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Adattamento ai cambiamenti climatici, dall’Italia senza piano ad un piano per l’Italia

17/10/2022

Di Simone Ombuen - Ufficio di Presidenza Istituto Nazionale di Urbanistica


La elaborazione del PNACC, il Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici, è stata avviata nel maggio 2016 – sulla base delle indicazioni tracciate dalla Strategia nazionale di adattamento al cambiamento climatico (Snacc) del 2015 e dei relativi rapporti scientifici di base, che furono prodotti nel 2014. Il Piano, in una prima versione, è stato presentato all'allora Ministero dell’Ambiente cinque anni fa, nell'ormai lontano ottobre 2017, e poi pubblicato ufficialmente nel giugno 2018. Il MiTE nel periodo 2020-2021 ha condotto la consultazione istituzionale sul rapporto preliminare ambientale, e nel mese di settembre scorso la Commissione nazionale VIA-VAS del MiTE lo ha inviato in verifica VAS da ISPRA, avviando così il processo di valutazione endoprocedimentale che dovrebbe portare al varo della versione definitiva. Il PNACC nella versione attuale [1] ha carattere principalmente strategico, ed individua obiettivi generali e specifici, mentre la definizione delle azioni, la individuazione dei soggetti competenti per attuarle e il quadro delle risorse necessarie a sostenerli vanno ancora messi a punto. Da opinioni raccolte in sede MiTE i tempi attesi sono che il piano possa andare in consultazione entro l’anno e che possa essere varato ed entri in vigore entro il 2023.

Senonché la situazione ambientale/climatica dal 2014 ad oggi si è significativamente aggravata. Non solo, ma l’intersezione fra crisi climatica, problemi geostrategici di approvvigionamento energetico e la delicatissima situazione economico-sociale in atto hanno portato in evidenza rilevanti interdipendenze, che segnalano la necessità di una rapida uscita da un insostenibile modello economico basato sulla opulenza dei consumi energetici e delle risorse ambientali, e l’urgenza dell’assunzione di celeri ed efficaci politiche di adattamento agli effetti della crisi climatica.

L’approvazione e l’entrata in vigore del piano avrà rilevanti effetti su tutto il sistema di pianificazione, che è chiamato fortemente in causa; sia per la pianificazione generale di assetto che per quella settoriale, che verranno investite dalla necessità di agire in coerenza con i pressanti obiettivi proposti. E peraltro, secondo i principi di sviluppo sostenibile che il PNACC assume in quanto componente essenziale della Strategia Nazionale di Sviluppo Sostenibile, verranno anche sollecitati in dimensione programmatica settori economici importanti, come agricoltura, infrastrutture, mobilità, energia, ecc., per i quali sarà determinante individuare i percorsi di transizione verso modelli meno insostenibili.

Al punto attuale occorre da un lato approvare il PNACC al più presto, per avere disponibilità degli obiettivi specifici e le azioni in esso individuati; ma sarà anche indispensabile rimettersi subito a lavorare per farne un'altra versione aggiornata, sulla base delle ben più gravi condizioni di cambiamento climatico oggi presenti e delle relative urgenze, nonché dotarlo di risorse certe e di natura ordinaria.

E qui emergono rilevanti difficoltà, che è indispensabile affrontare celermente ed efficacemente; il PNACC attuale per il reperimento del finanziamento delle azioni fa infatti riferimento al quadro programmatico 2018, largamente superato, e che va pertanto riscritto in buona parte; dà inoltre grande importanza alla valutazione ambientale, che è previsto venga estesa in molteplici dimensioni, in palese contrasto con la tendenza alla c.d. "semplificazione", ideologicamente imperante e che in realtà nasconde il diffuso rifiuto di affrontare la situazione di crescenti complessità in cui ci troviamo, come ad esempio testimonia l'ultimo allarmante Living Planet Report [2] del WWF sulla biodiversità.

Da tali premesse emergono due riflessioni.

La prima considerazione, che sfida la capacità di tutta la classe dirigente del Paese, è che il PNACC ha senso solo se coordinato a un più generale indirizzo di politica economica orientato alla transizione ecologica, in grado di restituire al Paese una visione al futuro coerente alla complessità sistemica delle molteplici crisi in corso. Da questo punto di vista le recenti voci di un disaccoppiamento fra temi energetici e climatici nella struttura del nuovo Governo, pur non ben riuscita con il Governo Draghi, non andrebbe in una direzione opportuna, anche in considerazione del fatto che i due temi a livello europeo sono giustamente gestiti unitariamente.

La seconda considerazione, che riguarda più direttamente il mondo della pianificazione, è che dando per scontata la impossibilità di redigere da capo tutta la complessa ed interagente struttura di piani e programmi per il governo del territorio, occorrerà mettere a punto delle metodiche per poter condurre celermente degli stress test, che consentano di valutare il grado di coerenza dei vigenti piani e programmi agli obiettivi energetico-climatici del PNACC, nonché l’utilizzabilità dei loro strumenti operativi alla messa a terra delle necessarie trasformazioni. In particolare, il PNACC sta affrontando il nodo di come costruire un sistema di pianificazione in grado di dimensionare, proporzionare e priorizzare gli interventi in relazione a scenari anziché, come dettano criteri tradizionalmente deterministici, utilizzando proiezioni statistiche condotte a partire da eventi trascorsi. In questa prospettiva i piani di adattamento climatico già avviati e talora approvati dalle regioni possono costituire un importante riferimento [3], in particolare per quanto riguarda le forme di governance assunte, le modalità di trasferimento alla pianificazione territoriale e settoriale di obiettivi e contenuti, ed il coordinamento con le attività di programmazione delle risorse, per sintetizzare da tali esperienze un metodo di governo del territorio che faccia della sussidiarietà e della coerenza i suoi principi fondativi.

Tali riflessioni toccano direttamente la natura e la forma degli strumenti di pianificazione, alle quali l’INU non potrà mancare di dare un suo contributo in occasione del prossimo suo Congresso, dedicato alla definizione di una proposta di legge di principi per il governo del territorio che sia in grado di affrontare le future sfide delle trasformazioni del reale, e degli strumenti di pianificazione e di programmazione in grado di svolgere con efficacia e tempestività i loro compiti.

 

 

[1] La versione del PNACC inviata in VAS la si può scaricare al link https://www.mite.gov.it/pagina/piano-nazionale-di-adattamento-ai-cambiamenti-climatici

[2] https://www.wwf.it/cosa-facciamo/pubblicazioni/living-planet-report/

[3] Cfr. i pareri espressi dalle regioni nel corso delle attività di scoping del PNACC, consultabili al link https://va.mite.gov.it/it-IT/Oggetti/Documentazione/7726/11206