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Consumo di suolo, si impenna l’incremento. Parla Michele Munafò

01/11/2023

Il decimo rapporto Ispra/Snpa sul consumo di suolo nel nostro Paese fotografa una situazione caratterizzata da “da una forte accelerazione dopo anni di stasi. L’anno preso in esame, il 2022, fa registrare il dieci per cento di incremento. Per quanto riguarda la ripartizione territoriale, rimane grosso modo quella già osservata in passato: i maggiori aumenti si registrano in Lombardia e Veneto, si osserva una forte accelerazione in Puglia. Al quarto posto c’è l’Emilia-Romagna”. La sintesi è di Michele Munafò, che della ricerca è il responsabile.

Spiega ancora: “Le zone di pianura e le città metropolitane rimangono quelle più esposte. A Roma, per esempio, c’è stato in un anno un consumo di territorio pari a più di 120 ettari. Ci sono criticità nelle aree costiere, in particolare nella fascia adriatica. Se dovessi, alla luce dell’esame dei risultati di dieci anni di ricerche, citare il cambiamento maggiormente significativo, parlerei senz’altro del fenomeno della logistica e alle grandi infrastrutture. Nell’ultimo anno di osservazione c’è stato per questo settore un picco, specialmente nel Nord Italia. Ma anche l’edilizia è tornata a crescere”.

Non si riesce evidentemente a spezzare, dice Munafò, “la correlazione tra consumo di suolo e sviluppo dell’economia, quando invece bisognerebbe agire in un’ottica di maggiore circolarità, riutilizzo dell’esistente, rigenerazione delle aree urbane. Sono tutte questioni da mettere all’ordine del giorno: se non cambia l’orientamento del sistema economico l’arresto del consumo di suolo non è un obiettivo raggiungibile”.

C’è da chiedersi se la Nature Restoration Law, approvata nel luglio scorso dal Parlamento europeo, possa contribuire in modo efficace. Si tratta di una proposta di Regolamento, e quando entrerà in vigore disporrà, intervenendo in diversi settori, di mettere in atto entro il 2030 azioni di restauro e ripristino ambientale che coprano il 20 per cento del territorio marino e terrestre dell’Ue. Il secondo step, con scadenza 2050, è arrivare a riqualificare tutti gli ecosistemi degradati.

Il responsabile del Rapporto Ispra/Snpa non ha dubbi: “Sarebbe necessaria. Pensiamo alla questione di evitare la perdita di aree verdi e di incrementarle nel futuro quando invece nelle città assistiamo a una importante perdita di aree aperte, la cui presenza è fondamentale per adattarsi ai cambiamenti climatici, regolare il ciclo idrologico, prevenire le situazioni di rischio idrogeologico. Cito una comparazione di dati che dà la misura: a livello nazionale c’è una media di 2,35 metri quadri su ettaro di trasformazione all’anno, nelle aree urbane si arriva a otto metri quadri. La pressione insediativa di trasformazione è molto più forte nelle città”.

Per Munafò ha rilevanza anche, rimanendo a livello europeo, la nuova proposta di direttiva sul suolo visto che “fa chiarezza sulle definizioni e sui termini. Molte delle norme regionali hanno infatti definito il consumo di suolo in maniera disomogenea rispetto ai sistemi di monitoraggio europei. Allo stesso tempo il provvedimento delude quando manca di introdurre vincoli e obblighi per raggiungere l’obiettivo sull’azzeramento”.

L’orizzonte sul livello nazionale è, o dovrebbe essere, una legge sul contenimento del consumo di suolo: “E’ attesa da anni, è un impegno contenuto nel Piano nazionale di ripresa e resilienza. Sarebbe importante per completare il quadro disegnato se verrà approvata la direttiva sul suolo, altrimenti come detto le norme regionali rimarranno disomogenee. Gli sforzi devono essere fatti in modo rapido e incisivo, perché il 2030 è vicino. E’ questo il limite che il nostro Paese si è dato nel piano per la transizione ecologica per riuscire a fermare il consumo di suolo”.

La pagina con tutti gli articoli del ciclo dell'Istituto Nazionale di Urbanistica sulla Nature Restoration Law

 

 

Andrea Scarchilli – Ufficio stampa Istituto Nazionale di Urbanistica