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Approvata la nuova legge urbanistica in Sicilia. Il commento del presidente della sezione regionale INU

13/08/2020

Non è certo eccessivo definire l’approvazione della nuova legge urbanistica siciliana un fatto epocale. La disciplina in vigore risale infatti al 1978, ma la legge siciliana del 1978, per quanto importante, non aveva in realtà introdotto, almeno in termini di principi, modifiche significative rispetto a quella nazionale del 1942. Giuseppe Trombino, presidente della sezione Sicilia dell’Istituto Nazionale di Urbanistica, definisce quella recentemente approvata “in termini di principi una legge che riscrive in maniera aggiornata ed innovativa il sistema della pianificazione, configurando un salto in avanti veramente considerevole rispetto alla normativa esistente”.

Il presidente di INU Sicilia saluta evidentemente con favore l’approvazione del provvedimento: “Lo chiediamo da più di vent’anni. Assieme al mio predecessore Paolo La Greca e ad altri membri della sezione abbiamo cercato sempre di svolgere una attività di sostegno alle iniziative che periodicamente hanno riguardato la riforma urbanistica, in ultimo dando il nostro convinto contributo al comitato, interno al Dipartimento regionale dell'Urbanistica, che ha costruito il progetto iniziale, oggi tradotto in legge. Siamo quindi adesso soddisfatti che l’Assemblea regionale sia riuscita a varare un provvedimento così tanto atteso e così necessario per la modernizzazione del sistema regionale. Volendo volgere in termini positivi una così lunga ed estenuante attesa, possiamo dire che lo svantaggio di essere rimasta per tanti anni una delle pochissime regioni italiane priva di un nuovo ed aggiornato quadro normativo in materia urbanistica, è in parte oggi compensato dall'aver potuto far tesoro della esperienza maturata nelle altre regioni, mutuando alcune formule normative sulla base di buone pratiche portate avanti in altre Regioni, ma anche degli insuccessi sperimentati”.

Tra i risultati più significativi di questo sforzo ideativo, secondo Trombino, va segnalata “la unificazione degli strumenti di pianificazione territoriale regionale in un unico piano, che avrà il compito di mettere a sistema le pianificazioni settoriali, sin qui separate, e che avrà anche valenza paesaggistica, superando in tal modo una visione dicotomica del territorio regionale, che ha prodotto nel recente passato inutili quanto pesanti conflitti ed incomprensioni tra i diversi soggetti della pianificazione. Se è vero che paesaggio ed ambiente sono semplicemente due declinazioni dell'unica realtà territoriale, unico deve essere l'approccio progettuale. Una seconda sottolineatura deve riguardare il modello concettuale ed operativo adottato per il piano comunale. Messo da parte il modello, adottato in alcune regioni, del doppio livello, viene proposto un piano unico in due fasi, a ciascuna delle quali sono però associabili effetti conformativi dell'uso del suolo. Dal punto di vista operativo la innovazione più importante dalla quale ci si attende una straordinaria semplificazione procedurale ed una grande accelerazione dei tempi di formazione dei piani, è costituita dalla conferenza di pianificazione che introduce e sottende il principio che ogni soggetto della pianificazione, sia territoriale che urbanistica, assume la responsabilità della approvazione dei propri  piani, avvalendosi del contributo di tutti gli altri soggetti della pianificazione regionale, passando in tal modo dal controllo alla copianificazione. Non può infine non rimarcarsi l'effetto positivo che avrà, sui tempi della pianificazione comunale, soprattutto attuativa, la attribuzione ai comuni del ruolo di soggetto competente nei procedimenti di VAS, che sgraverà l'Autorità regionale di compiti che sin qui ne hanno fortemente rallentato l'attività, sino a renderla del tutto inefficiente. Per quanto attiene i principi, i più innovativi sono certamente quelli che riguardano l'uso del suolo, che da supporto disponibile per tutte le attività edilizie, diventa risorsa primaria da non consumare ed utilizzare con la massima oculatezza.  Uno strumento fondamentale per questo è rappresentato dalla rigenerazione urbana, che esce finalmente in Sicilia dalla sperimentazione accademica e dal dibattito disciplinare per diventare norma per il governo del territorio”.

Secondo il presidente di INU Sicilia è questo il terreno in cui individuare il salto che viene determinato dalla riforma urbanistica. Certo, sottolinea, bisognerà attendere “la reazione non tanto delle amministrazioni comunali, che nella maggior parte dei casi hanno già maturato il convincimento che occorra limitare il consumo del suolo, quanto piuttosto degli operatori economici, ai quali la legge chiede di tradurre in prassi operative i nuovi principi ed i nuovi, certamente più complessi, modelli di gestione del territorio”.

Adesso il problema è avviare i tanti procedimenti previsti dalla nuova legge. Sotto questo profilo il presidente di INU Sicilia non nasconde le sue preoccupazioni: “Il nuovo testo, per quasi tutti i procedimenti ed anche per molte questioni tecniche, opera un rimando a Decreti attuativi, che dovranno essere predisposti ed approvati nei prossimi mesi. Al momento della entrata in vigore della legge però, per espressa disposizione normativa, cessa di avere efficacia, come è giusto che sia, la attuale legislazione urbanistica. In questa situazione sarebbe stato necessario disegnare con accuratezza e normare le fasi transitorie, che si prospettano considerevolmente lunghe. Al contrario nel testo licenziato il tema è trattato in maniera molto sintetica e tranciante, facendo salvi solamente i procedimenti urbanistici giunti alla fase della adozione, e per altro utilizzando un termine ‘piani depositati’ che non trova univoco riscontro interpretativo. Il rischio è che molti comuni si vedano cancellare anni di attività spesi per la formazione di nuovi piani. In questo momento in Sicilia sono circa 220 i comuni che hanno avviato l'iter per la revisione dei loro PRG, di questi non più di una trentina hanno già definito la fase di adozione del piano. Buona parte degli altri comuni, che non hanno il piano almeno depositato (ma dove?), dovranno non solo ricominciare daccapo, cosa che in alcuni casi, può non rappresentare un grosso problema, ma il problema è che dovranno, per farlo, aspettare molti mesi”. Occorre dunque, a suo parere, avviare un accurato monitoraggio dei procedimenti in corso per valutare le criticità più macroscopiche e le eventuali modalità di superamento. Come pure, aggiunge, “occorrerà sostenere il Dipartimento Regionale dell'Urbanistica nel complesso ed impegnativo lavoro che dovrà immediatamente avviare per disegnare le linee guida per l'applicazione della nuova legge. INU Sicilia si dichiara sin d'ora disponibile, se richiesti, ad offrire il proprio sostegno e la propria competenza. In ogni caso si ripromette nei prossimi mesi di avviare, attraverso la organizzazione di una giornata di studi, una riflessione sulle modalità per entrare consapevolmente ed efficacemente nella nuova era dell'urbanistica siciliana”.


A cura di Andrea Scarchilli – Ufficio stampa Istituto Nazionale di Urbanistica