INUCOMUNICA

Comunità energetiche, si parte

06/02/2024

Il 24 gennaio scorso è entrato in vigore il decreto del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica che ha di fatto dato l’avvio nel nostro Paese al percorso di diffusione delle Comunità energetiche rinnovabili. Si legge nel comunicato stampa: “Il testo individua due strade per promuovere lo sviluppo nel Paese delle CER: un contributo a fondo perduto fino al 40 per cento dei costi ammissibili, finanziato dal PNRR e rivolto alle comunità i cui impianti sono realizzati nei comuni sotto i cinquemila abitanti che supporterà lo sviluppo di due gigawatt complessivi, e una tariffa incentivante sull’energia rinnovabile prodotta e condivisa per tutto il territorio nazionale. I due benefici sono tra loro cumulabili. Attraverso il provvedimento sarà dunque favorito lo sviluppo di cinque gigawatt complessivi di impianti di produzione di energia rinnovabile”. La mole complessiva di finanziamenti è cospicua, pari a 5,7 miliardi di euro.

Giuseppe Milano, socio aderente dell’Istituto Nazionale di Urbanistica, ha in un libro approfondito la portata potenzialmente rivoluzionaria delle CER. Nel testo, appena uscito, dal titolo “Comunità energetiche. Esperimenti di generatività sociale e ambientale” (Pacini Editore), sono tra le altre cose descritte diverse buone pratiche, con focus su povertà energetica e agrivoltaico.

Le CER si sviluppano attorno a quella che tecnicamente si definisce una “cabina primaria”, che è sostanzialmente il polo di trasmissione e di distribuzione dell'energia da fonti rinnovabili. A questa si associa una quantità variabile di persone - ma anche imprese, parrocchie o realtà del terzo settore - che danno vita a un soggetto giuridicamente riconosciuto. Nasce la figura del prosumer, ossia di colui che può essere sia produttore sia consumatore o entrambe. Nel principio della cooperazione, l’energia prodotta è consumata dai soci, ma l'eventuale parte eccedente può essere restituita alla rete nazionale, con il Gestore dei Servizi Energetici che riconosce degli incentivi economici variabili.

Anche Comuni e in generale enti locali possono assumere un ruolo importante, spiega Milano, “sia in termini di facilitazione per i cittadini e le imprese che intendono dar vita a una Comunità energetica, che direttamente, facendosi essi stessi promotori di CER, utilizzando strutture ed edifici pubblici per realizzare hub di produzione di energia. Si tratta di opportunità nuove, in grado tra l’altro di favorire la diffusione di politiche più strutturali di pianificazione energetica, a diversi livelli”. Tra gli esempi citati nel libro del socio dell'INU il Comune di Roma, che a partire dal censimento del proprio patrimonio edilizio esistente si propone di costruire almeno una comunità energetica in ogni Municipio partendo dalle scuole presenti in ciascuno di questi territori per favorire l'integrazione sociale, ambientale ed economica.

Milano invita a non sottovalutare le potenzialità e gli effetti per quanto concerne il livello della rigenerazione urbana, “a partire dagli utili e dagli incentivi che possono essere riutilizzati per scopi diversi, comprese azioni a carattere sociale e territoriale”. 

 

 

Andrea Scarchilli – Ufficio stampa Istituto Nazionale di Urbanistica