racconta le tappe principali di un cammino laborioso e complesso: “Quando ci mettemmo al lavoro nel 2010, l’obiettivo era quello di definire un framework di misurazione degli aspetti del progresso complementari al Pil, non monetizzabili, che fanno sì che si possa affermare che un Paese abbia raggiunto un certo livello di sviluppo. Il lavoro è stato tecnico e politico, in quanto ancorato alla letteratura internazionale e allo stesso tempo dotato di una riflessione sulle specificità del nostro Paese. L’impianto teorico è frutto una condivisione con la comunità scientifica, con le parti sociali, con i cittadini. E’ importante dire, ad esempio, che sono stati aggiunti degli aspetti particolarmente rilevanti per l’Italia, come il dominio ‘paesaggio e patrimonio culturale’ che non viene misurato in nessun altro Paese occidentale. La scelta è derivata dalla loro rilevanza costituzionale e dal ruolo che ricoprono ai fini dello sviluppo”.

Quando nel 2013 venne pubblicato il primo rapporto Bes, prosegue Taralli, “gli indicatori erano 130. Da allora la manutenzione e gli aggiornamenti sono stati costanti. Da un lato sono sopraggiunte, nel corso del tempo, possibilità di misurazione di nuovi aspetti ed elementi che hanno arricchito il progetto, dall’altro evoluzioni sociali che hanno comportato la necessità di integrare l’approccio. Il concetto di benessere cambia infatti secondo i tempi e secondo la geografia ed è sempre necessario accordare il framework all’evoluzione della società. Il 2020, anche per i mutamenti prodotti dalla fase pandemica, è stato da questo punto di vista un passaggio particolarmente dinamico. Sono state rafforzate alcune dimensioni di misurazione, siamo passati da 130 a 152 indicatori, tra cui quelli che rilevano la digitalizzazione". 

Mentre il progetto Bes cresceva, prendeva vita in parallelo una parte che riguardava direttamente le dimensioni locali: “Anche il Bes dei territori è cominciato a nascere nel 2010. E’ partito con un progetto pilota nella Provincia di Pesaro – Urbino, voluto dal presidente Matteo Ricci. Nell’ambito del piano strategico Provincia 2020 è stato siglato un accordo con l’Istat per replicare su quel territorio gli obiettivi del progetto Bes. Ecco quindi che si è sviluppato un progetto di indicatori territoriali del benessere, partendo anche dalle funzioni degli enti locali. Nel 2013 è uscito il primo rapporto provinciale, dal 2014 le misurazioni sono state estese a 25 province. Poi quando gli enti locali sono diventati autonomi nel portare avanti questa attività le strade di Istat ed enti locali si sono separate e nel 2017 l'Istat ha deciso di consolidare i risultati delle sperimentazioni avviando di fatto in modo strutturale il progetto del Bes dei territori. Gli indicatori sono stati profondamente revisionati per diventare la base per una diffusione che l’Istat cura annualmente. Nel 2023 è arrivato il progetto per diffondere dei report regionali”.

L’utilità del progetto Bes, e della sua evoluzione locale, è che gli indicatori “ci danno una misura accurata delle differenze territoriali, anche se va chiarito che attraverso il Bes non misuriamo la disponibilità di servizi ma i risultati in termini di benessere delle persone, quindi non tanto l’esistenza quanto l’accesso a un determinato servizio. L’efficacia della sanità, ad esempio, si può desumere dall’indice di mortalità evitabile o dal tasso di emigrazione ospedaliera, dell’istruzione dalla partecipazione al sistema scolastico o dai risultati delle prove Invalsi. La lente del Bes per fare pianificazione è utile ma non può essere esclusiva: informa sul contesto, individua i bisogni, i punti di forza e di debolezza, le carenze. Aiuta a capire dove intervenire”. Nel 2023 alla produzione dei report hanno lavorato direttamente 80 persone. 

Rilevanti gli indicatori che riguardano il clima, misurando nei territori provinciali la durata dei periodi caldi, di quelli senza pioggia e di quelli con precipitazioni eccessive. Monitorata anche l’esposizione al rischio frane e al rischio alluvioni, con le informazioni sulla fragilità dei territori rapportate in base alla densità della popolazione. Una peculiarità del progetto “Bes dei territori” consiste nella presenza di analisi dettagliate a livello provinciale, che consentono di valutare gli squilibri all'interno di ciascuna regione leggendo le differenze provinciali sulla base dei settanta indicatori, analisi senz’altro utile come riferimento per la pianificazione strategica.

 

 

Andrea Scarchilli – Ufficio stampa Istituto Nazionale di Urbanistica

 

In apertura foto 12019 da Pixabay

 

Area del sito Istat dedicata al Bes La misurazione del benessere (BES) (istat.it)
Area specifica del Bes dei territori Il Bes dei territori (istat.it)
Scaffale dei 20 report BesT 2023 Il benessere equo e sostenibile dei territori - Report regionali - Anno 2023 (istat.it)
Link ai dati Bes dei territori | IstatData e al sistema di visualizzazione interattiva del Bes e del Bes dei territori