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Genova, la città e l’area metropolitana dei progetti

27/07/2023

Quella di Genova come la maggior parte delle Città Metropolitane del nostro Paese non ha ancora un piano metropolitano territoriale aggiornato in vigore. Dopo che la legge urbanistica regionale n.6/2021 ha ottemperato al passaggio necessario per riconoscere lo strumento, la Città Metropolitana ha adottato le linee guida per il nuovo PtgCM. Ad oggi tale percorso è ancora attivo e vede coinvolta anche la sezione regionale dell'Istituto Nazionale di Urbanistica. Spiega le ragioni Giampiero Lombardini, presidente di INU Liguria: “L’ancora vigente piano territoriale di coordinamento provinciale, assieme al suo aggiornamento denominato 'Ptcp2020', è molto apprezzato e per di più piuttosto recente, rivisto poco prima che venissero istituiti i nuovi enti. E’ sufficientemente aggiornato sia nella metodologia che nell’approccio al territorio e presenta una visione ancora attuale dell'area metropolitana”.

Uno dei motivi del ritardo nell’elaborazione del Ptm sta, dice Lombardini, nel fatto che “ha prevalso negli ultimi anni a Genova una linea molto orientata sul progetto, o per meglio dire su un album di progetti. L’approccio del Piano nazionale di ripresa e resilienza non ha fatto altro che incentivarla ed è inevitabile che questa tendenza si estenda anche alla città metropolitana, visto che è molto accentrata sul capoluogo (sono pochi, e molto piccoli, i comuni che si confrontano con quello di Genova), dato anche l’approccio pragmatico adottato dal sindaco e della sua Giunta. Si è aggiunto a ulteriore elemento di accentuazione il crollo del Ponte Morandi e il conferimento al primo cittadino Bucci del ruolo di commissario straordinario, anche oltre l’effettiva avvenuta ricostruzione. E’ in sostanza uno scenario di governance molto particolare”.

Il presidente di INU Liguria ammette che un giudizio su di esso è difficile da esprimere: “Non si può dire che non abbia portato dei risultati. Tutto quello che ad esempio si è innestato a partire dalla ricostruzione del ponte ha valorizzato e innovato alcuni strumenti, come il PUMS. Gli interventi in corso sono numerosi e rilevanti, la città sta cambiando: rimane l’interrogativo se il risultato non avrebbe potuto essere migliore se inquadrato in un quadro strategico complessivo. Molte opere, come quelle finanziate dal PNRR, si sono appoggiate al vecchio piano territoriale di coordinamento o ne costituiscono una sua evoluzione”.

Oltre al nuovo ponte sul Polcevera, il San Giorgio, merita una citazione la diga foranea, i cui lavori sono iniziati a maggio. Per Lombardini “dovrebbe essere valutata attentamente. Si è privilegiato l’elemento della rapidità, come da impostazione del PNRR, ma esistono dubbi sul rapporto costi – benefici. Si sa che costerà ben oltre il miliardo di euro, tuttavia, in termini di traffico portuale realmente aggiunto, non appaiono ancora pienamente valutabili i complessivi vantaggi. Avrà sicuramente impatti urbani molto rilevanti con uno spostamento complessivo verso mare delle aree portuali. La linea di demarcazione porto – città sarà coinvolta in questo processo e ci saranno conseguenze importanti sull’assetto della città. Un’ulteriore più generale valutazione riguarda l’opportunità e l’efficacia che il Piano nazionale di ripresa e resilienza concentri in modo così significativo i fondi dedicati al sistema portuale italiano su una singola opera di cui di fatto beneficerà una sola città”. 

Altri interventi da ricordare nel capoluogo ligure sono la riqualificazione del waterfront di Levante, il tunnel sub – portuale che potrebbe portare alla demolizione della sopraelevata e alla riqualificazione urbana delle aree degli innesti. “Di sicuro – prosegue Lombardini – è una fase molto dinamica per la città metropolitana, che si sta orientando verso un disegno generale di riassetto. Questo non avviene ancora con la pianificazione bensì attraverso la composizione di progettualità diverse”.

Quanto al territorio al di fuori della città di Genova, il presidente di INU Liguria ricorda che si costituisce in buona parte con le caratteristiche tipiche delle aree interne: “Due sono aree pilota della Strategia nazionale. Si registra su questo versante un attivismo della Città Metropolitana, una regia che è molto positiva. Si tratta del resto di territori molti vicini alla città e di relativamente facile accessibilità, che col loro patrimonio diffuso fungono da 'standard di area vasta'”.

I precedenti articoli del ciclo di approfondimento sugli iter dei Piani territoriali metropolitani hanno riguardato: 

MilanoNapoliBolognaTorinoFirenzeBariCagliariCataniaReggio CalabriaPalermoMessina e Roma.

 

 

Andrea Scarchilli – Ufficio stampa Istituto Nazionale di Urbanistica