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Governo del territorio, serve la legge di principi. Parla il presidente del CeNSU

03/08/2022

Paolo La Greca, presidente del CeNSU (Centro Nazionale di Studi Urbanistici) dal 2018, sottolinea l’importanza del lavoro approfondito condotto assieme all’Istituto Nazionale di Urbanistica e alla Società italiana degli urbanisti (SIU), fortemente proiettato verso il Congresso dell’INU in programma a Bologna dal 17 al 19 novembre: “Si è trattato di un impegno corale che ha coinvolto oltre settanta fra accademici e professionisti volto ad analizzare approfonditamente tutte le leggi regionali in materia di governo del territorio. Gli esiti sono pubblicati da “Il Sole 24 Ore” in un Dossier di 'NT+ Enti Locali & Edilizia' dell’aprile del 2021. A valle di questo lavoro sono stati istituiti sette tavoli, con competenze distinte, che hanno prodotto un documento articolato - pubblicato da 'L’Ingegnere Italiano' nel numero 380 - che mira ad individuare i necessari elementi comuni per risalire alla predisposizione di una legge nazionale di principi sul governo del territorio”, che sarà appunto il cuore tematico del Congresso di Bologna.

Il presupposto è il grande lavoro legislativo condotto dalle Regioni nei loro oltre cinquant’anni di vita, con lo snodo fondamentale della riforma del Titolo V della Costituzione che ha introdotto il governo del territorio tra le materie che rientrano nella legislazione concorrente. Di contro, il quadro nazionale è rimasto fermo alla legge 1150 del 1942 e ai tentativi di riforma contenuti nella legge ponte 765 del 1967, sfociata nel decreto sugli standard.

“Il punto è che questo obsoleto quadro normativo è ovviamente in vigore – spiega La Greca – e in assenza dell’approvazione di una legge di principi esso continua a costituire la cornice all’interno della quale deve operare la legislazione regionale. L’avvio del decentramento regionale negli anni Settanta del secolo scorso e la riforma costituzionale del Titolo V hanno fatto venir meno, da tempo, l’interesse ad approvare una nuova legge nazionale. È accaduto così che le Regioni hanno legiferato per conto proprio, secondo indirizzi e approcci diversi. Tuttavia, ogni volta che si verifica l’eventualità di un ricorso contro le leggi regionali le più alte magistrature, compresa la Corte costituzionale, richiamano il contrasto ai datati quadri nazionali: l’innovazione ne risulta costantemente compressa”.

Le normative del 1942 e del 1967 infatti, dice il presidente del CeNSU, “sono costruite a partire di un modello di Stato e di società completamente diverso da quello odierno. La 765, ad esempio, era orientata, così come gli standard, sulle necessità della città che si espandeva. Intervenire oggi sulla città che esiste, per così dire 'costruire sul costruito' che è l’esigenza principale, contenendo il consumo di suolo o migliorando l’efficienza energetica per la mitigazione dei cambiamenti climatici, necessita di strumenti basati su principi ai quali le Regioni hanno provato ad uniformarsi, singolarmente, recependoli nonostante l’indifferenza dello Stato: per questo abbiamo voluto estrarre quanto di più innovativo hanno fatto le Regioni per individuare i principi quadro sulle quali esse stesse potranno continuare a basarsi”.

Per questo, sottolinea La Greca, “la scelta dell’INU di porre questo tema al centro del prossimo Congresso è corretta, così come quella del ministro Giovannini di formare una commissione che lo sta affrontando. Il momento poi potrebbe essere quello giusto per porre all’attenzione del governo e del legislatore la proposta, visto che sostanzialmente coinciderà con l’avvio della nuova legislatura e delle attività del nuovo governo”.

Validissima e tempestiva, quindi, la scelta di lavorare a una riforma organica. Il presidente del CeNSU disapprova di conseguenza certe tendenze, emerse negli ultimi anni, di ambire a regolamentare la materia per compartimenti, dal consumo di suolo alla rigenerazione urbana: “E’ un grande limite perché queste azioni devono essere riportate a grandissima semplicità, abbiamo scelto anche per questa ragione di individuare principi: un dettato agile che possa a far sì che le Regioni li adattino alle specificità locali. Faccio due esempi che in opposizione confermano la bontà di questa impostazione: la legge sugli standard che deve il suo eccellente risultato alla straordinaria semplicità dell’apparato e la recente legge siciliana, esito di troppo compromessi in Aula al momento dell’approvazione, che è stata esitata con un testo farraginoso e perciò di difficile applicazione. Occorrono pochi principi precisi che possono costituire un momento di sintesi olistica, senza lasciare ai funzionari della PA e ai professionisti che operano per il governo del territorio la fatica di rimettere assieme pezzi separati di legislazione”.

 

Andrea Scarchilli – Ufficio stampa Istituto Nazionale di Urbanistica