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Natura e servizi ecosistemici. Nuove priorità per il progetto urbanistico

28/09/2023

La Nature Restoration Law, approvata il 12 luglio scorso dal Parlamento europeo e in attesa di concludere il suo iter con l’approvazione del Regolamento, sembra destinata a produrre ricadute importanti anche sul sistema di pianificazione urbana e territoriale dei Paesi membri. Tra le misure fondamentali, vincolanti per i Paesi europei, la legge dispone che vengano messe in atto entro il 2030 azioni di 'ripristino' che coprano il 20 per cento del territorio marino e terrestre dell’Ue. Il secondo step, con scadenza 2050, è arrivare a riqualificare tutti gli ecosistemi degradati. Tra le disposizioni ve ne sono alcune che hanno effetti diretti sulla pianificazione urbana: il provvedimento prevede infatti che entro il 2030 non si registrino più perdite nette di spazi verdi né di copertura arborea e al tempo stesso dispone, per il 2050, che  si produca, nelle aree urbane, un incremento della superficie delle aree verdi pari almeno al 5 per cento della superficie totale urbana, fissando una soglia minima del 10 per cento di copertura arborea in ogni città europea, indipendentemente dalla dimensione della stessa, con l’obbligo di un recupero netto di spazi verdi urbani integrati sia nelle zone edificate sia negli spazi infrastrutturali.

Per Andrea Arcidiacono, componente della Giunta esecutiva dell’Istituto Nazionale di Urbanistica, responsabile della Community “Consumo di suolo e servizi ecosistemici” e docente del Politecnico di Milano, si tratta in termini generali di una “proposta positiva che conferma le strategie della Commissione europea, nel dare centralità al verde, alla natura, alla tutela e all’aumento della biodiversità come obiettivi prioritari per la rigenerazione e il ripristino dei nostri territori. La legge rappresenta in tal senso un tassello fondamentale delle politiche del Green Deal e un passo importante nell’attuazione della Strategia europea sulla biodiversità, i cui indirizzi, finalizzati all’aumento delle aree verdi nelle zone urbane e periurbane e all’incremento di biodiversità nei territori agricoli, trovano in questo modo un'importante cornice legislativa”.

Arcidiacono sottolinea due aspetti contenuti nella proposta di regolamento che hanno ripercussioni importanti sulla pianificazione e sulla progettazione urbanistica: “Innnazitutto costituiscono un indirizzo importante per la pianificazione urbanistica le disposizioni che prevedono la limitazione assoluta a qualunque perdita di aree verdi dentro le città per poi fissare per il 2050 l’obiettivo di realizzare da un lato un incremento minimo delle aree verdi urbane pari al 5 per cento della superficie urbana, e dall’altro di garantire una superficie delle coperture arboree pari almeno al 10 per cento. Si tratta di indirizzi importanti a sostegno delle politiche per la rinaturazione e forestazione delle nostre città. Certo, andranno poi definite e condivise le modalità di monitoraggio dell’effettiva attuazione degli obiettivi fissati dalla Nature Restoration Law ma quello che è certo è che con essa il verde diventa un elemento centrale nella ridefinizione delle strategie del piano urbanistico. Un nuovo modello di riferimento per il progetto urbanistico direttamente supportato dalle disposizioni europee in cui un ruolo centrale è dato dalle azioni di ripristino e di incremento dei servizi ecosistemici, con un approccio sempre più orientato a una valutazione qualitativa e prestazionale delle funzionalità ecologiche dei suoli urbani. La tutela e la valorizzazione dei servizi ecosistemici, l’incremento della biodiversità urbana e il rafforzamento delle prestazioni ambientali ed ecologiche dei suoli si vanno ad affiancare alle più tradizionali finalità collettive della pianificazione urbanistica; strumenti come le infrastrutture blu e verdi e le Nature Based Solutions diventeranno fondamentali nel raggiungimento di questi risultati. E’ evidente dunque che, sulla base di questi indirizzi europei, le potenzialità nella riconfigurazione in senso ecologico del progetto urbanistico sono assai rilevanti”.

L’esponente dell’INU fa notare di contro una parziale debolezza della nuova legge europea, laddove “le misure destinate all’incremento della biodiversità del territorio agricolo appaiono indebolite rispetto alle precedenti strategie europee: ci sono infatti obiettivi condivisibili di carattere generale finalizzati all’incremento della biodiversità nelle aree agricole ma senza l’indicazione di misure operative specifiche né di monitoraggio. Va tenuto conto che l’attività agricola è tra le cause principali di degrado del suolo europeo e che in Europa ci sono più di 110 milioni di ettari suoli agricoli: dunque l’azione di ripristino del suolo agricolo dovrebbe essere una priorità”.

Provando a immaginare con più precisione gli effetti della Nature Restoration Law sul sistema di pianificazione e governo del territorio italiano, Arcidiacono auspica infine che “stimoli ulteriormente l'urgenza per l’approvazione di una legge di principi per il governo del territorio; una legge che garantisca da un lato coerenza al sistema frammentato di leggi urbanistiche del nostro Paese e dall’altro dia concretezza a misure per la transizione ecologica, a partire dalla valorizzazione dei servizi ecosistemici e dalla limitazione del consumo di suolo. Un tema quest’ultimo non direttamente affrontato dalla Nature Restoration Law europea, ma non dobbiamo dimenticare che questa nuova legge viene approvata poche settimane dopo la presentazione della direttiva sul suolo (Soil monitoring law) da parte della Commissione, che affronta direttamente gli obiettivi del miglioramento della salute del suolo e della limitazione del suo consumo, ribadendo l’importanza e la priorità della rigenerazione della città esistente”.

L’articolo con le dichiarazioni di Arcidiacono è il terzo del ciclo di approfondimento dell’INU sulla Nature Restoration Law. E' stato preceduto dalle interviste a Fabio Terribile e a Massimo Bastiani

 

 

Andrea Scarchilli – Ufficio stampa Istituto Nazionale di Urbanistica