INUCOMUNICA

Aree protette, comincia una nuova stagione? Parla il direttore del Parco del Cilento

12/05/2022

Il Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni è il più esteso d’Italia e vanta il primato del numero di comuni (80) che ne fanno parte. Dal 2009 gestisce anche due aree marine protette. E’ collocato interamente nella provincia di Salerno.

Romano Gregorio ne è il direttore dal 2017, anche se la sua esperienza di lavoro vi è iniziata già nel 1997. La sua visione parte dalla consapevolezza della centralità del ruolo delle aree protette che, spiega, “hanno una funzione determinante di resilienza visto che dal punto di vista ambientale sono le più performanti del territorio italiano. Sono quei luoghi in cui si cercano di attuare comportamenti virtuosi per mettere in pratica sul campo la sostenibilità. Di fatto si compie un servizio di cui beneficia la popolazione nella sua interezza, visto che si preserva l’ambiente, che è un bene di tutti”. 

Negli ultimi anni sono tuttavia molte cresciute esigenze e richieste anche in chiave di sviluppo, e per questo Gregorio approva la filosofia alla base della legge in vigore, ideata dall’allora ministro dell’Ambiente Sergio Costa, delle zone economiche ambientali: “Chi abita in territori protetti è giusto che rispetti dei vincoli, ma è altrettanto giusto che questi vengano compensati, perché la loro esistenza dà benefici e servizi a tutti. Per questo è importante che il Ministero abbia creato un fondo da ripartire alle aziende che operano nei Parchi nazionali e nelle aree marine protette”.

E’ un’ultima importante evoluzione della disciplina e della concezione della funzione delle aree protette, che ha avuto un importante snodo con la legge 394 del 1991 che, dice il direttore del Parco del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, “affrontò la sfida di creare dei Parchi antropizzati. Il nostro, per fare un esempio, conta circa 250mila abitanti. Si diede il via alla sperimentazione del connubio tra uomo e ambiente, che nei fatti esiste da sempre nelle aree montane. Questo ha determinato un cambio di prospettiva. Nacque, se così si può dire, il Parco dinamico. La spinta si è rivelata positiva, specialmente in una prima fase. Oggi abbiamo nuove opportunità: dico ad esempio che la limitazione delle competenze delle Province dà ai Parchi l’occasione di supplire a questa carenza svolgendo funzioni di coordinamento, come noi siamo riusciti a fare con i Comuni su progetti regionali finanziati con i fondi europei”. 

Riguardano ad esempio la sentieristica e la creazione di microfiliere dell’artigianato e dell’ospitalità. Nel 2019 il Parco del Cilento ha avviato il progetto “Parchi per il clima” che lavora su diversi ambiti come la realizzazione di ciclovie, bikesharing e azioni di efficientamento energetico delle scuole.

“Di certo - conclude il ragionamento Gregorio - la legge 394 necessiterebbe di una revisione. Si era tentato di farla nella precedente legislatura ma è mancato l’ultimo passaggio, in Senato. Alcuni suggerimenti sono stati comunque recepiti nel 2020 ma rimane l’esigenza di snellire l’operatività degli Enti Parco e di velocizzare alcune procedure. La nostra idea è quella dell’accentramento delle autorizzazioni in capo all’Ente Parco specialmente per quanto riguarda le attività economiche. Noi abbiamo scelto di velocizzare l’approvazione del Piano del Parco perché avere uno strumento di riferimento aiuta”.

Sul dibattito attorno alle richieste di velocizzazione del ritmo di installazione di impianti di produzione di energia rinnovabile sul territorio, Gregorio non ha dubbi: “Spingerei. Mi faccia dire che da parte nostra siamo stati dei pionieri. Già nel 2009 presentammo un progetto di autonomia energetica del Parco del Cilento, prevedendo ad esempio l’installazione di micro – centrali idroelettrici e incentivando il fotovoltaico cercando di non interferire con l’ambiente. La direzione non può che essere questa”.

 

Andrea Scarchilli – Ufficio stampa Istituto Nazionale di Urbanistica