INUCOMUNICA

Campania, Emilia-Romagna, Marche e Sicilia: leggi urbanistiche a confronto

07/06/2024

Il convegno “Governo del territorio, esperienze regionali in materia di legislazione concorrente”, organizzato il 4 giugno scorso a Napoli dalla Regione Campania e dall’Istituto Nazionale di Urbanistica, è stato l’occasione per mettere a confronto le leggi più recenti, nell’ambito della discussione e del dibattito sulla necessaria riforma degli strumenti della pianificazione. Un contesto in cui si inserisce la proposta di legge nazionale di principi formulata proprio dall’INU. L’esigenza è quella di rinnovare a più livelli gli apparati normativi per adeguarli alle nuove sfide, tra cui il contenimento del consumo di suolo, la necessaria spinta alla rigenerazione urbana, la transizione ecologica.

La Regione Campania ha riformato nelle settimane scorse la propria legislazione urbanistica. Francesco Domenico Moccia, segretario generale dell’INU, ha illustrato al convegno del 4 giugno alcune delle caratteristiche salienti dell’intervento: “La legge 22 aprile 2024 n. 5 si presenta come un insieme di emendamenti alla LR 16/2004 ma rappresenta un’innovazione abbastanza radicale del governo del territorio, in primo luogo per gli obiettivi mirati all’equilibrio tra proibizione del consumo di suolo e rigenerazione urbana. L’occupazione di suolo agricolo è consentita solo per opere pubbliche o di pubblica utilità, soggetta a piani operativi ed a seguito della copianificazione con la Regione la quale istituisce l’Osservatorio per il suolo anche al fine di combattere l’inquinamento, l’erosione ed ogni forma di degrado. In aggiunta si punta alla transizione ecologica attraverso le energie da rinnovabili, il risparmio energetico, la lotta ai cambiamenti climatici, le infrastrutture verdi e blu. La partecipazione è prevista come un processo che accompagna la formazione dei piani e deve incidere sul provvedimento. Anche tra gli enti si postula un regime di collaborazione nella chiara attribuzione delle specifiche competenze e l’analisi di coerenza tra i livelli di pianificazione. La Regione introduce Piani di Valorizzazione territoriale per indirizzare la politica di coesione e responsabilità strategiche di sviluppo sono date alla Città Metropolitana a cui si chiede un decentramento dei servizi con le zone omogenee. Per i comuni, incoraggiati ad associarsi, è previsto un piano strutturale conformativo con Regolamento Urbanistico Edilizio mentre il piano operativo è facoltativo e sono aboliti gli atti di programmazione degli interventi. La rigenerazione è incentivata da premi volumetrici per il concorso dei privati a cui si ricorre anche per la realizzazione degli standard in convenzione”.

Marcello Capucci, dirigente dell’Area Territorio, Città, Paesaggio della Regione, ha illustrato la nuova normativa dell’Emilia-Romagna: “La terza stagione normativa avviata con la Legge Regionale 24/2017, approvata a fine 2017, ci consegna diverse sperimentazioni concrete da parte degli enti locali, intenti al rinnovo ed alla riscrittura dei propri strumenti urbanistici; sperimentazioni che da un lato colgono diversi aspetti ed elementi di innovazione che la legge disegna, con riguardo in particolare alla forma e ai contenuti dei piani. Dall’altro evidenzia l’urgenza di un nuovo approccio, in primo luogo culturale, al governo del territorio, per il quale divengono fondamentali momenti di partecipazione concreta ed attiva alla fase di formazione del piano. Non secondariamente emerge la necessità di una rinnovata cultura tecnica che sappia interpretare le dinamiche dei territori, se davvero vogliamo praticare la rigenerazione urbana e sociale, il contrasto ai cambiamenti climatici, la transizione energetica, e un doveroso risparmio di suolo”.

Carlo Alberto Barbieri, consulente scientifico della Regione Marche per la stesura e la formazione della nuova legge urbanistica, entrata in vigore il primo gennaio scorso abrogando la precedente del 1994, ha elencato i pilastri innovativi su cui si basa la LR 19/2023 : “La pianificazione regionale fondata sul piano territoriale, sul piano paesaggistico e sul contrasto al consumo di suolo; le conferenze interistituzionali di copianificazione nell’ambito delle  quali i diversi livelli istituzionali del governo del territorio, dalla Regione ai Comuni, assieme  formano i piani che si approvano secondo il principio di sussidarietà; la nuova forma del piano urbanistico suddiviso al proprio interno nelle componenti strutturale e regolativa; la funzione operativo-progettuale, rapportata al Piano secondo il principio di coerenza e il ruolo degli accordi operativi e dei piani urbanistici esecutivi pubblici e privati; la dotazione di città pubblica e gli standard urbanistici locali e territoriali". Nella legge marchigiana, poi, spiega Barbieri, ci sono altri elementi cardine: “La rigenerazione intesa sia dal punto di vista territoriale che urbano, in quest’ultimo caso suddivisa nelle tipologie della riqualificazione dell’edificato e della più complessa rigenerazione urbanistica; la presenza di incentivi per gli interventi di rigenerazione; la perequazione urbanistica e territoriale; l’implementazione dei quadri conoscitivi e l’interscambio dei dati; la presenza di un regime transitorio”.

Giuseppe Trombino, presidente di INU Sicilia, ha tracciato un bilancio a quattro anni dall’approvazione delle nuove misure regionali, esaminando anche le difficoltà di attuazione, ai diversi livelli della pianificazione, dai Comuni alla Regione. Sottolinea che “a ben guardare, in definitiva, la parte della nuova legge che oggi ha più contribuito a segnare un cambiamento di rotta dell’attività edilizia e urbanistica nella Regione è quella nella quale vengono definiti i principi che devono definire la azione di governo sia a scala regionale che locale. Sono principi, variamente ed approfonditamente declinati, che chiudono una pagina di storia urbanistica nella Regione che ha visto il prevalere di interessi privatistici legati alla speculazione fondiaria, l'affermarsi su vasta scala di fenomeni di abusivismo edilizio, di espansione incontrollata inseguendo un fabbisogno edilizio di seconde, terze e quarte case che hanno fatto venir meno risorse territoriali fondamentali per l'economia e lo sviluppo civile e culturale del popolo siciliano. Le nuove norme limitano in maniera drastica il consumo di nuovo suolo e individuano, nella rigenerazione urbana, dei centri storici e delle tante aree dismesse, lo strumento cardine della pianificazione urbanistica dei prossimi anni”.

 

 Andrea Scarchilli – Ufficio stampa Istituto Nazionale di Urbanistica