INUCOMUNICA

Friuli Venezia Giulia, disegno di legge sull'ordinamento delle Unioni di Comuni. L'Inu chiede parole chiare sui poteri di pianificazione

22/10/2014

In attesa che la Regione si doti di una nuova legge urbanistica che vada a colmare l’attuale regime transitorio che perdura da oltre sei anni è necessario che fin da subito, nel progetto di legge “Panontin”, la Regione ponga le condizioni necessarie affinché si dotino le Unioni dei comuni degli strumenti necessari a rendere operative le loro previsioni di sviluppo attraverso, in primis, il conferimento a esse della pianificazione strutturale. L’espressione con cui si attribuisce, all’Unione dei comuni, la “pianificazione territoriale di livello sovracomunale”, è di grande importanza strategica. Nell’ultima versione del testo del progetto di legge, però, questa espressione cambia e diventa, invece, “programmazione territoriale di livello sovracomunale”. Questo cambiamento, apparentemente insignificante, implica invece un enorme cambio di significato e “di rotta” con conseguente perdita di efficacia operativa per l’intero impianto della legge.

Nella precedente espressione, infatti, si fa un riferimento inequivoco ad un trasferimento di competenze di “pianificazione territoriale” dai Comuni all’Unione,  mentre nella seconda espressione si fa riferimento ad una generica e non ben definita “programmazione”, termine nel quale può starci dentro di tutto ma con la quale sicuramente non si dota l’Unione dell’unica vera funzione che andrebbe ad acquisire con la prima formulazione. Questa funzione è, appunto, il potere di dare, attraverso la pianificazione territoriale di tipo “strutturale”, un assetto al territorio dell’Unione, il quale una volta approvato dall’Unione, diventa la regola condivisa tra i Comuni che poi dovranno farsi carico solo della pianificazione “operativa”.

Con il piano strutturale in capo all’Unione di comuni si potranno innescare meccanismi virtuosi di perequazione e compensazione territoriale tra i diversi comuni al fine di evitare, come è successo nel recente passato, l’inseguimento di logiche poco virtuose che hanno portato ad una situazione per cui ciascun Comune doveva avere un proprio centro commerciale, un proprio palazzetto dello sport, una o più aree industriali ecc.. Se vogliamo veramente fare un salto di qualità nel governo del territorio è  necessario, da parte di tutti, un cambio di paradigma “culturale”: passare, certamente, a poche e vaste Unioni di Comuni ma dotarle, al contempo, anche degli strumenti necessari per rendere efficaci, sul territorio, le loro politiche di sviluppo. Ai singoli comuni rimarrebbe il compito dell’elaborazione del Piano Operativo (o “Piano del Sindaco”) di durata quinquennale.

Arch. Eddi Dalla Betta
Presidente Istituto Nazionale di Urbanistica, sezione Friuli Venezia Giulia

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Andrea Scarchilli
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