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Da INU Edizioni "Città medie e metropoli regionali"

18/06/2020

È uscito, per la collana “Parole Chiave” di Inu Edizioni, il libro Città medie e metropoli regionali, curato da Roberto Mascarucci, primo esito della ricerca sviluppata dalla Community “Area Vasta e Dimensione Macroregionale”. Il lavoro si candida a riempire di nuovi contenuti disciplinari un vuoto che non è solo legislativo, ma anche e soprattutto culturale, identificabile sia con l’assenza di idonee visioni spaziali riferibili all’area vasta, sia con la connessa inadeguatezza delle politiche urbane.  Queste ultime, oggi, tali da non poter essere attuate con apprezzabili effetti strutturali per via degli inadeguati strumenti di governo definiti dalla cosiddetta “riforma Delrio” e delle scarse risorse a essa destinate dal Pon Metro.

Secondo Mascarucci, nella generale sottovalutazione dell’attenzione strategica riservata alle politiche urbane, il tema delle “città medie” è del tutto ignorato. A parte alcuni tentativi (di studio, più che di azione) che hanno caratterizzato i primi anni di questo secolo, ben poco è stato fatto. E quel che è stato fatto è risultato spesso inefficace. La politica urbana, in Italia, stenta a essere considerata una strategia di sviluppo: il processo di riforma degli enti locali territoriali è bloccato, manca un ente intermedio con funzione di programmazione strategica, le azioni di contrasto all’abbandono dei piccoli borghi sono obsoleti e scarsamente efficaci. In particolare, nulla viene proposto per la struttura urbana intermedia, che è a tutti gli effetti l’armatura portante del Paese. In realtà, il termine città medie è stato finora usato in modo generico e limitativo. Generico in quanto riferito all’intero universo urbano ricompreso tra le Città Metropolitane e i piccoli borghi. Limitativo in quanto basato solo ed esclusivamente sulla classificazione dei centri urbani in funzione della quantità di popolazione che vi risiede.

Ma non tutte le città medie sono uguali: all’interno dell’articolata gamma dei Comuni con popolazione compresa tra 50.000 e 200.000 abitanti residenti si registrano importanti differenze in termini di morfologia e di funzionamento. Se consideriamo la città come luogo specializzato per la fornitura di servizi, possiamo anzitutto operare una distinzione di rango, ovvero valutare i diversi centri urbani in relazione alla quantità e alla qualità dei servizi offerti. In merito a classificazioni di questo tipo si evidenziano, però, alcune perplessità connesse alla sempre minore corrispondenza tra indicatori statistici e influenza reale delle città sul territorio circostante. In chiave progettuale sembra più interessante prendere in considerazione la differenza morfologica e funzionale tra le città che continuano a esercitare un ruolo attrattivo come polo di riferimento territoriale e quei sistemi urbani che invece si rapportano con il territorio stabilendo un’articolata e complessa rete di relazioni. Il funzionamento metropolitano di questi nuovi sistemi insediativi sta caratterizzando, a prescindere dalle dimensioni, anche molte delle nostre città medie, al punto che oggi sembra opportuno riconoscere l’esistenza di vere e proprie “metropoli regionali”.

La nuova configurazione delle metropoli regionali richiede la messa a punto di un innovativo concetto di centralità multipolare, che riconosca l’avvenuta diffusione della condizione urbana. Il tradizionale approccio allo studio delle centralità è fondato sul concetto di sovrapposizione incrementale delle dotazioni urbane e sulla relativa organizzazione gerarchica del ruolo attrattivo dei centri. L’attuale differente funzionamento delle metropoli regionali mostra, invece, nuovi sistemi di centralità a geometria variabile, organizzati per ritmi d’uso e temi d’interesse. Il tema progettuale che maggiormente interessa la pianificazione strategica delle conurbazioni è quello del diverso ruolo da attribuire ai tessuti urbani più compatti per favorire la creazione di nuove centralità. La rivitalizzazione delle aree urbane centrali (in particolare di quelle di antico impianto) non può essere affidata ad anacronistici e velleitari programmi di contrasto della tendenza alla delocalizzazione delle funzioni. Si tratta, invece, di proporre l’adattamento degli spazi urbani alle nuove esigenze che scaturiscono dalla diversa organizzazione delle attività produttive, terziarie e direzionali. Per quanto concerne il progetto urbanistico, tutto questo implica l’azione su due piani: il primo è quello della ricerca di una condizione di accessibilità e di permeabilità dei luoghi della città compatta (attraverso la progettazione integrata di idonei sistemi di parcheggio e mobilità), il secondo è quello della adattabilità degli spazi (attraverso il ridisegno della struttura urbanistica).

In conclusione, il libro prende atto della varietà e della diversità delle molte ricerche che si sono confrontate sull’argomento, scegliendo di concentrare l’attenzione sulle città che, tra quelle definite medie, hanno caratteristiche morfologiche e funzionali più vicine alle conurbazioni di tipo metropolitano, considerandole come vere e proprie metropoli regionali e trattandole come sistemi insediativi complessi, vitali e aperti all’innovazione, capaci di svolgere un ruolo di cerniera e di mediazione tra le aree forti e quelle deboli del Paese.