INUCOMUNICA

Città e porti, l’ora di un salto di qualità. La consultazione della Community INU

02/07/2020

Forse è ancora poca la consapevolezza nel nostro Paese delle grandi opportunità che possono offrire i porti: la posizione baricentrica dell’Italia nel Mediterraneo, unita a una crescente importanza dei traffici e della logistica, possono costituire un vantaggio strategico importante. A cascata, di una prosperità del sistema portuale potrebbero beneficiare le città di riferimento. Ma il rapporto tra porti e città è ancora labile, e nemmeno la disciplina urbanistica sembra ancora essere arrivata a comprendere appieno la necessità di un salto di qualità.

E’ questo il contesto in cui opera la Community dell’Istituto Nazionale di Urbanistica “Porti città territori”, coordinata da Rosario Pavia, già docente di Urbanistica all’Università D’Annunzio di Chieti – Pescara. Pavia spiega che “i porti rivestono un ruolo economico e funzionale determinante per l’economia italiana. Molte merci viaggiano attraverso il vettore marittimo: il nostro export e i nostri distretti produttivi sono è molto legati al trasporto via mare. Si tratta di un aspetto generalmente sottovalutato. L’Italia si trova infatti in una posizione interessante, ma i porti italiani non sono utilizzati al massimo delle loro potenzialità”. Questa generale sottovalutazione il coordinatore della Community la legge anche nelle caratteristiche dei porti nostrani, vere e proprie peculiarità: “Essi sono inseriti nei sistemi urbani e danno vita a relazioni importanti con il sistema urbano. Il fatto è che spesso si tratta di conflitti e di incomprensioni, tanto che questa notevole vicinanza quasi mai si è trasformata in valore. Nel resto d’Europa è accaduto qualcosa di diverso: con l’aumento della loro attività i porti sono stati decentrati, e i vecchi porti sono entrati a far parte del contesto urbano. Da noi questo non è accaduto, se non parzialmente a Genova e a Trieste”.

I porti italiani si sono ampliati ed espansi con opere a mare, non lungo la costa, in un processo divenuto sempre più difficile da attuarsi a causa dei vincoli. La separazione tra porti e città è stata in qualche modo amplificata sia dalle normative, che dalla disciplina: “L’urbanistica non si è mai occupata in modo organico della portualità, probabilmente ostacolata dalla segmentazione e separazione tra piani urbani e piani dei porti. Manca uno sviluppo organico, è un problema da risolvere: su questa questione in particolare l’attenzione della Community è alta”.

Da questa situazione di sfondo si è sviluppata l’iniziativa che la Community coordinata da Pavia ha intrapreso nelle scorse settimane, nel pieno del lockdown: la promozione di un dibattito che si è sviluppato sul sito web dell’Istituto Nazionale di Urbanistica, rilanciato dalla newsletter settimanale e dalla rivista Urbanistica Informazioni. “In tempi normali – spiega il coordinatore della Community – avremmo fatto una consultazione promuovendo incontri tra operatori ed enti locali, coinvolgendo il Ministero delle Infrastrutture, avremmo tentato di proporre delle modifiche di carattere legislativo. Vista la particolarità della fase, abbiamo scelto una strada alternativa”. La consultazione online si è rivelata particolarmente utile e stimolante: “Ci sono stati molti contributi soprattutto da parte delle Autorità portuali, mentre abbiamo registrato la difficoltà degli urbanisti a entrare nel merito”, a evidente conferma della “separatezza” a cui si è fatto cenno.

La consultazione ha messo in luce tra le altre cose l’opportunità di realizzare finalmente il necessario salto di qualità, ovvero un maggiore dialogo tra porti e città per uno sviluppo organico. Pavia spiega: “Recentemente per le autorità portuali è stato introdotto l’obbligo di approvare il Documento di pianificazione strategica di sistema: si tratta di uno strumento che può rivelarsi quello giusto perché può arrivare a ‘costringere’ a intraprendere una pianificazione di area vasta. Il Documento in particolare rappresenta un’occasione importante per aprire un dibattito tra urbanisti, amministratori locali e chi detiene le responsabilità amministrative dei porti. L’obiettivo deve essere la promozione di una pianificazione comune, di area vasta, visto che i sistemi portuali sono sempre regionali o sovraregionali. L’opportunità è notevole per i porti ma anche per il governo del territorio: gli snodi portuali rappresentano infatti dei punti strategici, e rendere accessibile un porto significa riorganizzare in modo efficiente le reti infrastrutturali, anche in senso sostenibile”.

 

Andrea Scarchilli - Ufficio stampa Istituto Nazionale di Urbanistica